Una domanda a tutti i docenti delle classi quinte della secondaria di secondo grado: quante volte avete insistito con i vostri studenti sul fatto che devono imparare a essere puntuali nelle consegne, preparati per tempo per le verifiche, e che non devono mai ridursi a studiare all’ultimo minuto? Innumerevoli volte, sicuramente. Purtroppo, con ogni probabilità, ci ridurremo però tutti quanti all’ultimo minuto, o quasi, a fare esercizi e simulazioni in vista dell’esame di Stato, perché ad oggi ancora non abbiamo certezze sulla seconda prova scritta.



O meglio: siamo stati informati della struttura profondamente mutata della prova, certo, ma non pochi sono gli interrogativi ancora aperti. Primo fra tutti: scomparsa la terza prova, sembra che la seconda, il cui valore inciderà sino a venti punti sul voto finale, possa essere ibrida, che possa cioè, per il liceo classico, comprendere sia latino che greco, con una versione in una delle due lingue, seguita da “tre quesiti relativi alla comprensione  e interpretazione del brano”, all’analisi “linguistica, stilistica ed eventualmente retorica”. Tali quesiti saranno “di tipo euristico ed avranno l’obiettivo di favorire un’interlocuzione con il testo nei diversi momenti della comprensione, dell’interpretazione e della riflessione”. Ma le due tipologie di esercizio potrebbero essere proposte su un’unica lingua o necessariamente avranno per oggetto sia il latino che il greco?



Il quadro di riferimento autorizza il dubbio, in quanto afferma che la prima parte della prova consisterà nella traduzione di un brano “la cui lunghezza sarà contenuta entro le 10-12 righe”, che “rappresenterà un testo di senso unitario e compiuto” e che sarà, auspicabilmente, scelto fra “testi caratterizzati da accessibilità e leggibilità, fortemente significativi in rapporto alla civiltà greca e latina, capaci cioè di stimolare, grazie al loro spessore ideale e/o culturale, la riflessione e l’esegesi da parte del candidato”.

Il testo proposto sarà inoltre più facilmente contestualizzabile, in quanto “corredato di un titolo e di una breve inquadramento, contenente informazioni sintetiche sull’opera da cui è tratto il brano e sulle circostanze della sua redazione. Inoltre sarà corredato di parti che precedono (pre-testo) e seguono il testo proposto (post-testo), in traduzione italiana o nella lingua in cui si svolge l’insegnamento; il pre-testo e il post-testo permetteranno di inquadrare il significato del brano proposto in una dimensione testuale più ampia e a favorirne la comprensione”: scopo di tale inquadramento sarà porre il candidato “nella condizione migliore per svolgere la prova anche in assenza di conoscenze specifiche sull’opera da cui il brano è tratto” (il che soddisfa una necessità spesso evidenziata da più parti). Ma, come diceva Rabelais in punto di morte (“Je vais chercher un grand peut-être”), anche noi siamo ancora nella zona grigia in cui non abbiamo certezze assolute: nous aussi nous allons chercher un grand peut-être, potremmo affermare: anche noi, cioè, ci muoviamo ancora nell’ambito del “forse”: non è ancora infatti deciso se entrambe le discipline, greco e latino, saranno oggetto di accertamento, come si comprende dalla seguente dizione:  “Nel caso in cui la scelta del D.M. emanato annualmente ai sensi dell’art. 17, comma 7 del DLgs. 62/2017 ricada sull’individuazione di entrambe le discipline caratterizzanti (Latino/Greco), le due parti della traccia saranno così articolate (….)”: al momento siamo quindi autorizzati a pensare che, annualmente, si potrà decidere se rendere oggetto della seconda prova solo il latino o solo il greco, o entrambe le lingue.



Anche per il liceo scientifico è ancora lasciata in sospeso la questione veramente importante, che già oggi, a dicembre, turba i sonni di molti studenti (e di non pochi coscienziosi docenti): matematica e fisica saranno dunque verificate insieme nella seconda prova d’esame? Siamo ancora in dubbio, giacché il Quadro di riferimento ci presenta una griglia per matematica e una per fisica, e poi una “griglia integrata” da applicarsi nel caso “la prova coinvolga più discipline”. E in che termini?

Se guardiamo invece alla prima prova, ci troviamo, fortunatamente, di fronte alla sparizione di una delle tipologie testuali più controverse: la “vecchia” tipologia B (saggio breve o articolo di giornale). La decisione di eliminare il “tema di storia”, la cosiddetta tipologia C, ha suscitato aspre critiche, è vero, ma bisogna anche sottolineare che l’eliminazione di un genere artificiale come quello del cosiddetto “saggio breve” e di una tipologia testuale bifida (e infida) come la vecchia tipologia B non possa che suscitare il plauso di chi in classe ci sta davvero. Un primo elemento problematico della tipologia B stava infatti nel dossier di testi e immagini che corredavano ogni traccia: l’idea in sé era piuttosto sensata, dato che difficilmente uno studente, per quanto serio e diligente, potrebbe avere una precisa e puntuale conoscenza di brani letterari e opere d’arte sul tema del dono o della creatività, giusto per citare alcuni temi proposti negli anni passati. Il rischio era, però, quello di rapportarsi al dossier non in modo creativo e critico, ma di realizzare una sorta di centone, assemblando una citazione qua e una là senza grande autonomia di pensiero. Anche per quanto riguarda la denominazione e la categorizzazione di questa tipologia di prova, il nome “saggio breve” era a dir poco azzardato, data l’età dei giovanissimi autori, mentre ben altra è la maturità chiesta all’autore di un simile testo; senza contare che l’articolo di giornale, lungi dall’essere più semplice, come erroneamente creduto da molti studenti, è una tipologia testuale assai complessa.

Molto sensatamente, delle precedenti tipologie testuali nel nuovo esame di Stato è rimasta l’analisi di un testo letterario, a scelta fra due proposti. Invece, la nuova Tipologia B prevede l’elaborazione di un testo argomentativo, ma sempre a partire da un testo compiuto, o da un estratto “sufficientemente rappresentativo”, dice la normativa, di un testo più ampio, su cui si richiederà in primo luogo una interpretazione/comprensione, e solo in seguito un commento.

Di fatto, come si può capire, l’idea che ha guidato la riforma della prima prova è quella di portare al centro dell’attenzione l’analisi del testo, in quanto essa è chiamata in causa anche nella prima parte dello svolgimento della rinnovata tipologia B. Il nuovo Quadro di Riferimento sembra quindi avere recepito, meritoriamente, l’idea che l’analisi del testo sia una tecnica, ed essendo essa tale, una volta appresi i suoi fondamenti, li si potrà applicare a ogni testo, conosciuto o no.

Resta la grande incognita: come valuteremo? Le griglie per la prima e seconda prova saranno nazionali, e ciò elimina la sperequazione fra istituto e istituto, fra griglie di draconiana severità e altre più accomodanti: fra tutte le incertezze, questo è un passo davvero importante, che avvierebbe davvero l’Esame a esprimere una valutazione più oggettiva delle conoscenze e prestazioni dei candidati.