La decisione del Governo di concentrare il 12 giugno, in una sola giornata, sia il primo turno delle elezioni amministrative sia la consultazione per il referendum sulla giustizia, ha incontrato non poche critiche. Si afferma che questa scelta va contro la prassi, e che quindi potrà creare dei disguidi dovuti alla convinzione, invalsa tra gli elettori, che si voti come al solito su due giorni, la domenica e il lunedì mattina; si afferma altresì che si tratta di scelte che indeboliscono la partecipazione (vedi Guzzetta su il riformista) già tragicamente bassa e in costante diminuzione.
Pur corretta sul piano giuridico in quanto conforme alle leggi in materia, la scelta del Governo è una di quelle che fanno riflettere: meglio sarebbe stato attenersi alla prassi o innovare e avvantaggiarsi della “concentrazione” per favorire invece la partecipazione degli elettori? Non va sottovalutato infatti l’effetto traino, pur modesto dati i numeri dei consigli da rinnovare, che le elezioni dei propri rappresentati potrebbe avere rispetto al referendum, anche questo uno strumento di democrazia che non gode di grande fortuna presso l’elettorato, dato l’uso inflazionato che è stato fatto in passato e le polemiche sui suoi effetti, certamente non sopite.
C’è da dire che il referendum sulla giustizia potrebbe essere tale da indurre i cittadini a prendervi parte: l’anniversario di Tangentopoli e le innumerevoli polemiche sul tema, compresa quella della potenziale corruzione dei giudici, delle connivenze tra giudici e pubblici ministeri, sul rapporto tra magistratura e politica, tutti temi alimentati da dichiarazioni, controversie e pamphlet, sono senz’altro in grado di accendere il fuoco della democrazia, potentemente indebolito, sempre che vi sia legna perché il fuoco divampi. E la legna è, certamente, il desiderio di miglioramento e la fiducia che questo possa davvero prodursi, nonostante i solidi tentativi delle classi politiche di creare scetticismo e disillusioni.
Riflettere sulla data e sulle relative scelte del governo non ha dunque tanto valore in sé e potrebbe solo servire ad alimentare inutili polemiche. Potrebbe essere invece l’occasione per invertire la rotta degli argomenti e tornare a riflettere sui più alti temi evocati, di cui vi è veramente bisogno. Senza una solida base sostanziale, i semplici appelli alla partecipazione, saranno inutili e forse persino dannosi.
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