Giungono aggiornamenti dal tribunale dei minori di Tel Aviv, dove in queste settimane è in gioco il destino di Eitan Biran. La decisione momentanea, basata su un’intesa tra le famiglie, prevede che il bambino rimanga in Israele fino all’8 ottobre, giorno in cui saranno prese in esame le richieste delle famiglie. Nel frattempo, ha riferito Giancarlo Giojelli a “Storie Italiane”, su Rai Uno, Eitan potrà vedere e convivere con tutti i suoi parenti e i servizi sociali e gli psicologi dovranno garantire a entrambi i rami della famiglia di stare con lui.
Il piccolo pensa di essere in vacanza ed è sereno. La richiesta del giudice. però, prevede che, adesso, venga tenuto nascosto alla stampa il luogo dove vivrà il bambino, che non coinciderà con quello in cui è stato in questi giorni. I commenti da parte delle famiglie non sono pervenuti; soltanto la zia Aya si è detta molto preoccupata, piangendo: “Sono sconvolta da questa situazione”. Di fatto, nessuna delle due parti è uscita soddisfatta dall’aula, in quanto Eitan soggiornerà in un luogo ancora da stabilire, dove potrà vedere tutti i suoi parenti. Il giudice ha quindi preso tempo per interrogare i soggetti interessati e capire cosa sia effettivamente avvenuto in Italia e se si sia trattato di un rapimento o meno.
EITAN RESTERÀ IN ISRAELE FINO ALL’8 OTTOBRE
Doveva essere il giorno decisivo per Eitan Biran, il bambino sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone, nella quale ha perso i genitori e il fratellino Tom, di soli due anni. Il tribunale dei minori di Tel Aviv era chiamato a pronunciarsi sul destino del piccolo e a decretare se rimandarlo in Italia oppure farlo restare in Israele, con il ramo materno della sua famiglia. Le notizie di agenzia comunicano il raggiungimento di un’intesa temporanea tra le famiglie per la gestione di Eitan fino all’8 ottobre, quando riprenderà il processo per tre giorni consecutivi. Sino ad allora, dunque, il bimbo rimarrà all’estero.
Da alcuni giorni, ricordiamo, la zia paterna del bimbo, Aya, si è recata lì per presenziare al processo. Nella discussione sarebbe emersa anche la possibilità che il bimbo, adesso o più avanti, venga sentito in modalità protetta con l’ausilio di uno psicologo, per comprendere se sia stato influenzato nei suoi pensieri e nelle sue parole. Da Pavia, intanto, confermano l’esistenza di un provvedimento di divieto di espatrio per il bambino, comunicato anche alla dogana: com’è stato possibile lasciarlo passare indisturbato?
EITAN BIRAN: UDIENZA TESA, LEGALI ZIA AYA HANNO RICHIESTO IL RIENTRO IMMEDIATO IN ITALIA DEL BAMBINO
A decidere le sorti di Eitan sarà una donna, la giudice Iris Ilotovich Segal: la donna, nata in Israele, nel 1989 si è diplomata alla Ort Singalovsky High School di Tel Aviv, prima di servire nelle forze armate per i due anni di leva. Nel 1997 si è laureata in legge alla bar Ilan University, dove nel 2005 ha conseguito anche il master. Poi, come riportato dal “Corriere della Sera”, “per un anno ha lavorato nell’ufficio del procuratore distrettuale di Tel Aviv, è diventata avvocato nel 1998. Docente all’Idc Herzliya e allo Shaare Mishpat Academic Center tra il 2011 e 2017, nel luglio 2017 è approdata al tribunale della famiglia di Tel Aviv, dove è stata nominata giudice”.
Stando a quanto filtra da Tel Aviv, l’udienza di stamattina sarebbe stata piuttosto tesa e a porte chiuse, caratterizzata, pare, da una discussione vibrante. Come era lecito immaginarsi, la zia Aya ha chiesto di riportare subito il bambino in Italia, con effetto immediato. L’ha fatto per mezzo del suo team legale, che ha presentato un’istanza per ricondurre Eitan nel nostro Stato, definito “la residenza naturale dove è cresciuto”. Gli avvocati hanno poi ricordato come il nonno materno, Shmuel Peleg, che ha sottratto il bimbo a Pavia, fosse stato condannato in passato in via definitiva per violenze.