L’Egitto è quotidianamente alla ribalta sia per la questione libica sia per la vendita di armi da parte dell’Italia, ma soprattutto per la drammatica vicenda di Giulio Regeni. Se esiste una sorta di denominatore comune in tutte queste vicende è certamente il ruolo rilevante che in Egitto esercita il potere militare. Esso si fonda in buona sostanza su tre istituzioni: il ministero della Produzione militare, il ministero della Difesa e l’Organizzazione araba per l’industrializzazione.



Per quanto riguarda per esempio il ministero della Produzione militare il suo fatturato ha subito un incremento notevole grazie al fatto che possiede 17 fabbriche e 20 imprese e ciò gli ha consentito di raggiungere la cifra di 720 milioni di euro. Per quanto riguarda il ministero della Difesa una delle sue agenzie, certamente la più importante, e cioè l’Organizzazione dei progetti del servizio nazionale, non è sorta solamente per approvvigionare i reggimenti; essa coordina 20 imprese ed è presente in modo capillare nelle principali città egiziane con un migliaio di negozi e chioschi che vendono alimenti a basso prezzo. Questa struttura gestisce anche gli impianti per il trattamento delle acque, le reti di videosorveglianza e, grazie all’attuale presidente, anche le autostrade egiziane.



Un’altra agenzia di estrema rilevanza è l’Autorità dell’ingegneria militare, specializzata nella costruzione di infrastrutture autostradali e di ponti che nel giro di qualche anno ha visto aumentare il suo volume d’affari di circa il 300%. Insomma, a partire dal 2013, il potere economico dell’esercito è diventato enorme e non esistono contratti significativi sotto il profilo finanziario in Egitto che non passino per le mani dell’esercito. Si pensi, a tale riguardo, che durante l’emergenza Covid-19 è stata l’Autorità per gli acquisti unificati di materiale medico – agenzia creata nel 2015 e diretta dal generale Zaidan – a gestire la crisi sanitaria. Infatti è stata proprio questa agenzia che distribuiva dispositivi e attrezzature per gli ospedali.



In ultima analisi, sotto il profilo strettamente politico, questa crescente militarizzazione dell’economia egiziana costituisce un rilevante vantaggio per il presidente: da un lato infatti l’esercito consente di velocizzare la realizzazione delle infrastrutture di cui l’Egitto ha bisogno (da quelle autostradali a quelle nel settore dell’edilizia) e dall’altro lato le forze armate egiziane garantiscono ad al-Sisi la necessaria stabilità politica.