Centinaia di migliaia di studenti italiani e i loro docenti stanno lavorando per affrontare l’esame di Stato conclusivo dei percorsi di istruzione secondaria di II grado che era, lo ricordiamo, materia di una delle nove deleghe della legge 107/2015 detta della “Buona Scuola”. L’abolizione della terza prova, la modifica del sistema dei crediti che darà maggior peso alla media scolastica dei voti, la “questione Invalsi” sono solo alcuni dei temi che hanno reso più intensa la tradizionale ansia “da quinto anno” sin dai primi giorni di scuola. Il D.M. 769 del 26 novembre scorso ed il decreto sui modelli del diploma finale e del curriculum dello studente (art. 21 del D.lgs 62/2017), la cui emanazione è prevista a marzo 2019, intendono concludere l’iter di rinnovamento del nuovo esame di Stato.



In effetti, dopo le dichiarazioni del ministro Bussetti delle scorse settimane, il D.M. 769/2018 che fornisce i quadri di riferimento per lo svolgimento delle prove scritte e le griglie di valutazione per l’attribuzione dei punteggi per gli esami di Stato, sembra fornire le certezze tanto attese, almeno per gli scritti.



La prima prova scritta comprenderà sette opzioni: due per l’analisi testuale, tre per l’analisi e la produzione di un testo argomentativo e due di carattere espositivo-argomentativo. Le finalità della prova sono esplicitate nel quadro di riferimento tra gli obiettivi e gli elementi da valutare nella specificità di ogni prova. Testo argomentativo e non più saggio breve corredato da diversi documenti. La traccia proporrà un singolo testo compiuto od una estrapolazione da una trattazione più ampia che impegnerà gli studenti nella comprensione del testo e nel commento. Simile alla precedente prova ma non uguale, il cambiamento richiede modelli di riferimento, confronti, possibilità di elaborare prove affini. Condizione necessaria per non interpretare il nuovo rifacendosi al passato.



La seconda prova, che rimane quella specifica e legata all’indirizzo di uscita, presenta un tratto comune per licei, tecnici e professionali, ossia la multidisciplinarità o interdisciplinarità. Ciò vede più preparati gli indirizzi che prevedono già una formazione alla progettazione o all’analisi di casi in contesti reali.

Ma quadri e griglie costituiscono punti sufficientemente fermi, tali da sgombrare i dubbi?

Come recita il decreto, “I Quadri di riferimento hanno la funzione di sistematizzare l’impianto disciplinare e chiariscono i criteri e gli obiettivi in base ai quali saranno ‘costruite’ le prove di esame”. Dunque c’è da studiare, capire, applicare…

A fine novembre, proprio a ridosso della pubblicazione del decreto e dei quadri allegati, l’Ufficio scolastico regionale della Sicilia ha dato inizio al ciclo di conferenze di servizio di informazione, formazione e accompagnamento sull’esame di Stato, anticipando di poco la Lombardia che inizierà il 10 e 11 dicembre. Si tratta di un ciclo di conferenze che avranno per tema le diverse prove, la questione Invalsi — che, peraltro, a detta del ministro, non interesserà gli attuali maturandi — con incontri distinti per le diverse tipologie di seconda prova. In particolare, per i tecnici e i professionali si devono ancora fissare le date di incontro che, vista la cadenza di tali incontri regionali, si prevede possano terminare non prima di fine marzo.

I tempi sono fortemente sfasati con il bisogno degli studenti e dei loro docenti. I maturandi 2018-2019, infatti, si stanno preparando alle prove scritte da almeno due anni e i loro insegnanti dovranno prepararsi e prepararli a prove nuove di cui la normativa prevede che si debbano svolgere delle simulazioni a tutela degli studenti e delle studentesse.

Armonizzare i tempi richiede una visione complessa, tra la scuola e gli enti sovraordinati, un collegamento necessario perché si possa creare un flusso virtuoso capace di tradurre la teoria in prassi. Recepire le novità, farle diventare prassi quotidiana, rendere il nuovo accogliente ed amichevole richiede tempo ed allenamento.

Le perplessità rimangono, se i tempi e la programmazione degli incontri per le azioni di accompagnamento al nuovo esame di Stato non saranno tempestivi. Forse varrebbe anche la pena rimandare la trattazione della prova Invalsi destinata agli studenti del prossimo anno e anticipare quella delle seconde prove. Urge il rispetto dei tempi necessari per consentire ai docenti, ai commissari esterni ed ai presidenti di avere una visione unitaria della prova. Tempi indispensabili per sperimentare le prove simulate con gli studenti e facilitare un percorso che rischia di creare ansie e tensioni da convertire possibilmente in energie produttive e creative.

La necessità di una formazione allineata con i tempi del fare scuola, dell’insegnare e dell’apprendere è ancora una meta da raggiungere su cui spesso il Miur mostra forti  difficoltà. Eppure la scuola ha sviluppato specifiche competenze nel coniugare obiettivi e tempi, nel raggiungere un risultato attraverso la definizione di step temporali significativi in termini di efficienza e di efficacia. Perché non sfruttarle?

Proposte, suggerimenti forse sono tardivi, ma la condivisione di una piattaforma comune di lavoro a partire da settembre avrebbe consentito tempi più brevi, formazione diffusa sul territorio nazionale a tutti i docenti coinvolti nella prova di maturità con la possibilità di preparare prove simulate in anticipo.

Se tutte queste perplessità investono le prove scritte, i dubbi sul colloquio orale non sono minori, ma questo apre un altro scenario per il quale probabilmente forse potremmo prenderci del tempo.