Eccesso di affetto, motivi religiosi o problema patrimoniale: cosa c’è dietro il rapimento di Eitan? Il bambino, unico superstite della tragedia del Mottarone continua ad essere conteso tra due famiglie. Il caso è stato affrontato nel corso della trasmissione Porta a Porta, che si è domandata cosa possa esserci dietro al suo sequestro da parte del nonno, che lo ha portato in Israele. Dietro al rapimento ci sarebbe lo scontro tra due culture che coinvolge anche la religione. C’è chi parla di motivi di salute ma sono sempre di più coloro che intravedono dietro la faida presunti motivi economici legati a cospicui risarcimenti dopo le generose donazioni da tutto il mondo.



Il piccolo Eitan, come svelato dall’inviato Giancarlo Giojelli in collegamento da Gerusalemme, si troverebbe proprio in casa del nonno, in un palazzone dove vive l’uomo e dove è fermo fino a venerdì in obbligo di dimora. “Eitan è in stato di isolamento per via del Covid come tutti quelli che arrivano in Israele”, ha aggiunto il giornalista, “i nonni hanno scelto di tenerlo in casa con loro dopo i controlli fatti in ospedale al suo arrivo”.



Caso Eitan, parla lo zio paterno: “temo danno psicologico”

Ad intervenire sulla vicenda del piccolo Eitan è stata anche Licia Ronzulli, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, la quale ha svelato che nessuno avrebbe letto finora le carte. Non è possibile, dunque, sapere con certezza quanto la componente religiosa o quella patrimoniale abbiano influito nel rapimento da parte del nonno. La speranza è che Eitan possa fare presto ritorno in Italia, a Pavia, dalla zia alla quale era stato affidato dopo la tragedia.

A parlare ai microfoni di Porta a Porta è stato anche lo zio paterno, Or Nirko che ha spiegato qual è la più grande preoccupazione in questo momento: “Il danno psicologico irreversibile di Eitan, qui non si scherza. E’ un bambino che ha sofferto tanto, non se lo merita. Ha bisogno della sua stabilità, di essere con le persone a lui più vicine, con la sua terapista e continuare il percorso di psicoterapia e fisioterapia che sta svolgendo qua”. Prima del rapimento, Eitan “era un bambino felice e vivace”, ha aggiunto lo zio. Intanto ad Israele, in merito alle possibili ipotesi non viene trascurato nulla: c’è sicuramente un eccesso di affetto e possesso da parte del nonno, ma non mancano i motivi religiosi (che dividono le due famiglie). Ci sarebbe poi una vecchia ruggine tra le famiglie, come rivelato dall’inviato: “La famiglia materna non voleva che la figlia ed il marito si trasferissero per un lungo periodo in Italia e non voleva che il bambino crescesse in Italia. Non vedevano di buon occhio il fatto che fosse iscritto prima ad un asilo e adesso ad una scuola elementare di suore Canossiane”.



L’intervento dell’ambasciatore in Israele

Ad intervenire in collegamento con la trasmissione Porta a Porta, anche il legale in Italia della famiglia Biran, ovvero la famiglia affidataria del bambino, l’avvocato Armando Simbari, che ha svelato le possibili ipotesi dietro al rapimento di Eitan: “Sono state violate delle disposizioni dell’autorità giudiziaria”, ha esordito. “Come abbia fatto a rapirlo? Di sicuro ci deve essere stata una iniziativa particolarmente articolata”, ha aggiunto il legale.

Sia Israele che l’Italia sono molto attenti alle sorti del piccolo. L’ambasciatore italiano in Israele ha rilasciato una dichiarazione alla trasmissione: “Sono personalmente affezionato al piccolo Eitan, ho avuto il privilegio di potergli impartire una benedizione biblica in ospedale”, ha spiegato Dror Eydar, “Abbiamo anche accompagnato le bare nel loro ultimo viaggio in Israele”. L’ambasciatore ha svelato che per lui questo ha rappresentato l’evento più difficile vissuto nel suo ruolo e lo ricorderà per sempre. Di fronte ai recenti sviluppi della vicenda, ha aggiunto, “si spezza il cuore”. Intanto viene seguito il caso con attenzione “per il bene del bambino”.