«Quando ho visto Massimo e mio figlio Mirko insieme davanti a casa ho capito subito. Mi sono detto: “Edy è andato via per sempre”. Sapevo che rischiava grosso: quando tieni la mano vicino all’acqua bollente prima o poi ti scotti». A parlare è Sergio Ongaro, il 74enne padre di Edy, il miliziano italiano morto nella giornata di ieri in Ucraina, colpito da una granata dell’esercito russo. Edy Ongaro è caduto di preciso in una trincea nel villaggio di Adveedka, a Nord di Donetsk. «La guerra è sempre sbagliata – racconta ancora Sergio Ongaro, intervistato oggi dal quotidiano La Stampa – e mio figlio ha fatto un errore a prescindere dalla parte per cui combatteva. Per me quelli che i soldati chiamano nemici sono solo altri uomini».



E ancora: «L’ultima volta che abbiamo discusso è stato nel 2016. Lui era già nel Donbass. Io non ero d’accordo e gliel’ho detto. Quale padre può volere che il proprio figlio si metta in una situazione di pericolo? Mentre da quella volta con me non ha più parlato, con suo fratello si sono telefonati fino a poche settimane fa. Spesso le chiamate finivano con Edy che appendeva bruscamente. Mio figlio era fatto così: aveva una gran parlantina e cercava sempre di convincere gli altri delle sue idee. Ma era un buono, sempre pronto ad aiutare tutti».



EDY ONGARO, PARLA PAPA’ SERGIO: “I SUOI LIBRI SON IN CANTINA, NON HA STUDIATO MA LEGGEVA TANTO”

Edy aveva vissuto nell’abitazione dove vive il padre a Giussago, frazione di Portogruaro, provincia di Venezia, e la sua camera è rimasta intatta come era ai tempi: «I suoi libri sono in cantina. – continua il papà – Non ha mai studiato ma leggeva tantissimo. Aveva imparato da solo anche le lingue: spagnolo, russo, cecoslovacco. Siamo sempre stati di sinistra. Mio padre Antonio è stato il primo comunista del paese. Si era salvato dai nazi-fascisti e ci ha cresciuto insegnandoci il valore del lavoro e del sacrificio. Edy per un po’ mi ha seguito nei cantieri ma crescendo è diventato sempre più ribelle».



Nella giornata di domani, presso la chiesetta di Giussago, ci sarà una messa di suffragio in onore proprio di Edy Ongaro, in attesa che le sue ceneri possano rientrare in Italia ed essere poi riposte vicino alla tomba della mamma, morta anni fa: «Né io né mio figlio siamo mai andati in chiesa – conclude Sergio -. Ma volevamo dare la possibilità a tutti i suoi amici di salutarlo. Ancora non ci credo. Mi sembra ieri che sua mamma mi rimproverava per avergli scelto un nome che poteva sembrare femminile».