E’ sempre stata l’ammonizione della nonna che, fiutando l’innata timidezza che tengo celata, mi spronava all’azione: “Quando avverti paura nell’affrontare qualcosa, recita l’Ave Maria. Vedrai che quando arrivi, Maria sarà arrivata prima per prepararti la strada”. Stornarella (Foggia) è poco più che un paese: si stiracchia nelle campagne foggiane, in mezzo a piantagioni di asparagi, peschi, ortaggi. Il caporalato e la carità, la cricca e la comunità, le buche per terra e la carezza in volto: quello è angolo di mondo in cui regna l’ossimoro, convivono gli opposti. Gli opposti, come è noto, si assomigliano sempre un po’. A Stornarella c’è il Liceo Scientifico “Federico II”, vi studiano dei ragazzi, in quei ragazzi batte forte il cuore: è la vita. Giorni fa il vescovo Luigi, prima uomo che vescovo, m’invita ad entrare in quella bolgia per incontrarli: “Ne incontri a migliaia in giro – mi dice -, ne approfitto visto che ti ho qui”. Dice il vero, ma è lungi dall’immaginarmi timido, dal sapere che la sera prima di un’assemblea il sonno fa le bizze, mi impappino nei pensieri, girovago nell’immaginarmi anzitempo la situazione. Così sono costretto ad applicarmi alla legge della nonna: un’Ave Maria di prevenzione. La dico, m’addormento, vado.



Entro a scuola e m’illumino: d’immenso, dell’Ave, di luce. Professo fede nei dettagli: li cerco, li ingrandisco a dismisura, mi aggrappo ad essi. E’ un dettaglio a colpirmi all’ingresso di quel liceo: pur laico, com’è giusto sia quell’ambiente, il corridoio pare una galleria. E’ tutto tappezzato di quadri famosi. Uno mi accoglie più di tutti gli altri: è l’Annunciata di Antonello da Messina. Dopo quella di Monte Berico (Vicenza) è la Madonna che, guardandola, mi incanta: il volto ragazzino, la carnagione olivastra, il fine lineamento. Gli occhi neri, lo sguardo leggero verso terra: esitazione, timidezza, disagio. Le mani affusolate: quella di destra a farsi avanti, la sinistra più pudica, a chiudere il velo sul collo.



Eppoi il brio della veste che lascia leggermente scoperto il petto, per poi coprirlo. Me la porto appresso, nella schermata del cellulare: quando non la guardo, è solo per non impazzire e provare giramenti di testa, capriole al cuore. Vedo la sua riproduzione appesa al muro dell’ingresso: “Eccola, è già arrivata!” mi dico: è il mio precursore-donna, il segnale di bellissima giornata. Nonna-profetessa, ora pro nobis (+ Deo gratias).

Mi avvicino per carezzarla: cappotto a terra per troppo stupore. E’ Lei, ma non è assolutamente lei. Da lontano è l’Annunciata di Antonello da Messina, da vicino è Rossella, studentessa del “Federico II”. Cos’è accaduto, dunque? Una sorta di pazzia d’arte, fede, cuore. La prof Vincenza – ch’è una di quella che professano fede nella loro materia, fuochi accesi – ha fatto scegliere loro un quadro, per poi invitarli a riprodurlo il più fedelmente possibile, sostituendo il soggetto del pittore con la loro figura.



Risultato? La postura è uguale, il leggìo identico, la timidezza anche. La veste, il brio, lo sguardo: la riproduzione è così fedele che Rossella è una (ma)donna di liceo. “Ho chiesto loro d’immedesimarsi in un’opera d’arte, per fare un’esperienza di bellezza. Per incontrare la bellezza – mi racconta la prof facendomi una trasfusione d’ardore -. Solo così sentiranno la bellezza a portata di mano”. L’ascolto, tenendo lo sguardo su quel quadro, versione-riaggiornata di una bellezza acuta. Penso alle volte che, incrociando una poesia, una scultura, una pagina scritta, tento d’attualizzarla: la prendo, me l’avvicino, mi chiedo cosa possa dirmi qui, ora. E lei, strattonata, tace, sta muta. A Stornarella, invece, la prof ammaestra all’esatto contrario: non lei, ma tu.

“Scòmodati, spogliati, entra tu a casa sua: e guardati da dentro di lei”. Non attualizzare lei, disattualizzati tu: diventa suo contemporaneo, non viceversa. Per poi ritornare a sederti nella tua scuola di Stornarella e scoprire che, disattualizzandoti, è come se avessi messo un po’ più a fuoco te stesso, la tua storia. Avvertendo che anche il tuo vivere si è fatto più lieve, colorato, divino. Che, se l’accendi, la bellezza è tutta dentro te.

La Madonna, Rossella, la prof da mille-e-una-notte. Al liceo di Stornarella ci si allena per farsi contemporanei d’infinito. Perché l’uomo è quadro d’autore.