La recente ordinanza ministeriale contenente le istruzioni e le modalità organizzative e operative per lo svolgimento dell’esame di Stato conclusivo dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado per l’anno scolastico 2018/2019 prevede, tra l’altro, una novità significativa con riguardo al “colloquio”. L’art. 19, infatti, stabilisce che parte di esso è “dedicata alle attività, ai percorsi e ai progetti svolti nell’ambito di ‘Cittadinanza e Costituzione’, inseriti nel percorso scolastico secondo quanto previsto all’art. 1 del d.l. n. 137 del 2008, convertito con modificazioni dalla l. n. 169 del 2008, illustrati nel documento del consiglio di classe e realizzati in coerenza con gli obiettivi del Ptof”.



È bastato questo elemento per produrre in breve tempo almeno due conseguenze.

La prima è che si è tornati a discutere di “Cittadinanza e Costituzione”, vale a dire della veste che oggi assume, dopo un percorso lungo e travagliato, il più tradizionalmente e comunemente noto insegnamento dell’educazione civica, che prese avvio nel nostro Paese alla metà degli anni cinquanta del secolo scorso.



La seconda è che molti insegnanti hanno contattato in fretta e furia qualche esperto (tra cui vari docenti universitari di diritto costituzionale), allo scopo di acquisirne la disponibilità per un incontro, una lezione, o almeno una bibliografia o un testo che potesse costituire quel “materiale” da cui il colloquio dovrà prendere le mosse, sempre secondo le indicazioni dell’ordinanza ministeriale.

Vi sarà naturalmente tempo, dopo la prossima maturità, per tentare di ricavare qualche indicazione su questa novità, sul modo in cui sarà stata data ad essa attuazione, sui risultati prodotti. Così come sulla circostanza che sia, o meno, foriera di qualche nuovo intervento normativo nella materia.



Quello che si può oggi osservare è che la parabola dell’educazione civica nel nostro sistema ha complessivamente prodotto una situazione di diffusa insoddisfazione. Spesso descritta come la materia cenerentola della scuola italiana, a non molto sono valsi i vari tentativi di porvi rimedio, spesso veicolati da cambiamenti nella denominazione (educazione morale e civile, educazione alla convivenza democratica, educazione alla cittadinanza, ecc.) e da scarsa consapevolezza dell’importanza della formazione di una reale cultura costituzionale nelle giovani generazioni, quale può essere garantita unicamente attraverso risorse umane qualificate e percorsi strutturati.

Per fortuna, tuttavia, non è il deserto quello cui si assiste, anche e soprattutto grazie alla sensibilità di attori che hanno evidentemente a cuore il tema.

Piace qui ricordare l’investimento e lo sforzo fatto dalla nostra Corte costituzionale, giustamente evidenziato nella Relazione del presidente Lattanzi del 21 marzo scorso. Per celebrare il settantesimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione, la Corte ha infatti intrapreso sia un “viaggio nelle scuole” sia un “viaggio nelle carceri”, con l’idea di diffondere la cultura della Costituzione, farne capire i valori ma anche la protezione che essa rappresenta per tutti.

Così come va ricordato che da anni è attivo un Protocollo di intesa tra il Miur e l’Associazione italiana dei costituzionalisti (Aic) proprio per favorire l’approfondimento dello studio e dei metodi d’insegnamento del diritto costituzionale anche in riferimento alla disciplina scolastica Cittadinanza e Costituzione, che soprattutto in tempi recenti ha visto la realizzazione di molteplici iniziative sui territori, in tantissime regioni, con il coinvolgimento di centinaia di istituti scolastici.

Certo il sistema nel suo insieme potrebbe fare di più e meglio, soprattutto se si fosse in presenza di un quadro normativo più puntuale e coerente, ma si tratta di esperienze non estemporanee e dotate di un significativo grado di sistematicità, supportate, è da sottolineare, da conoscenze anche metodologiche di particolare livello. Poi l’educazione civica e alla legalità può naturalmente nutrirsi anche di altre esperienze, di esempi e di testimoni, ma il fondamento di una solida cultura costituzionale non sembra poter prescindere dalla centralità della conoscenza complessiva della Carta costituzionale e delle vicende della sua attuazione, legislativa e giurisprudenziale, nel contesto dell’attuale società italiana.