Le sanzioni alla Russia e la caccia all’oligarca al centro dell’intervento di Edward Luttwak sulle pagine del Giornale. Il politologo è tornato sullo scoppio della guerra in Ucraina e sulle mosse dell’Occidente nei confronti di Putin e della sua cerchia. “Per il momento nessuno ha proposto l’esecuzione pubblica degli oligarchi russi. Ma la categoria è stata qualificata in modo perentorio come irrimediabilmente criminale, e i nomi di chi ne fa parte sono stati ampiamente pubblicizzati”, l’analisi di Luttwak: “Oltre alle restrizioni personali, ai sequestri di beni di proprietà e alle umiliazioni, l’invasione di Putin ha scatenato confische di yacht in tutto il mondo, provocando un’ondata globale di Schadenfreude”.
L’analisi di Luttwak
Tra i vari episodi registrati nel corso degli ultimi mesi, Luttwak ha citato il sequestro preventivo dello yacht «True love» di Igor Sechin da parte di Parigi: “In Francia non c’è stato alcun processo che abbia provato che Sechin abbia commesso un crimine; con la scorciatoia della «categoria» di cui sopra, non ce n’è bisogno”. Insomma, la figura dell’oligarca è stata condannata in partenza e anche per questo i funzionari dell’Unione Europea hanno iniziato a preoccuparsi dell’uso indiscriminato del termine, e suggeriscono di sostituirlo con «influente imprenditore russo»: “Ma questo non cambia nulla: c’è stata una colossale violazione di quella grandissima benedizione che permette ai cittadini onesti di dormire sonni tranquilli, e che alla Russia tragicamente manca: lo Stato di diritto. Definito da quattro brevi parole latine, «nulla poena sine lege» («nessuna pena senza legge»), il concetto richiede specifiche definizioni di reato e non solo l’uso di etichette, che si tratti di un oligarca o dell’«influente imprenditore russo» dell’Ue”, ha aggiunto Luttwak.