Fa riflettere che la repressione durissima in atto in Nicaragua nei confronti della Chiesa cattolica sia stata ordinata dal presidente Daniel Ortega. Il leader sandinista, già al potere dal 1985 al 1990 e adesso dal 2007, aveva studiato in un collegio dei gesuiti e poi all’università cattolica di Managua. Quando il Fronte di liberazione sandinista prese il potere, il governo addirittura giurò fedeltà davanti al vescovo della capitale. In carica da cinque mandati consecutivi, Ortega ha cambiato la costituzione in modo da potersi presentare al voto in modo illimitato e impostando la vita del paese su un regime autoritario. La Chiesa è diventata il suo obbiettivo primario, in quanto voce in difesa dei diritti umani. Ha fatto scalpore l’arresto del Vescovo Rolando José Álvarez, prelevato di notte dalla Polizia nazionale del Nicaragua e fotografato in ginocchio con le mani alzate per il quale hanno protestato sia il segretario dell’ONU che il papa. Diversi i sacerdoti che si ritrovano in carcere in Nicaragua: padre Oscar Benavidez della diocesi di Siuna; e padre Ramiro Tijerino, padre José Luis Diaz, padre Sadiel Eugarrios e padre Raúl González, tutti della diocesi di Matagalpa. Sono stati presi anche i seminaristi Darvin Leyva e Melquín Sequeira e il cameraman Sergio Cárdenas. Mentre il vescovo Alvarez è agli arresti domiciliari, tutti gli altri si trovano rinchiusi in un carcere di massima sicurezza, per la costruzione del quale il governo ha speso una cifra vicina ai 5 milioni di dollari: El Nuevo Chipote, o semplicemente El Chipote, aperto nel febbraio 2019 per sostituire la vecchia prigione omonima e oggi conosciuto come un carcere di tortura.
Il quotidiano argentino La Nación in un articolo ha raccontato diversi episodi di abusi in Nicaragua: per alcuni prigionieri le luci sono accese 24 ore al giorno mentre altri sono sempre al buio; non possono vedere i loro parenti o i loro avvocati. Un agente di polizia che ha disertato insieme ad altri colleghi dopo la repressione delle manifestazioni del 2018 da parte della dittatura, ha raccontato a The Voice of America com’è stato il suo tempo passato nella prigione delle torture. “Non riuscivo a dormire per via del mio corpo completamente torturato. Mi hanno strappato i denti, strappato parti delle unghie dei piedi, usato scosse elettriche, portandomi via la vita in un modo che non mi aspettavo“, ha ricordato. In mezzo alla sofferenza pensò anche di suicidarsi: “Ho pensato di togliermi la vita, ma non riuscivo a trovare con cosa o come, poiché mi trovavo in un posto inadatto, ho visto due miei colleghi morire tra le mie braccia, sanguinanti, violentati”. Di fronte alla tortura e al dolore, solo Dio lo fece andare avanti. “A causa delle torture che subivo, mi sentivo senza più forze. In quei momenti pensavo alla mia famiglia e al dare la mia vita a Dio. Ho dovuto dire a Dio, eccomi qui, dammi la forza al punto che possa sopportarlo“, ha raccontato. Intanto, una settimana dopo il rapimento del vescovo di Matagalpa e amministratore apostolico di Estelí, Rolando Álvarez, la dittatura di Daniel Ortega in Nicaragua ha messo a tacere un’altra radio cattolica, Radio Stereo Fe della diocesi di Estelí che il 24 agosto ha denunciato l’obbligo di finire le trasmissioni. Si tratta della sesta radio cattolica obbligata a far ciò.