L’epidemia di covid ha letteralmente paralizzato lo screening dei tumori da nord a sud del paese. Si calcola che le visite oncologiche abbiano subito un calo che varia dal 40 al 70% a seconda delle regioni, un danno ingente per la sanità pubblica. Dati che sono stati snocciolati in queste ore dal quotidiano La Stampa, che sottolinea come alcune regioni, a partire da questo autunno, abbiano sospeso i ricoveri programmati per dedicarsi sulla pandemia, e solamente tre regioni hanno dedicato posti in terapia intensiva congrui ai malati oncologici. E’ in particolare l’Osservatorio sul federalismo in Sanità, realizzato da Cittadinanzattiva, a denunciare tale situazione che rischia di provocare danni ingenti in un futuro prossimo, in quanto la diagnosi precoce di un tumore incide in maniera basilare sulla cura e sulla sopravvivenza di un paziente. Il calo è stato purtroppo evidente: -53.% di screening mammogreafici, leggasi 2.099 casi in meno di tumore diagnosticati da gennaio a maggio 2020, con la Toscana che ha registrato un -40.7%, e la Calabria addirittura un meno 71.2%.



EFFETTO COVID SUI TUMORI: I DATI CHE PREOCCUPANO

Calo netto anche per quanto riguarda la diagnosi di tumore al colon-retto, -54.9% a livello di media nazionale, con ben 3.953 neoplasie scoperte in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. In questo caso sono Lazio e Calabria a registrare i cali più vistosi, rispettivamente -72.8 e -72%, mentre in Umbria il dato registra un -32.1%. Ma dati in forte ribasso si registrano anche per il Pap Test, che potrebbe preventivare un tumore al collo dell’utero, per una riduzione pari al 55.3% a livello nazionale (-1.675 casi rispetto al 2019). Come dimenticarsi poi dei ricoveri programmati che sono stati posticipati a causa del covid. L’Abruzzo, scrive La Stampa, aveva deliberato al 5 novembre la sospensione dei ricoveri da effettuare entro 60 e 180 giorni, e 12 mesi, mentre Lombardia, Puglia, Calabria e Campania hanno deciso di sospendere in toto i ricoveri programmati. «L’epidemia – le parole di Antonio Gaudioso, segretario di Cittadinanzattiva – ha rivelato quanto scelte efficaci di politica sanitaria siano in grado di fare la differenza e quanto, per praticarle occorra superare, almeno in emergenza, tutti i limiti di un’azione programmatoria spezzettata al livello regionale». Così invece il ministro della salute, Roberto Speranza: «In questi anni, nel nostro Paese spesso abbiamo oscillato tra posizioni ultra federaliste e ultracentraliste», ma «entrambe sono sbagliate. Dopo l’epidemia – ha concluso – sarà importante aprire una discussione serena per trovare un punto di vista corretto tra competenze dello Stato e funzioni, molto rilevanti, delle autonomie territoriali».

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