Il ministro Bussetti apre al ritorno del jazz nelle scuole dopo l’interrogazione parlamentare della grillina Laura Russo, a seguito di un articolo de La Repubblica che aveva sottolineato l’esclusione della disciplina dai licei musicali. E sono gli stessi istituti, secondo il titolare del Miur, a necessitare di una riforma strutturale che faccia da preludio alla reintroduzione del jazz. Quella che potrebbe sembrare una buona notizia, però, è stata accolta tiepidamente dallo stesso Coordinamento nazionale per il ripristino del jazz nei licei musicali, secondo cui “la battaglia che portiamo avanti da quasi due anni è tornata a un nulla di fatto”. Se Bussetti si è detto convinto che il jazz è un percorso specialistico mentre al liceo si insegnano gli strumenti nella loro generalità, poiché “lo studio della musica non può essere dedicato in modo esclusivo a un solo momento, a un solo stile e a una sola tecnica musicale”, secca è arrivata la replica del Coordinamento:”Di fatto l’insegnamento oggi è esclusivo appannaggio dei docenti di musica classica che, a loro volta, fanno studiare agli allievi solo classica”.



BUSSETTI APRE AL RITORNO DEL JAZZ A SCUOLA

La soluzione al problema di Bussetti si è tradotta nella proposta di inserire tutti i generi musicali nella disciplina-codice A-55, classici e jazz. Anche in questo caso il Coordinamento ha bocciato la proposta parlando di “minestrone” e motivando:”È come se Bussetti avesse proposto di accorpare tutti gli insegnanti di lingue nella stessa classe di concorso a prescindere che siano docenti di inglese o di francese… Un’unica classe di concorso denominata “Lingue”, ecco. Uno strumento come il basso elettrico a quale strumento classico lo possiamo associare?”. Secondo il Coordinamento per il ripristino del jazz nei licei musicali, “il ministro non conosce a sufficienza il campo dell’istruzione musicale, ritiene che l’unica differenza tra jazz e classica sia una questione di repertorio”. Da qui la richiesta a Bussetti affinché crei un gruppo di lavoro “che includa esperti in tutti gli ambiti musicali” – spiega La Repubblica – al fine di “avanzare proposte che tengano in considerazione le caratteristiche dei vari indirizzi” e che portino “alla creazione di percorsi differenziati”. Un obiettivo non da poco se si pensa che nei licei musicali italiani oggi solo la classica è tutelata.

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