L’American Psychological Association (Apa), principale istituzione che studia la salute mentale degli individui negli Usa, ha pubblicato in questi giorni sul suo Journal of Abnormal Psychology un rapporto che rivela l’inquietante situazione degli adolescenti e dei giovani in quel Paese.

Secondo questo studio, realizzato dallo staff della psicologa Jean Twenge della San Diego State University, nell’ultimo decennio abbiamo assistito a un significativo e repentino aumento di patologie psichiatriche nei giovani: grave depressione, ansia, disturbi della condotta, disturbi ossessivo-compulsivi e dipendenze, ideazione suicida con passaggio concreto all’atto: sono solo alcune delle forme di malattia registrate.



Fin qui, e va detto amaramente, nulla di nuovo: già nel 2103 l’Organizzazione mondiale della sanità aveva avvertito che entro il 2020 nei Paesi sviluppati la sofferenza psicologica si sarebbe ampliata in modo preoccupante in tutte le fasce d’età, riguardando una persona su cinque.

La novità di questo studio dell’Apa sta nel fatto che per la prima volta si identificano per queste patologie psichiatriche cause “non tradizionali”. Incrociando le ricerche di altri istituti, tra cui il National Survey on Drug Use and Health, lo staff della Twenge ha scoperto che alla base del patologico malessere giovanile non stanno più e solo la droga, l’estrazione sociale, la mancanza di istruzione, la povertà, i pregiudizi sui diversi gruppi etnici, i cui dati sono rimasti quasi invariati, ma due fattori “nuovi” che negli ultimi decenni hanno invaso gradualmente la nostra vita: il benessere e i dispositivi elettronici.



Sì: troppo benessere fa male. Lo ha spiegato, ad esempio, lo psicanalista Claudio Risé nel suo Sazi da morire. Malattie dell’abbondanza e necessità della fatica (San Paolo 2016), dove si approfondisce il modo in cui il modello di sviluppo della società occidentale ha prodotto e produce sfondi patogeni, quali il cattivo uso del benessere e del consumo e la dimenticanza della funzione educativa della fatica, con devastanti conseguenze sulla salute psicofisica delle persone.

Ma anche l’invasività della tecnologia nella nostra vita produce notevoli problemi, in particolare (ma non solo) sulla salute mentale dei nostri figli. Come ho spiegato nel mio Portami nella natura. Come salvare i nostri figli dall’intossicazione tecnologica, bambini e adolescenti, che passano gran parte del loro tempo davanti agli schermi di smartphone, tablet e pc possono soffrire di una vera e propria sindrome da schermo elettronico (Electronic Screen Syndrome, Ess), ormai ampiamente documentata da innumerevoli studi. Una patologia i cui sintomi ad ampio spettro sono, e non è un caso, proprio quelli identificati dallo studio dell’American Psychological Association.



Certo, questo studio riguarda la società statunitense, ma non dimentichiamo che è sulle orme del modello americano che normalmente si orientano i Paesi occidentali, come l’Italia. C’è da preoccuparsi, quindi, e molto.