A un anno di distanza dalla tragedia della funivia del Mottarone, alla quale sopravvisse soltanto il piccolo Eitan Biran, l’intero ramo materno della famiglia del bambino è tornata a parlare. L’ha fatto per mezzo di un comunicato stampa diffuso dal suo portavoce, Gadi Solomon, che si apre così (fonte ANSA): “Eitan è con noi nei nostri cuori e nei nostri pensieri. Continueremo a lottare per lui perché cresca in Israele, la sua casa naturale, casa della sua famiglia, luogo di sepoltura dei suoi genitori e del fratellino”.



Giova infatti ricordare che Eitan Biran, a seguito di una lunga battaglia legale che vi abbiamo documentato nei mesi scorsi sulle nostre colonne, attualmente si trova in Italia con la zia paterna Aya Biran. Eppure, i nonni materni non si rassegnano: “Anche se siamo stati condannati ad essere distanti da Eitan e a limiti di tempo per parlargli non abbiamo mai rinunciato e non rinunceremo mai al diritto di far parte della sua vita e alla possibilità che lui torni in Israele. Le discussioni legali in Italia sono ancora in corso e speriamo che la corte di Milano e le persone che si occupano degli affari di Eitan abbiano a cuore il suo bene e correggano la terribile ingiustizia causata a lui e a noi”.



EITAN BIRAN, LA FAMIGLIA MATERNA: “NON CI ARRENDIAMO”

Insomma, malgrado sia stato deciso che Eitan Biran deve restare in Italia e crescere con la zia paterna Aya, i Peleg non si arrendono. Il nonno del piccolo, Shmuel, insieme ad un presunto complice, è inseguito in Israele da un mandato d’arresto internazionale emesso dalla magistratura di Pavia per il rapimento del minore, ma il ramo materno della famiglia di Eitan continua a pensare a lui.

In particolare, nella nota viene ricordato che “è passato un anno dall’orribile disastro in Italia. Al buio e nella terribile oscurità che ci copriva la vita, continuava a illuminarci un riflettore di speranza: il nostro amato Eitan. Un piccolo bambino che ha mostrato di essere un combattente gigantesco e che ha conquistato la vita in maniera miracolosa”.