Efe Bal, trans star del web e della televisione, è stata condannata da una sentenza della Corte di Cassazione: è dunque lei la protagonista della vicenda di cronaca giudiziaria che vi abbiamo narrato sulle nostre colonne due giorni fa, avente per oggetto un’espressione, “fr*cio”, giudicata come infamante e avvilente. Bal, in particolare, aveva sostenuto su Facebook la presunta omosessualità di un rappresentante della Lega, insieme al quale avrebbe avuto un rapporto sessuale.



Il tutto era stato accompagnato da altri epiteti decisamente coloriti e ineducati, tra cui “schifoso”, ma la parola di chiara matrice omofobica è stata la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso, considerato che per la Cassazione essa costituisce, “oltre che chiara lesione dell’identità personale, veicolo di avvilimento dell’altrui personalità e tali sono percepite dalla stragrande maggioranza della popolazione italiana”. A fare riflettere, in tutta questa vicenda, non è tanto la condanna in sé, quanto che sia stata accusata di omofobia Efe Bal, che è dichiaratamente trans: un piccolo, grande cortocircuito cerebrale.



EFE BAL CONDANNATA DALLA CASSAZIONE

Del caso di Efe Bal si è occupato anche il quotidiano “La Verità”, che non si è limitato unicamente a riportare un verdetto di terzo e ultimo grado, ma si è anche posto alcuni interrogativi in merito alla sentenza, che presenta alcune illogicità. In primis, “come testimoniato giorni fa ad Anni 20 da Platinette, al secolo Mauro Coruzzi, non è infrequente che in certi ambienti ci si possa appellare, senza volersi denigrare, col termine censurato dalla Cassazione”. E poi, spazio a una riflessione a più ampio raggio sull’attuale quadro politico italiano e sul tanto dibattuto Ddl Zan, invocato da molti e osteggiato da alcuni. A tal proposito, “La Verità” assume una posizione chiara e ben delineata: “Tuttavia, come terzo e ultimo rilievo, la condanna della magistratura un’utilità ce l’ha. Prova che la legge contro l’omotransfobia, checché ne dicano Alessandro Zan e gli influencer, non serve; perché se si usano certi termini, poi si paga. Già oggi”.

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