Il necrofilo che ha rubato le ceneri della giovane Elena Aubry custodite al Verano, ha confessato tutto. “Per me è come una droga, non riesco a frenarmi. Devo rubarle”, ha spiegato. In un taccuino, come riferisce Il Messaggero, l’uomo annotava il giorno del furto, il nome e le date di nascita e di morte delle defunte. Erano tutte giovani e belle. Di ciascuna rubava anche le foto dalle lapidi che finivano poi nella sua stanza da letto, trasformata in una sorta di cimitero privato. Gli inquirenti al momento hanno conteggiato 375 violazioni relative ad altrettante profanazioni con il furto di immagini, cimeli e storie. Tra queste, anche Elena Aubry, la bellissima centaura morta a soli 26 anni a causa dell’asfalto dissestato sull’Ostiense. Il necrofilo ha 48 anni ed è di Casal Bertone. E’ descritto come un solitario ed innamorato dei volti delle ragazze morte. Ma con Elena Aubry era andato oltre in quanto, come spiega il quotidiano, oltre a sottrarre la foto dalla lapide aveva anche portato via le ceneri facendo sprofondare la madre nella disperazione. Quei resti furono recuperati il 26 maggio scorso e da allora prese il via l’indagine al fine di rintracciare il responsabile.



ELENA AUBRY, CENERI RUBATE: IL DIARIO DEL NECROFILO

Grazie al diario sul quale il necrofilo appuntava tutte le sue malefatte, si scopre oggi anche il momento esatto del furto delle ceneri di Elena Aubry: avvenne il 4 marzo 2020, appena prima del lockdown. nel suo taccuino feticista annotava: “4.3.20 Presa Elena Aubry. Nata 28.10.1992 Morta 6.5.2018”. Poi il 5 maggio proprio quando la madre di Elena scopriva del furto dei resti della figlia, l’uomo 48enne aggiornava il suo elenco choc: “Presa Licia Perla”, morta a 30 anni nel ’65; “Presa Alberta Mostacci, nata 14.5.1939 morta 22.9.1970, a 31 anni”. Il necrofilo è ora indagato per violazione di sepolcro, vilipendio di tomba, sottrazione e occultamento di cadavere per le ceneri della Aubry, ma anche della ricettazione delle centinaia di foto di ragazze morte rubate al Verano. Adesso rischia di finire a processo. Secondo una perizia non ci sarebbe alcuna malattia mentale. L’imputato si è giustificato asserendo di essere interessato solo alle fotografie. E per non essere scoperto, ha spiegato allo psichiatra, “sceglievo giorni e orari e portavo, come escamotage, cibo ai gatti tra le tombe”. Le  foto più belle, ha aggiunto, “le tenevo esposte, con le cornici. Per me erano sacre. Altre le nascondevo per non farle vedere troppo”. Ad assisterlo è l’avvocato Daniele Bocciolini che ha spiegato di stare approfondendo i contorni dell’inquietante vicenda “nel pieno rispetto delle famiglie dei defunti”.

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