Il Miur ha pubblicato (14 dicembre 2018) alcuni esempi di tracce per la prova di italiano della nuova maturità. A pochi giorni di distanza anche esempi per la seconda prova, ma qui intendiamo occuparci dell’italiano. Come è già stato ampiamente anticipato, le tracce dell’esame 2019 saranno in tutto sette. Due riguarderanno l’analisi e l’interpretazione di un testo letterario italiano (tipologia A). Tre verteranno sull’analisi e la produzione di un testo argomentativo (tipologia B). Due infine concerneranno la riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo, su tematiche di attualità (tipologia C). Le prime due tipologie saranno di tipo strutturato, cioè composte di una parte di analisi e comprensione del testo e di una parte di riflessione e commento.
Passiamo agli esempi forniti dal ministero e alle prospettive che aprono. Il primo di tipologia A è un testo in prosa di Giovanni Comisso che abbozza la personalità di De Pisis, incontrato fugacemente. Niente di più lontano, c’è da supporre, dai programmi o percorsi letterari svolti nella scuola superiore. Ma non importa. Il documento di lavoro della Commissione Serianni, propedeutico a questa maturità, aveva già precisato che le tracce assegnate potrebbero non avere una relazione diretta con i testi studiati nelle ore scolastiche.
È utile specificare comunque che le due possibilità consentite da questa tipologia non è da escludere che vertano la prima sull’Ottocento letterario che si approfondisce nel corso dell’ultimo anno, e la seconda sul Novecento esteso fino ai nostri giorni. Lo scopo della prova d’esame (quella vera) sarebbe, in conclusione, quello di interagire con la traccia: contestualizzarla e inserirla in un orizzonte esistenziale, al fine di comporre uno scritto coeso, corretto, convincente dal punto di vista della sequenzialità dei concetti.
Insomma una traccia-testo calibrata sulle competenze di comprensione e rielaborazione, più che sulle conoscenze acquisite. Queste ultime semmai costituirebbero il patrimonio culturale dell’alunno che, se ben assimilato, interverrebbe in soccorso delle prime.
In effetti, l’esempio che tratta di Comisso e De Pisis non richiede la conoscenza degli autori in oggetto, ma il possesso di abilità di decodificazione dei linguaggi e delle esperienze. Chiede anche (attenzione al ritorno della storia, cacciata dalla porta della prova scritta ma, forse, rientrante dalla finestra) di delineare il contesto storico-politico, nonché artistico-letterario di riferimento.
Gli esempi di tipologia B sono due e dovrebbero accertare la capacità degli alunni di riconoscere gli snodi argomentativi di uno scritto breve che ha la forma di un brano di saggio o editoriale d’autore.
Il primo esempio di questa tipologia è un pezzo di Umberto Eco sui sistemi meccanici di produrre musica. Il famoso semiologo esprime un’opinione interessante che l’ipotetico alunno maturando dovrà riassumere e scomporre nei vari procedimenti comunicativi: motivi portati a sostegno della tesi principale e utilizzo delle funzioni grammaticali. Solo nell’ultimo quesito si chiede una riflessione di carattere personale.
Il secondo esempio di tipologia B consiste di un articolo tratto da internet sulla fatica di leggere (autrice Annamaria Testa). Anche in questo caso si chiede agli alunni di evidenziare gli argomenti riguardanti la complessità del leggere e la forma comunicativa prevalente. L’ultima richiesta riguarda l’opinione e l’esperienza personale dell’esaminando.
Giungiamo infine all’esempio sulla prova di attualità (tipologia C). In questo caso gli estensori delle simulazioni hanno scelto un brano politicamente non corretto, se questa era l’intenzione. Probabilmente non lo era, ma dubitarne muove al sorriso. Si tratta infatti di un ragionamento sul rapporto tra il denaro che il singolo ha a disposizione in questa società e i divertimenti disponibili. La tesi principale è che il salariato oggi vuole più denaro per meglio utilizzare il proprio tempo libero. Un riflesso condizionato ci porterebbe ad aprire il capitolo dello strombazzato reddito di cittadinanza che in questa ottica sarebbe un bonus da spendere in sala giochi più che dal droghiere o in pizzeria, ma torniamo alle consegne espresse dalla formulazione di questo esempio. Al presunto candidato si chiede una riflessione critica su quanto è stato capito e la disposizione delle considerazioni in paragrafi titolati preceduti da un titolo generale.
Insomma, da queste simulazioni si ricava la forte impressione che la prima prova di italiano sia sottoposta ad una netta flessione verso le competenze argomentative e interpretative che in qualche modo sconvolgono tutto l’impianto di questa parte della maturità. Si usa qui il termine “sconvolgere” senza ingiustificati allarmi, ma con la percezione, sorretta da questi primi segnali, che è in atto un netto tentativo di revisione, per non usare “riforma”, dell’italiano alla maturità.
Il cambiamento, gravitante attorno al tentativo di rafforzare l’attitudine argomentativa, punto debole della preparazione degli alunni, è indubbiamente apprezzabile. Se ne dovrà tenere conto, nel tempo che resta da qui al prossimo giugno, e in seguito, in due sensi.
Primo, l’organizzazione dello studio degli alunni dovrà essere accompagnata da un aggiornamento serio degli insegnanti, svolto soprattutto da comunità di docenti al lavoro che da anni sperimentano, magari con successo, queste nuove indicazioni. Secondo, l’esame conclusivo, impostato in questo modo, dovrà nei prossimi anni gettare luce a ritroso su tutta la didattica dell’italiano, facendo giustizia, se possibile, di inutili appesantimenti della didattica testuale, spesso ridotta a decostruzione dei testi fine a se stessa.
L’occasione del nuovo esame di italiano potrà certo far comprendere meglio l’importanza di varie tipologie testuali, dall’editoriale giornalistico al saggio specialistico, all’opera letteraria, ma soprattutto che si può cogliere il nucleo o cuore argomentativo dei diversi testi se non si elide il rapporto di interesse dell’alunno con le testimonianze cui è sottoposta la sua attenzione. L’interpretazione, la riflessione logica, la costruzione consequenziale di un discorso sono azioni di un soggetto che si muove se desidera fare esperienza di interlocuzione con qualcosa che ritenga vitale per sé. Sarà utile verificare se questa nuova sfida pedagogica che si è aperta saprà mantenere alto il livello al quale si intende collocare.