Per definizione ‘El Niño’ rappresenta un fenomeno climatico periodico che comporta un innalzamento delle temperature dell’Oceano Pacifico centrale e orientale di almeno 2 gradi. E ora dopo 7 anni ecco tornare ‘l’onda calda’, con effetti su tutto il pianeta. La conferma arriva dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) e gli esperti cominciano ad essere preoccupati dei risvolti a cui assisteremo nei prossimi mesi se, a questo fenomeno naturale aggiungiamo i già evidenti effetti del cambiamento climatico.



L’arrivo del Niño aumenterà di molto la probabilità di battere i record di temperatura e innescherà più caldo estremo in molte parti del mondo e degli oceani” ha spiegato il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas. “Auspichiamo che i governi si preparino a limitare gli impatti su salute, ecosistemi ed economie. Avvisi tempestivi e azioni preventive sono essenziali per salvare vite durante gli eventi meteorologici estremi”. I timori, come apprendiamo dal The Guardian, sarebbero giustificati dal fatto che il riscaldamento globale starebbe ‘correndo’ più forte del previsto. E così, insieme al caldo che porta el Niño, “molti milioni di persone in tutto il pianeta e molti ecosistemi diversi dovranno affrontare sfide straordinarie e sfortunatamente subiranno gravi danni“. Queste le parole del professor Peter Stott, che guida il team di monitoraggio e attribuzione del clima del Met Office del Regno Unito.



CAMBIAMENTO CLIMATICO: COSA ASPETTARSI NEL FUTURO

El Niño mette in pericolo la vita marina lungo la costa del Pacifico: in condizioni normali, un fenomeno noto come “risalita” porta acqua fresca e ricca di sostanze nutritive dalle profondità dell’oceano. Quando invece si verifica El Niño, questo processo viene soppresso o interrotto completamente: ciò significa meno fitoplancton lungo la costa, con conseguente minor cibo per alcuni pesci. Il fenomeno del Niño dura 12 mesi ma preannuncia quelli che saranno i 5 prossimi anni più caldi. Se infatti il Niño rientra nel normale ciclo della natura, il dato è preoccupante se rapportato al solito problema dell’emissione dei gas serra, su cui l’uomo non sta ancora adottando le giuste misure per rispettare l’Accordo di Parigi, portando ad un peggioramento anche degli effetti del cambiamento climatico.



Infatti Katharine Hayhoe, capo scienziato della Nature Conservancy e illustre professore alla Texas Tech University, ha affermato che l’anomalia della temperatura del Nord Atlantico è il risultato del carico a lungo termine del sistema climatico di 380 zeta joule di calore extra dalle emissioni umane di gas che intrappolano il calore. Le conseguenze quindi, in termini semplici, consisteranno in frequenti casi di vegetazione in fiamme, siccità, miseria, ed eventi climatici catastrofici. Non è un futuro sicuro e duraturo a cui guardare. Spero ancora che si possa raggiungere un punto di svolta tale che le emissioni di gas a effetto serra inizino a ridursi rapidamente. E so che questo può essere fatto senza compromettere la nostra qualità della vita, anzi”. Queste le parole del professor Peter Scott.