Gentile direttore,
ho letto l’articolo odierno sull’alternanza scuola-lavoro. Credo che sia ideologico, giacché omette di considerare alcuni punti importanti che sono nella quotidiana esperienza di insegnanti, alunni e genitori e hanno probabilmente determinato la maggioranza bulgara di cui parla l’articolo.
Da genitore di alunna del liceo classico le segnalo le seguenti obiezioni all’alternanza obbligatoria (condivise praticamente da tutti i genitori ed insegnanti che conosco: e le assicuro che non sono pochi).
1. Si tratta di un progetto che ha messo in difficoltà docenti ed alunni, perché interrompe la continuità didattica, toglie tempo allo studio soprattutto dei ragazzi che fanno più fatica, che possono trovarsi ancor più in difficoltà anche per le ore perse di didattica frontale, e toglie spazio a progetti diversi di tipo culturale, più adatti a certi tipi di scuola.
2. Si tratta di un progetto che, soprattutto per gli studenti di scuole non professionali, non consente in realtà alcuna vera formazione (chiedete agli operatori economici che svolgono lavoro qualificato: vi risponderanno che nelle poche ore del progetto non riescono a insegnare nulla ai ragazzi) mentre fa molto comodo a chi ai ragazzi non ha nulla da insegnare (o non vuole perder tempo a farlo) e semplicemente li usa per avere lavoro gratuito (mia figlia quest’anno ha lavorato al Salone del mobile, perdendo ore di scuola. Per una settimana ha annotato su un foglio i nomi e i recapiti dei visitatori. Non c’è dubbio: un lavoro che mai avrebbe saputo svolgere senza questa importante occasione formativa. Soprattutto ha lavorato gratis, senza neanche l’offerta di un panino all’ora di pranzo. Tre persone a disposizione allo stand per accogliere i numerosi visitatori senza spendere un euro: per l’operatore si è trattato senza dubbio di un affare. Mia figlia ha solo perso tempo ed è arrivata stravolta alla settimana successiva. Ma doveva riempire il monte ore obbligatorio…).
3. Se lo scopo fosse quello di insegnare ai ragazzi cos’è il lavoro mi si deve spiegare perché non vale per il monte ore l’attività lavorativa vera, cioè retribuita, eventualmente svolta dal ragazzo in estate. Le assicuro che è così. Se fai un lavoro vero devi fare comunque le ore di alternanza. Dunque lo scopo vero della legge qual è? E qui veniamo al punto seguente.
4. Non sarà che, in un contesto di progressiva svalutazione salariale e di continuo smantellamento di conquiste di civiltà come quella che aveva portato ad abolire il cottimo, lo scopo vero sia quello di abituare i nostri giovani a lavorare sostanzialmente in cambio di nulla? Credo che come giornalisti dovreste porvi questa domanda perché è seria.
5. Se si vuole insegnare ai ragazzi a regalare il loro tempo ad altri, allora sarebbe meglio prevedere ore di volontariato presso mense, case di cura e di riposo, ecc., purché pubbliche o senza scopo di lucro. Questo sarebbe più onesto oltre che più utile ai ragazzi e alla società.
Più in generale mi sembra che negare, come fa l’articolo, che sia più opportuno lasciare la scelta alle scuole su base volontaria non abbia alcun fondamento, se non appunto ideologico. La riprova la si ha nelle motivazioni che fornisce l’autore dell’articolo, che pure accenna en passant alle criticità della Asl. Egli infatti non si perita di affrontarle entrando nel merito, perché ritiene che la nostra scuola secondaria abbia il grave difetto di essere lontana dal mondo del lavoro (non sarà per questo che i nostri studenti, anche quelli più scarsi, all’estero son sempre i migliori pur col gap della lingua?) e soprattutto perché considera ingiusto che i docenti che hanno lavorato con impegno all’alternanza vedano vanificato il proprio lavoro. Questo gli permette di liquidare da un lato come meramente “psicologica” la percezione dei problemi da parte degli operatori della scuola (come se i presidi e i docenti avessero bisogno di statistiche ufficiali per avere il polso della situazione!); e dall’altro lato come dettate da mete ragioni di consenso elettorale una eventuale risposta positiva da parte del Parlamento.
Mi spiace, ma non è con argomenti del genere (in realtà non-argomenti) che mi si può convincere che l’obbligatorietà vada mantenuta. Rimango fermamente convinta del contrario e con me moltissime altre persone. Auspico che il Parlamento abroghi presto le norme sulla cosiddetta Buona Scuola che impongono la Asl, a beneficio degli studenti e dei docenti e, più in generale, della libertà.