NETANYAHU ACCETTA LA PROPOSTA USA SULLA TREGUA MA AVVISA: “NON FERMERÀ LA GUERRA”. LA POSIZIONE DI ISRAELE
Dopo aver convocato il gabinetto di guerra per illustrare la proposta di tregua formulata dagli Stati Uniti, il Premier israeliano Netanyahu non chiude all’accordo raggiunto tra Usa, Egitto e – pare – anche Hamas, ma mette i “puntini sulle i” per indicare come tale tregua non sia per il momento definitiva. «L’accordo proposto include un cessate il fuoco temporaneo per il rilascio degli ostaggi», sottolinea il Capo del Governo citato dai media di Israele.
Netanyahu ha poi aggiunto come lo schema di accordo presentato da Biden è parziale ancora in quanto alcuni dettagli non sono stati pubblicati: «La guerra verrà fermata allo scopo di restituire i sequestrati e poi discuteremo». Lo scopo di questa tregua, ha poi aggiunto ancora il Premier israeliano, è comunque il totale rilascio dei rapiti e «la distruzione effettiva di Hamas». Nel frattempo il Ministro degli Esteri egiziano Shoukry che stamane ha dato per primo l’annuncio dell’ok di Hamas alla tregua Usa, in conferenza stampa congiunta con l’omologo spagnolo José Manuel Albares ha spiegato di voler risolvere al più presto la causa palestinese, «sulla base della soluzione dei due Stati e della creazione di uno Stato palestinese ai confini del 1967 con Gerusalemme-Est come capitale». Da ultimo, conclude il Ministro, la posizione egiziana è chiara «nel respingere la presenza israeliana sul lato palestinese del valico di Rafah».
GUERRA ISRAELE-GAZA, L’ANNUNCIO DELL’EGITTO: “HAMAS HA ACCETTATO IL PIANO DI TREGUA DEGLI USA”
Due giorni dopo l’annuncio del Presidente Usa Joe Biden sulla proposta di tregua presentata per la guerra Israele-Hamas a Gaza, una possibile svolta arriva stamane dai negoziatori dell’Egitto: «Hamas ha accolto positivamente la proposta di cessate il fuoco a Gaza», ha annunciato il Ministro degli Esteri al Cairo, Sameh Shoukry. Per il Governo Al Sisi, la proposta di tregua ora attende una risposta imminente di Israele: la mattinata non si era aperta benissimo con altri raid e ulteriori morti sia a Rafah che a Khan Yunis, i due teatri attuali di guerra tra le forze israeliane e la sigla terroristica palestinese.
Secondo i dati enunciati ogni mattina dal Ministero della Sanità a Gaza (controllato da Hamas, perciò occorre sempre prendere con le pinze le comunicazioni del genere, ndr) il bilancio totale della guerra finora è di 36.439 morti e 82.627 feriti. Proprio per la crescente tensione nell’area al confine con l’Egitto, i Paesi impegnati da mesi nei tavoli diplomatici con Tel Aviv e le autorità palestinesi stanno accelerando per puntare ad una risoluzione entro l’estate di un primo reale cessate il fuoco. Complice la campagna elettorale americana, Biden ha fretta di portare a casa il risultato e punta sulla proposta Usa di 6 settimane di tregua come prima fase, volta alla «fine formale e permanente delle ostilità» e al rilascio di tutti gli ostaggi vivi ancora in mano ad Hamas.
L’APERTURA DI ISRAELE E GLI OSTACOLI ANCORA SUL PIANO DI PACE IN MEDIO ORIENTE
Hamas avrebbe dunque accettato l’accordo – anche se occorre vedere se lo confermerà in quanto già diverse volte nel recente passato gli “accordi” sono saltati nel giro di pochissimi giorni – ma tocca ora ad Israele dare il suo responso ad un piano messo a punto dagli Stati Uniti. Le prime avvisaglie, sebbene non entusiaste dell’intesa, non sono del tutto negative: il consigliere per la politica estera del Premier Benjamin Netanyahu, Ophir Falk, sottolinea come Tel Aviv abbia accettato la cornice dell’accordo, sebbene vi siano ancora molti dettagli da risolvere.
«Abbiamo accettato l’accordo, non è un buon accordo ma vogliamo veramente che gli ostaggi vengano tutti rilasciati», spiega al “Sunday Times” il consigliere del Premier, «Le condizioni israeliane, compreso il rilascio degli ostaggi e la distruzione di Hamas come organizzazione terroristica, non sono cambiate». L’estrema destra nel gabinetto di guerra aveva minacciato nel corse ore l’uscita dal Governo qualora fosse raggiunta un’intesa con Hamas e per questo motivo Netanyahu ha invitato nelle prossime ore il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir per far luce sull’ultimatum presentato dalla sua area politica. Secondo il “Times of Israel”, il Primo Ministro vorrebbe convincere l’area destra che l’accordo non è irresponsabile e che non obbliga Israele a porre subito fine ai combattimenti.
Per il segretario di Stato Usa Antony Blinken, che stamane ha sentito in teleconferenza il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, l’accordo possibile fra Israele e Hamas è un passo avanti enorme per la pace: «Blinken ha accolto con favore la volontà di Israele di raggiungere un accordo e ha affermato che spetta ad Hamas accettarlo», spiega alla stampa il portavoce Matthew Miller. Di contro, Gallant al “Times of Israel” commenta quanto risposta al collega americano, ovvero «Nel quadro di qualsiasi processo di sviluppo, Gallant ha sottolineato l’impegno di Israele a smantellare Hamas come autorità governativa e militare. A questo proposito, ha discusso la questione di identificare e consentire l’emergere di un’alternativa di governo locale».