I due scrittori tedeschi Jean-Philipp Baeck e Andreas Speit hanno pubblicato il libro dal titolo “Rechte Egoshooter“, una parola tedesca che si potrebbe tradurre in “gioco di tiro”. Il riferimento è agli assassini che hanno compiuto le tristemente note stragi di Halle, Utøya e Christchurch, i massacri avvenuti negli scorsi anni in Nuova Zelanda, Norvegia e Stati Uniti e che hanno avuto tutti lo stesso modus-operandi: un folle, che armato di armi pesanti, ha ucciso diverse persone in nome di un’idea politica e razziale, e non solo. I due autori tedeschi parlano di “gioco”, in quanto l’assassinio entra in azione nel mondo reale come se stesse vivendo in prima persona un cosiddetto videogame sparatutto, con il mondo ai suoi piedi, e pronto a colpire chiunque gli capiti a tiro. Nelle tre stragi di cui sopra sono morte 77 persone, e tutti erano, per dirlo sempre alla Jean-Philipp Baeck e Andreas Speit dei “premi bonus”. Le tre stragi sono state accomunate da un’altra caratteristica importante, la loro spettacolarizzazione, in quanto hanno pervaso i media con filmati realizzati in due casi (Halle e Christchurch), dagli stessi attentatori.
EGOSHOOTER: UN ASSASSINO SPINTO NON SOLTANTO DA UN ODIO RAZZIALE
Ciò, scrive sueddeutsche.de, fa capire come alla base degli assassini che hanno compiuto le tre stragi, vi fosse anche un forte desiderio narcisistico, “l’assassino, con l’attacco, spera in un sussidio per il suo ego”. Jean-Philipp Baeck e Andreas Speit fanno un identikit dell’omicida: “Sono caratterizzati da una subcultura socialmente schietta e cinica di Internet, collegata alla scena del giocatore“, sottolineando ampi riferimenti con i videogiocatori degli sparatutto in prima persona. Stephan B, il 9 ottobre del 2019, si mise una telecamera in testa e trasmise in diretta l’attacco alla sinagoga, utilizzando una piattaforma utilizzata di solito per gli stream dei videogiochi, commentando poi le sua azioni con le frasi tipiche dei gamer. I due autori tendono a condannare fermamente una certa branchia di internet, dove secondo loro, si è diffuso un mondo parallelo che incita all’odio e alla violenza, soprattutto nei confronto delle minoranze, a cominciare dagli ebrei. Gli stessi parlano di “fascismo digitale“.