Caro direttore,
sono un deputato di opposizione, ma non per questo si deve essere concettualmente e pretestuosamente contro chi è maggioranza o contro l’azione di governo. In particolar modo questo concetto vale per quanto la maggioranza vorrà fare per la scuola che, lo ricordo sempre e prima di tutto a me stesso, è fatta per i ragazzi.



Un’affermazione che può apparire ovvia, scontata, naturale, ma se si pensa ai vari dibattiti che riguardano l’educazione e la scuola, sembra tutto meno che ovvia, scontata e naturale.

L’apertura di credito verso chi governa resterà, perché credo fortemente nella possibilità di collaborare per il bene della scuola e dei ragazzi, ma non posso non notare che dopo tre mesi di governo l’unica idea emersa sulla scuola è quella di demolire i progetti che chi li aveva preceduti aveva messo in moto. Un disegno “luddista”, che dimostra come per questo governo la scuola, almeno finora, non sembra essere fatta per i ragazzi. Un luogo, quindi, dove pare non esserci più attenzione a concetti quali “merito” e “qualità”, primi elementi a essere stati molto ridimensionati. Forse stanno compiacendo qualche sindacalista, di certo stanno minando il futuro dei nostri ragazzi.



Eliminare infatti la chiamata diretta, ossia la possibilità per le scuole di scegliere il miglior curriculum, che effetto ha se non quello di impedire che la qualità scolastica possa migliorare? E non ha la stessa filosofia il decidere di dare i soldi del merito (200 milioni l’anno) a tutti, eliminando di fatto il “merito”? Come se un insegnante che si impegna, studia e approfondisce sia esattamente uguale a quello che va a scuola solo per obbligo di firma, o delegittimare di fatto la posizione del dirigente scolastico.

Lungo questa linea distruttrice sono arrivati anche l’avvio della demolizione dell’alternanza scuola-lavoro e della valutazione della qualità delle scuole attraverso i test Invalsi. Infatti due emendamenti hanno posticipato di un anno (da giugno 2019 a giugno 2020) la possibilità di inserire come parte integrante dell’esame di Stato sia le prove Invalsi che l’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro. La stessa logica emendativa dimostra che non c’è un’idea, un progetto, una visione, ma emerge almeno fino ad ora solo la volontà, per rispondere a chi vede nell’alternanza e nella valutazione dei “nemici”, di smontare tutto quello che altri hanno fatto. Tutto è migliorabile e figuriamoci se non lo sono l’alternanza o il test Invalsi, che potrebbe valutare non solo gli apprendimenti, ma anche le soft skills per esempio, ma altra cosa è posticipare per poi eliminare definitivamente e magari farlo senza una motivazione e, peggio ancora, un’alternativa migliorativa.



La valutazione è utile, è utile agli studenti, modifichiamo, ma non eliminiamola! Altrimenti avremo una scuola che non punta a migliorarsi per il bene dei giovani, semmai punterà alla mediocrità.

Stessa cosa si può dire dell’alternanza. In questi tre anni migliaia di ragazzi hanno fatto esperienze vere, interessanti, educative; alcuni hanno fatto esperienze molto meno incoraggianti. Molte luci e alcune ombre, ma è profondamente diseducativo spegnere la luce ovunque, è molto più sensato portare la luce dappertutto. Insomma, meglio migliorare che demolire.

Per affrontare i problemi che il Paese ha non basta la parola “cambiamento”, che come tutte le parole di per sé è vuota. Serve buonsenso, ragionevolezza, azioni concrete e un dibattito reale e non solo sui social. Le riforme sono faticose, perché richiedono studio, confronto, lavoro. E sulla scuola lo sono ancora di più, perché toccano tutte le famiglie italiane. Tanto c’è da fare, ma in questi anni sono stati fatti importanti passi in avanti. Tornare indietro per far piacere a qualche corporazione sarebbe un delitto che i nostri giovani non meritano di subire.