E’ tornato in Italia il piccolo Eitan Biran. Così come previsto, nella serata di ieri, poco dopo le ore 22:00, il bimbo sopravvissuto alla strage del Mottarone, che era stato condotto in Israele dal nonno, ha rimesso piede nel nostro paese. Ad annunciarlo sono stati i legali Grazia Cesaro e Cristina Pagni che assistono la signora Aya, la zia del bambino: “Siamo lieti di confermare che il 3 dicembre con un volo in tarda serata da Tel Aviv il piccolo Eitan è rientrato in Italia in sicurezza e stabilmente”, fanno sapere attraverso un video. Il bimbo ha viaggiato sul volo di linea Fr2006, decollato dall’aeroporto di Ben Gurion a Tel Aviv e atterrato in Italia, ad Orio al Serio, alle ore 22:03, per poi fare ritorno a casa, in provincia di Pavia, poco prima di mezzanotte.



Dopo 84 giorni Eitan ha quindi rimesso piede nelle propria abitazione, e non accadeva esattamente dall’11 settembre, giorno in cui il nonno materno Shmuel Peleg lo aveva portato via dalla casa degli zii per trasferirlo in Israele assieme a un complice, un contractor cipriota. “Eitan era felice e mi ha detto ‘sono contento di essere tornato a casa’”, sono le parole rilasciate dal piccolo al poliziotto della squadra mobile di Pavia, Andrea Lenoci, che ha riportato in braccio Eitan a Travacò Siccomario (Pavia).



EITAN E’ TORNATO A CASA: LE PAROLE DEGLI AVVOCATI DELLA ZIA

Eitan torna a casa della zia, accanto alla casa dove è cresciuto da quando aveva un mese – la nota pubblicata dalla portavoce israeliana di Aya – la casa dei suoi genitori defunti che è anche vicina alla casa dei nonni paterni, che attendono il suo ritorno. Le procedure per la restituzione dei passaporti e per garantire un passaggio agevole, veloce e sicuro all’aeroporto e al controllo di frontiera in Israele sono state supervisionate a distanza dagli avvocati della famiglia Biran, Shmuel Moran e Avi Chimi”.



Gli avvocati hanno poi aggiunto: “Eitan ora farà ritorno alla sua routine, a tutti i suoi contesti medici, terapeutici ed educativi, ai suoi amici del quartiere e alla scuola, alla comunità in cui è cresciuto e al suo adorato gatto Oliver. Desideriamo – concludono – che possa cessare il clamore mediatico e chiediamo di evitare ogni forma di intrusione nella vita del minore e della famiglia che lo accoglie”.