La novità di svolgimento della seconda prova dell’esame di Stato riguarda, come ormai è noto, anche la prova nei licei scientifici (“tradizionale” e opzione “scienze applicate”): matematica e fisica.
La novità è stata in qualche modo introdotta dalla pubblicazione, già a dicembre di simulazioni di matematica, fisica e (appunto) matematica e fisica.
Nei percorsi dei due licei scientifici era previsto (dalla riforma Gelmini) che per la seconda prova potesse essere scelta o matematica o fisica (al liceo, opzione scienze applicate, la terza materia possibile è scienze, materia con il numero di ore predominante), ma in questi anni in tutte le maturità “riformate” la seconda prova è sempre stata matematica. Nei precedenti ordinamenti la seconda prova del liceo scientifico è sempre stata matematica mentre per il liceo scientifico-tecnologico (sperimentazione nata negli Itis che dà origine all’opzione scienze applicate) c’è sempre stata alternanza tra le prove di fisica e matematica.
Si può quindi affermare che già si annusasse nell’aria una prova d’esame che riguardasse la fisica.
Se la matematica e la fisica sono indubbiamente due tra le discipline più caratterizzanti un percorso scientifico, tanto più questo vale in ordine alla connessione tra le due discipline. D’altra parte l’iter della matematica, nel corso soprattutto del triennio, permette solo nella classe quinta di poter finalmente affrontare la fisica con il linguaggio e il formalismo proprio della matematica. Nondimeno è senz’altro positivo e utile che uno studente, al termine degli studi scientifici, possa occuparsi di fisica utilizzando gli strumenti matematici necessari.
La scelta di presentare una seconda prova mista indirizza in qualche modo l’approccio e lo svolgimento degli argomenti previsto nelle indicazioni per i programmi dell’ultimo anno. Chiede a noi docenti di rivedere quantomeno come e con quale taglio affrontiamo, per esempio, l’analisi matematica, disciplina che, ad ogni buon conto, ha tra i suoi padri Isaac Newton.
La simulazione di matematica e fisica di dicembre prevedeva due problemi: si trattava innanzitutto di due problemi di fisica. L’aspetto matematico entra in gioco in un secondo momento. Il primo problema è, diciamo così, di impronta classica. La seconda parte del primo problema è sostanzialmente matematica. Gli argomenti trattati sono tutti contemplati nel programma curricolare. La formulazione del secondo problema è caratterizzata da una connotazione più fisica e da un’impostazione meno standard. I quesiti, taluni dei quali risolubili con conoscenze puramente matematiche, sono da considerarsi alla portata degli studenti.
In ogni caso lo studente è chiamato a giustificare sia dal punto di vista fisico che matematico le scelte operate. Non è sufficiente cioè applicare qualche legge fisica o saper derivare una funzione per ottenere la velocità di un punto materiale; occorre anche esplicitare le relative considerazioni teoriche. Solo questo è in grado di completare in modo corretto lo svolgimento della prova.
Al di là delle polemiche inerenti al plagio dei problemi, la questione è se i problemi, dal punto di vista della fisica, sono affrontabili da studenti di quinta superiore. Va precisato che, di norma, gli aspetti matematici richiesti sono invece affrontati.
Le simulazioni previste per fine febbraio e inizio aprile (per tutte le seconde prove) rappresentano sicuramente un adeguato supporto ai docenti e agli studenti finalizzato a tarare la preparazione. Sarebbe tuttavia auspicabile che fossero anche un’indicazione per il ministero sulla fattibilità delle prove stesse.
Una osservazioni a margine: i programmi curricolari di matematica e fisica sono certamente più ampi degli argomenti che potranno essere oggetto di una ragionevole prova d’esame. C’è da augurarsi che non se ne abbandoni l’affronto (ad esempio la teoria della relatività, che difficilmente potrà essere oggetto della prova di matematica!).
Nei corsi in cui il docente di matematica e fisica è il medesimo, potrà risultare più semplice riorganizzare l’attività didattica. Negli altri corsi potrebbe essere utile prevedere ore di compresenza in cui almeno correggere le simulazioni o riprendere alcuni argomenti di ripasso, sia dal punto di vista fisico che matematico.
Accettare la sfida della novità, può permettere, io credo, interessanti scoperte anche sul nostro modo di insegnare le discipline scientifiche.