Ci sono voluti 7 anni alla giustizia italiana per dare un colpo mortale al no profit e alle scuole paritarie. La Corte di Cassazione infatti, con l’ordinanza 10124/2019 ha cassato il decreto ministeriale del ministero dell’Economia n.200/2012 che stabiliva che le paritarie, essendo le loro rette al di sotto del costo medio sostenuto da quelle statali, non erano considerate enti commerciali, per cui non erano tenute a versare l’Imu. Lo rivela Il Sole 24 Ore con un’anticipazione di una sentenza della Suprema corte non ancora resa pubblica.
Secondo i giudici, il provvedimento del Mef del 2012 (governo Monti) non ha valore di legge per cui sia la sanità privata che le organizzazioni no profit e le scuole paritarie non potranno più dichiararsi esenti dal pagamento dell’Imu.
Se le anticipazioni del giornale della Confindustria si riveleranno esatte, le conseguenze più gravi si faranno sentire soprattutto sulle scuole paritarie. Quasi tutte quelle a gestione diretta (escluse quelle degli enti locali), saranno destinate a chiudere e sul sistema paritario verrà messa una pietra tombale.
Allarmismo? Per niente. Se le scuole del sistema paritario saranno dichiarate enti commerciali, oltre a dover sborsare migliaia di euro all’anno di imposta sugli immobili, non potranno più accedere al finanziamento statale del sistema paritario, perché lo Stato italiano non potrebbe finanziare imprese con scopo di lucro, in quanto tale contributo – che ora ammonta a circa 500 milioni di euro – si potrebbe configurare come indebito aiuto di stato.
Serve a questo punto una legge, non un decreto o un regolamento e le omissioni della norma sulla parità scolastica 62/2000 ora vengono al pettine. Allora si rimase rigorosamente in silenzio sui meccanismi finanziari a sostegno della parità e quella legge, voluta da Luigi Berlinguer, pur valida e indispensabile, non stabiliva chi si doveva accollare i costi delle scuole libere e in che modo erogarli. Adesso è bastata una sentenza per far venire giù un castello di carta.
A questo punto occorre chiedersi chi oggi abbia la forza politica di difendere la libertà di scelta educativa e il pluralismo scolastico. Chi in Italia non vuole che il sistema dell’istruzione sia solo statale? Chi difenderà la società italiana dalla statalismo centralista, più adatto alla Corea del Nord che a un paese occidentale? La strada per le scuole paritarie italiane sembra davvero in salita.