Elena Aubry aveva 26 anni quando è morta a causa delle sconnessioni del manto stradale e delle buche sulla via Ostiense a Roma. A decretarlo, la procura al termine dei 13 lunghi mesi di indagine. Secondo l’esito finale, dunque, a causare la tragedia consumatasi la mattina del 6 maggio 2018 fu la quasi del tutto assente manutenzione dell’asfalto su un tratto di strada sul quale vi è una grande viabilità. Il compito di prendersi cura di questa strada è affidato al Simu, il dipartimento alle dipendenze del Comune. Sulla morte di Elena la procura capitolina procede con l’accusa di omicidio colposo al momento senza indagati ma ora la pm Laura Condemi, a capo dell’inchiesta, dovrà fare luce su quali dirigenti comunali avrebbero avuto il compito, negli anni, di occuparsi della manutenzione di via Ostiense. Occorrerà capire, nel dettaglio, come mai quel tratto di strada sarebbe stato del tutto abbandonato a se stesso. Proprio nel punto in cui Elena ha perso la vita, infatti, ci sarebbero ben quattro sconnessioni a distanza di pochi metri l’una dall’altra. Non si è intervenuti unicamente per negligenza o per mancanza di denaro? Sarà il pubblico ministero a dover trovare una risposta. A dare una sostanziale svolta alle indagini è stata la consulenza in 3d disposta dalla procura ma anche le testimonianze di chi ha assistito all’incidente mortale.
ELENA AUBRY, “NESSUNA MANUTENZIONE DELLA STRADA”
Secondo quanto emerso dalla consulenza della procura e dai testimoni, Elena Aubry avrebbe perso l’equilibrio tra due gibbosità distanti tra loro appena 40 centimetri. Al momento della caduta, sul posto vi erano un carabiniere con la moglie ed una infermiera, la prima ad essere intervenuta. Il consulente ha confermato la dinamica resa dai testimoni ma ha anche confermato che la sequenzialità delle sconnessioni del manto stradale sarebbe stata decisiva nella caduta della giovane in moto, nonostante procedesse entro i limiti di velocità previsti dalla legge. L’impatto contro il guard-rail è stato per lei fatale: il casco le si è slacciato nonostante la fibbia fosse “stretta al massimo della corsa”. Sono state rilevate in tutto quattro sconnessioni che vanno ad inserirsi in un contesto di generale degrado della strada. Escluso comunque che Elena fosse al cellulare in quanto lo smartphone è stato rinvenuto nel suo zainetto. Scartata anche l’ipotesi di una macchina che, a causa di una manovra azzardata possa averla distratta facendole perdere l’equilibrio. Tutti accertamenti, questi, che contribuirebbero a far ricadere le responsabilità sul Simu. In sintesi, secondo la procura, la Aubry sarebbe morta a causa della carente manutenzione della strada.