L’Egitto ha deciso di blindare ulteriormente il confine e il valico con Rafah, zona Sud della Strisica di Gaza in cui sono stati spinti, per volere di Netanyahu, i palestinesi che risiedevano nel Nord, al fine di rendere più agevole la caccia ai terroristi di Hamas. Attualmente, nell’area di Rafah si trovano quasi 2 milioni di sfollati palestinesi, mentre il governo israeliano ha deciso di continuare i suoi attacchi anche nel Sud.



Netanyahu, per avere libertà di condurre i suoi feroci attacchi nell’area di Rafah ha ipotizzato, prima, di spingere nuovamente tutti i civili palestinesi nel Nord, mentre alcune voci particolarmente nazionaliste nel suo gabinetto hanno avanzato l’ipotesi di spingerli verso l’Egitto. Quest’ultima circostanza, com’è ovvio che sia, ha trovato l’opposizione del presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, il quale ci ha tenuto a precisare che qualsiasi afflusso forzato da parte di Israele verso il nord del Sinai e, in generale, verso l’Egitto, sarebbe una grave violazione. La conseguenza, ha minacciato chiaramente Al Sisi, sarebbe quella della sospensione dell’accordo di pace tra il Cairo e Tel Aviv firmato nel 1979. “C’è una differenza tra ospitare e curare qualche migliaio di feriti”, ha dichiarato alla televisione pubblica un portavoce di Al Sisi, “e accettare l’espulsione di un popolo”.



L’Egitto chiude e presidia il valico di Rafah con Gaza

A far eco alle minacce dell’Egitto da un eventuale svuotamento della Striscia di Gaza dai palestinesi c’è stata anche la Lega Araba, che si è opposta al piano che “minaccerebbe la stabilità regionale“. Al Sisi, dunque, per prevenire eventuali pressioni migratorie, spontanee o indotte, oltre a bloccare il valico di Rafah ha anche disposto l’esercito, con carri armati e mezzi pesanti, oltre a disporre il filo spinato sul muro di confine tra Gaza e Sinai. Insomma, in Medio Oriente la pressione è sempre più alta e l’idea di svuotare Gaza, mai avanzata ufficialmente da Netanyahu, potrebbe essere il colpo di grazia alla stabilità già estremamente precaria della regione araba, specialmente se quei 2 milioni di palestinesi venissero spinti verso l’Egitto.

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