Edwige Fenech si è raccontata stamane ai microfoni del Corriere della Sera, una lunga intervista in cui ha parlato della sua carriera ma anche dei suoi amori e dei momenti drammatici della sua vita, a cominciare dalle molestie subite. «Ai miei tempi – ha raccontato al quotidiano di via Solferino – la parola di una ragazza non aveva valore. A me è successo più volte di essere molestata da chi aveva il potere di farmi lavorare e non ho denunciato: chi mi avrebbe creduto? Però, anche in situazioni pesanti in cui ho corso il rischio di essere violentata, sono riuscita a uscirne indenne: ho un riflesso col ginocchio che è una roba micidiale. Alle attrici di oggi consiglio di mirare col ginocchio dove sappiamo».



Esperienze drammatiche ma anche momenti molto felici, a cominciare dal suo esordio nel mondo del cinema: «Quando è iniziato tutto? Quando a 14 o 15 anni, alta già come adesso, vengo fermata per strada, a Nizza, per dire una battuta in un film. Era Toutes folles de lui di Norbert Carbonnaux. Dovevo dire una parola che non conoscevo e non capivo e mi fecero rifare il ciak 32 volte: una figuraccia tremenda. La parola era “mantenuta”: “vuoi fare di me la tua mantenuta?”. Mamma era con me, ma anche lei non sapeva che cosa significasse. Pensai che non avrei mai rimesso piede su un set».



EDWIGE FENECH: “A 18 ANNI MI RITROVAI CON UN CONTRATTO FIRMATO A ROMA”

A 18 anni si ritrovò catapultata a Roma, con un contratto firmato a Cinecittà: «Facevo l’indossatrice e, a 18 anni, vinsi il concorso di Lady Francia – racconta Edwige Fenech – da lì mi portarono alla finale di Lady Europa a Cortina, dove arrivai seconda. Di nuovo, un agente mi fermò per offrirmi un ruolo, ma io e mamma ce ne tornammo a casa. Poi, arriva un telegramma: contratto pronto da firmare a Roma stop. Ci ritrovammo a Cinecittà, un mondo a noi totalmente estraneo, io non parlavo italiano. Mi dissero di firmare dove c’erano le crocette. Il film era Samoa regina della giungla. Avevo capito solo che sarei stata una specie di Tarzan in gonnella. Tutte le mattine, mi spalmavano di crema marrone. La sera, per ripulirmi, mamma impiegava un’ora e mezzo».



All’inizio Edwige Fenech girava anche 7 o 8 film all’anno: «Avevo bisogno di lavorare e non ero schizzinosa, anche perché in Algeria non esisteva la distinzione tra film di serie A e di serie B». Ma quante docce ha fatto nei film? «Preferivo le docce alle scene d’amore. Dopo ho avuto la fortuna di cambiare carriera, ma non rinnego niente: alcuni film cosiddetti erotici erano carini, ben fatti, con attori bravissimi». Sugli amori, invece, l’attrice ha ricordato il primo matrimonio lampo con un uomo molto geloso: «Io 17 anni, lui 26. Matrimonio durato 14 mesi. Credo, appunto, che avessi voglia di libertà, indipendenza, ma non fu così per niente: lui si rivelò gelosissimo. E quando scoprii che aveva anche un’amante me ne tornai a casa da mamma e papà». Poi a 22 anni decise di portare avanti la maternità da sola: «Avevo 22 anni, ero incinta, volevo quel bambino, ma rispetto il pensiero del prossimo e non avrei mai obbligato suo padre a fare il padre».

EDWIGE FENECH: “INCONTRAI PERSONE PESSIME DOPO LA GRAVIDANZA MA…”

Ovviamente avere una figlia non fu semplice, soprattutto tenendo conto che Edwige Fenech doveva anche lavorare sul set: «Lo avevo messo in conto? Certo che sì, non sono un’incosciente. E in quel periodo ho avuto dimostrazione di persone pessime: un orrendo produttore che rimandava il film da due anni s’inventò che voleva girare in quel momento lì e mi fece causa per inadempienza contrattuale. Ma ho avuto anche la fortuna di incontrare persone belle. Il produttore Luciano Martino, col quale poi mi fidanzai, arrivò con un contratto per tre film che mi salvò la vita. Mi fece sentire una leonessa».

Edwige Fenech è stata una delle icone sexy degli anni ’70 e ’80 e proprio per questo fu fra le donne più desiderate d’Italia. Si mormora di corteggiatori che le regalavano Maserati o elicotteri: «Sono cose di una vita fa… Un armatore greco aspettò a lungo il mio arrivo in porto, che non ci fu mai. E ho avuto casa riempita di rose antiche, non ci si camminava e il profumo stordiva». Ma bocca cucita su chi fosse: «Non lo dirò mai». Edwige Fenech ha concluso così la sua intervista: «So di avere amato e credo che tutti abbiamo sempre l’impressione di essere quelli che amano di più, però magari era 50 e 50. Oggi sono single? Lo sono da una decina d’anni, perché così ho voluto, ma non metto limiti alla provvidenza».