Caro direttore,
il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, inaugurando all’Isola d’Elba il nuovo anno scolastico ha posto all’attenzione di tutti alcune questioni decisive per poter affrontare positivamente il percorso educativo e culturale del nuovo anno.

La prima questione urgente è la dispersione scolastica. Sembrano passati inutilmente gli anni dalla Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani, se il Presidente ha dovuto dire: “Nonostante i risultati raggiunti in termini di scolarizzazione, a cominciare dall’accresciuta frequenza alla scuola d’infanzia, abbiamo un numero ancora troppo elevato di ragazzi che desistono dagli studi prima di completare il ciclo delle superiori o addirittura prima di completare quello dell’obbligo: dobbiamo ridurre il più possibile questa emorragia. La dispersione scolastica è un’amputazione civile; e anche una perdita economica per il Paese”. Circa cinquant’anni fa don Lorenzo Milani aveva scritto: “la scuola ha un solo problema: i ragazzi che perde. La vostra ‘scuola dell’obbligo’ ne perde per strada 462mila l’anno. A questo punto gli unici incompetenti di scuola siete voi (insegnanti) che li perdete e non tornate a cercarli”. 



Un campanello d’allarme che rimane oggi tale e che chiede un impegno quanto mai determinato. In questa prospettiva è importante che il mondo della scuola sappia intervenire in due direzioni e in modo quanto mai deciso, con proposte di soluzione in tempi brevi. La prima direzione è quella di realizzare un’alleanza educativa tra la scuola e le associazioni che in modo gratuito si occupano dei ragazzi e delle ragazze in difficoltà nel campo dell’apprendimento. La scuola deve capire che per affrontare la dispersione non bastano le sue energie; ha quanto mai bisogno del volontariato che in questi anni si è occupato delle situazioni di marginalità e molte le ha risolte. 



La seconda direzione è quella dell’insegnamento della lingua italiana agli stranieri. Molti ragazzi e ragazze stranieri falliscono perché si trovano a subire una legislazione ingiusta, che li butta in classe senza che conoscano la lingua, obbligandoli a vivere una situazione alienante. Bisogna quanto prima cambiare politica. Basta ragionarci un attimo per capire che è impossibile per uno studente affrontare un intero anno scolastico, in una scuola italiana, senza conoscere la lingua. E’ una cosa così semplice da capire che in Italia si fa l’opposto.

La seconda questione evidenziata da Mattarella è la povertà culturale che priva studenti e studentesse di opportunità di conoscenza. Molto si deve ancora fare per vincere la povertà delle conoscenze e per dare ad ogni studente e studentessa le opportunità che necessitano per un percorso che sviluppi le potenzialità di ognuno. Mattarella ha superato di slancio il dualismo che si è creato in questi anni tra sviluppo delle eccellenze e cultura ugualitaria, anche qui con una semplice osservazione: “È possibile tenere insieme l’ampliamento delle opportunità e lo sviluppo delle eccellenze: alle volte può non essere facile ma questa è la sfida. Abbiamo per fortuna tante realtà che raggiungono ottimi standard e sono l’avanguardia del sistema scolastico”. Quindi al lavoro per dare ad ognuno i livelli di conoscenza cui può ambire, tenendo conto che il punto di discrimine ha un nome decisivo per la scuola: ha il nome della libertà.



La terza questione è la rete con le sue drammatiche ombre, che in questi giorni hanno portato a fatti tragici come la vicenda di Igor Maj. Mattarella si è soffermato sulla questione della rete con un giudizio chiaro e teso ad aprire una strada nuova. “Le fragilità dei nostri giovani — ha detto il presidente della Repubblica — devono poter essere accompagnate e sostenute, poste al riparo da insidie gravi, talvolta mortali, veicolate sulla rete. Le famiglie non possono essere lasciate sole in questa opera. La scuola può fare molto per aiutarli. I giovani corrono avanti. Gli adulti, tuttavia, devono cercar di tenere il loro passo e di accompagnarli. Il web è spazio di libertà e, per definizione, non merita censure. Ma non deve, in alcun modo, trasformarsi in un mondo parallelo e incontrollato in cui succede impunemente di tutto. Una comunità che si rispetti deve saper proteggere i propri giovani da simili insidie”.

Un’indicazione chiara quella del capo dello Stato; ridare al web il giusto spazio della libertà, che non significa creare mondi paralleli, perché libertà è impegno con questo mondo, con questa realtà. La sottolineatura di Mattarella è di grande importanza: da una parte riconosce l’apertura che ha con sé la rete, gli spazi sempre più ampi che crea, dall’altra però lancia l’allarme sul pericolo che contiene, quello di un irreale mondo parallelo. In questo senso Mattarella ha voluto dare alla libertà il suo vero valore, che non è quello di vagare verso mondi immaginari, ma trovare il punto di incontro con la realtà, quella vera, quella che porta inscritte le possibilità di una realizzazione piena della persona. E’ libero chi realizza i desideri dell’umano, a questo anche la rete deve essere sempre funzionale.

La scuola può affrontare queste sfide se ritrova le sue vere radici e il presidente Mattarella le ha indicate nel suo essere luogo di incontro e di unità tra le persone. Ricordando uno degli episodi più tristi della storia italiana, quando nel 1938 insegnanti e studenti ebrei furono allontanati dalla scuola, Mattarella con forza ha detto: “La scuola deve unire e non dividere o segregare. La scuola deve moltiplicare le opportunità, non ridurle. La scuola deve generare amicizia, solidarietà, responsabilità e mai seminare odio, rancore, volontà di sopraffazione, discriminazioni di qualunque genere”.

Un compito educativo primario quello della scuola oggi: in una società e in un’Europa dove di fatto vi sono spinte di autonomia se non di divisione, il mondo della scuola oggi è in prima linea ad affermare che ciò che caratterizza l’umano è l’incontro e l’unità tra le persone. Questo si deve insegnare ogni giorno in classe, a guardare l’altro con simpatia, a considerare la sua diversità come ricchezza. Unire è un compito che viene prima di ogni insegnamento disciplinare, è il compito educativo per eccellenza, è ciò che qualifica il mondo della scuola in questa società liquida, e non è una metodologia didattica che lo fa né una particolare tecnica di comunicazione; semplicemente è usare il cuore, è conoscere con il cuore. Una mossa affettiva della ragione.