Era nell’aria anche se dopo la sentenza si è scatenata una notevole polemica immediata su social e canali di categoria: i diplomati magistrali restano fuori dalle graduatorie ad esaurimento (le divenute celebri “Gae”) per decisione dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato con due sentenze gemelle (la n. 4 e la n. 5 del 2019). In pratica viene ribadito quanto già stabilito nelle sentenze enunciate del 2017: «Il solo diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002 non costituisce titolo sufficiente per l’inserimento nelle Gae del personale docente ed educativo». Si è arrivati però a tale pronunciamento per una precedente ordinanza della Sesta Sezione proprio perché non convinta dell’orientamento preso dall’Adunanza del Consiglio di Stato due anni fa: in particolare, l’impossibilità di inserimento dei diplomati magistrali nelle Gae veniva posta come problematica necessaria di una «rimeditazione della questione, anche alla luce delle norme emanate successivamente con il decreto legge 87 del 2018». Le sentenze invece pronunciate oggi dal Consiglio di Stato spiegano «non ha affatto riconosciuto valore abilitante ex se al diploma magistrale, ma ha anzi ribadito la necessità di superare un concorso per accedere ai posti di insegnamento».



CONFERMATE SENTENZE DEL 2017

Per quanto riguarda invece le sentenze passate in giudicato prima dell’Adunanza del 2017 (dunque favorevoli all’inserimento dei diplomati magistrali nelle Gae) il Consiglio di Stato ha spiegato come i relativi effetti rimarranno circoscritti alle sole parti di quei giudizi. Dopo questa decisione ufficiale, tutti gli interessati “esclusi” dalle Gae potranno concentrarsi sul concorso straordinario (e poi anche quello ordinario) come di fatto unica via di accesso al ruolo; resta però probabile come si continuerà la diatriba dei diplomati prima in Cassazione e poi eventualmente al Consiglio d’Europa. Il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha commentato «tale decisione conferma la bontà e la lungimiranza delle decisioni prese dal Governo e dalla Maggioranza con il Decreto Legge Dignità a tutela di questi lavoratori». Non solo, secondo il titolare del Miur «il personale è stato messo nelle condizioni di partecipare a un concorso semplificato che consentirà agli interessati di accedere all’immissione in ruolo. I magistrati amministrativi hanno fatto ulteriormente chiarezza su una vicenda molto delicata e complessa, su cui il Governo, insieme ai gruppi parlamentari di Lega e Movimento 5 Stelle, si è mosso nei modi e nei tempi giusti per salvaguardare la continuità didattica e il destino di migliaia di docenti».

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