C’è un’isola nell’Oceano Atlantico che non vuole essere neppure lontanamente paragonata a Lampedusa. Si chiama El Hierro ed è la più giovane delle Isole Canarie. Qui ci sono più africani che abitanti, ma la gente non si lamenta, anzi dà una mano. In cambio, i giovani senegalesi sbarcati forniscono aiuti per lo sviluppo sportivo dell’isola. Un esempio di integrazione che è stato raccontato da Frankfurter Allgemeine Zeitung. El Hierro, l’isola più occidentale dell’arcipelago spagnolo e avamposto più meridionale dell’Ue, ha poco più di 10mila persone. Solo lo scorso ottobre, vi sono sbarcati altrettanti migranti provenienti dall’Africa, oltre 12mila quest’anno. Dall’inizio dell’anno sono arrivati alle Canarie in totale quasi 35mila migranti, il doppio dell’anno precedente e già più del 2006, che è è stato l’anno record che in Spagna.



A prescindere dal contributo sportivo, stanno dando aiuto anche a livello professionale, visto che all’isola servono muratori, idraulici, allevatori e pescatori. Visto che loro hanno bisogno di un lavoro e di una casa, la sfida è chiara. Probabilmente questa armonia tra gli abitanti di El Hierro e i migranti è dettata dal fatto che hanno storie simili. Come gli africani, anche loro sono stati rifugiati per la povertà e si sono diretti verso il Sud e il Nord America. «Sappiamo cosa significa essere poveri e salire su una barca per sopravvivere in un Paese straniero e cercare lavoro in Venezuela, Argentina e Cuba», ha confermato un abitante al giornale tedesco.



A EL HIERRO PIÙ MIGRANTI CHE A LAMPEDUSA MA…

Visto il numero ingente di sbarchi, El Hierro è stata definita la “nuova Lampedusa“. Ai politici delle Canarie, che si sentono abbandonati dal governo centrale e dall’Ue, non è passato inosservato il fatto che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen abbia visitato Lampedusa, diventata punto di riferimento per la migrazione illegale verso l’Europa, mentre a El Hierro, dove a ottobre sono arrivati più migranti che in tutta l’Italia, non si è ancora presentato neppure un ministro spagnolo. I problemi, infatti, non mancano al netto della grande solidarietà. Ad esempio, il piccolo ospedale dell’isola è sempre irrimediabilmente sovraccarico.



Dopo gli sbarchi, la macchina dell’accoglienza si attiva rapidamente: i migranti vengono accolti dai soccorritori con vestiti asciutti, tè caldo, sedie a rotelle, ambulanze e scuolabus pronti a portarli al centro di accoglienza sull’altro lato dell’isola. Gli abitanti spesso portano dei vestiti e si prendono cura anche dei soccorritori, portando loro da mangiare se il turno si allunga. La disponibilità ad aiutare rimane intatta anche dopo mesi. Ma gli abitanti si sentono beffati da un sistema che li ignora anche quando si tratta di sostenere i costi per lo smaltimento delle barche abbandonate. Le autorità, infatti, non sono riuscite a trovare un accordo su chi avrebbe sostenuto i costi per i quasi 500 Cayucos nei porti delle Canarie, che possono arrivare fino a 8.000 euro a barca. Tutto ciò incrementa quel senso di solitudine che si prova a El Hierro.

“LAMPEDUSA NON HA NULLA A CHE FARE CON NOI”

A El Hierro sanno bene che c’è molto da fare a livello di accoglienza, in particolare per quanto riguarda le strutture. Servirebbe anche assistenza legale e traduttori per facilitare le richieste di asilo. A fronte di tutta la solidarietà messa in campo e di come il governo centrale e l’Ue li ignorino, non ci stanno a essere paragonati a Lampedusa. «Non ha nulla a che fare con noi. Noi stessi siamo stati migranti. Ecco perché la solidarietà della gente qui è così grande», ha dichiarato a Frankfurter Allgemeine Zeitung Amado Carballo, avvocato e ministro degli affari sociali a tempo parziale per il governo dell’isolati El Hierro.