Bombardamenti con missili a lungo raggio sull’aeroporto di Lutsk e quello di Ivano-Frankivsk, altri non lontano dai confini con Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria. È la prima volta che i russi colpiscono la parte occidentale dell’Ucraina. Il conflitto dunque dilaga sempre di più, mentre ormai la capitale Kiev è circondata quasi completamente dalle forze russe, che in alcuni punti si trovano solo a cinque chilometri di distanza. Intanto il Cremlino ha annunciato il prossimo arrivo di 16mila volontari siriani. Tutti segnali di una prossima offensiva decisiva.
Secondo il generale Giuseppe Morabito, membro fondatore dell’Institute for Global Security and Defense Affairs (Igsda) e membro del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation, “l’arrivo di milizie siriane in Ucraina corrisponde a quanto fecero i turchi in Libia: l’uso di persone ben addestrate e capaci di fare la guerra, soprattutto nei centri abitati”.
Bombardamenti a un centinaio di chilometri dal confine polacco e nell’ovest dell’Ucraina, fino a oggi ancora non colpita dai missili, mentre Putin ha dato ordine di rafforzare lo schieramento militare ai confini con i paesi membri della Nato, Polonia, Romania, Slovacchia e Paesi baltici. Vuole aumentare la pressione sull’Ue in chiave anti-ucraina?
Molto semplicemente c’è un motivo militare. Visto che paesi come la Polonia, soprattutto, mandano aiuti militari in Ucraina, i russi bombardano gli aeroporti e gli scali commerciali nei pressi del confine per impedire l’arrivo di questi aiuti. È una mossa, quella di bloccare i soccorsi, che qualunque paese in guerra avrebbe fatto. In questo modo sarà molto difficile per gli ucraini andarsi a prendere le armi che arrivano.
Dopo giorni di speculazioni non confermate, lo stesso Cremlino ha annunciato l’arrivo di 16mila volontari dal Medio oriente, soprattutto siriani, per combattere nel Donbass. Significa che l’esercito russo ha bisogni di rinforzi? Forse perché gran parte dei soldati russi sono militari di leva, giovani e inesperti?
Se l’arrivo di questi volontari sarà confermato, non significa che Putin voglia mettere in campo mercenari sanguinari che facciano piazza pulita. Significa piuttosto che ha bisogno di soldati esperti nel combattimento nelle città. Questo sono capaci di fare i siriani, abbiamo visto che anche la Turchia in Libia ha fatto la stessa cosa, usando miliziani siriani. Sono abituati da anni a combattere casa per casa.
Questo vuol dire che Mosca sta per dare via all’offensiva finale, la conquista delle città e soprattutto di Kiev?
Può essere. C’è da tener conto che i siriani non sono abituati a combattere in regioni fredde dove c’è la neve; sono abituati al deserto e al clima molto caldo, ma come dicevo prima sanno combattere casa per casa.
Dalle immagini satellitari la lunga colonna di mezzi e carri armati che da due settimane si trova in direzione di Kiev si sarebbe dispersa, dividendosi e frazionandosi. Si stanno disponendo per assediare e attaccare Kiev?
L’attacco a Kiev è questione di tempo. In termini militari si disperde una colonna di mezzi quando si cerca di evitare attacchi alla colonna stessa. Messi in fila, come abbiamo visto, i mezzi sono più facili da colpire, dai droni e da reparti specializzati ucraini. Frazionati in piccoli gruppi sono un obbiettivo più difficile.
Da nostre fonti molti giovani russi fuggono in paesi come Kazakistan, Uzbekistan, Georgia e Armenia. C’è chi scappa perché ha paura di essere arrestato se manifesta per capace e chi vuole evitare la leva militare e finire a combattere in Ucraina. Cosa significa?
Attenzione, queste sono informazioni da verificare bene. Capisco se un giovane russo di buona famiglia quindi con disponibilità economiche fugga in un paese come il Kazakistan, ma non ce lo vedo un russo fuggire in Georgia o in Armenia. Ricordiamo che la Russia invase la Georgia proprio come oggi l’Ucraina. Piuttosto c’è un’altra notizia preoccupante.
Quale?
Molti siti militari riportano la notizia che il Cremlino abbia intenzione di spostare le forze di pace dislocate ai confini tra Armenia e Azerbaijan per mandarle in Ucraina. Questo significherebbe sguarnire una zona di guerra e l’Azerbaijan con il sostegno di Erdogan potrebbe approfittarne per riprendersi definitivamente il Nagorno Karabakh, aprendo così un nuovo fronte di guerra.
Al vertice di Versailles è stato dato un messaggio inequivocabile: Putin non vuole la pace. Che ne pensa?
Purtroppo è così. Putin ha ribadito le sue richieste, ha accettato colloqui e trattative, ma non ha ottenuto quello che voleva. Se lo prenderà con la forza militare.
(Paolo Vites)
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