Un aiuto alle donne che subiscono violenza che non riescono ad allontanarsi dal coniuge per motivi economici: il reddito di libertà è una delle misure varate dal governo per contrastare il fenomeno. Intervenuta ai microfoni di Uno Mattina, Elena Bonetti ha ricordato: «Uno dei motivi per cui le donne spesso rinunciano a denunciare quando sono vittime di violenza è il fatto di non avere un’indipendenza economica».
Il ministro per le pari opportunità e la famiglia ha proseguito: «Le donne sono assoggettate a una violenza economica. Il reddito di libertà è uno degli strumenti messi in campo per sostenere le donne e aiutarle a sapere che c’è una prospettiva di vita possibile in autonomia fuori dalla gabbia della violenza in cui troppo spesso queste donne sono chiuse. E’ uno strumento efficace – ha rimarcato Elena Bonetti – viene fatta domanda all’Inps in solitudine, c’è un rapporto con i servizi sociali. E’ una rete di protezione, di sostegno e di aiuto, 400 euro che si sommano a eventuali altri aiuti per iniziare un percorso di libertà».
ELENA BONETTI A UNO MATTINA
Elena Bonetti ha poi acceso i riflettori sul sostegno del governo ai centri anti-violenza: «Con questa legge di Bilancio il governo dà una risposta alla richiesta di aiuto. La rete di centri anti-violenza svolge un lavoro straordinario nei territori, è il luogo dell’accoglienza per le donne e per i loro figli. Da quest’anno la manovra prevede che il finanziamento sia strutturale: sono previsti 30 milioni all’anno. Ora c’è un orizzonte stabile e strutturale di progettazione. Da quest’anno credo che il passo in avanti sia molto significativo». Elena Bonetti ha poi brevemente commentato il caso di Peng Shuai: «E’ chiaro che si vedrà cos’è successo. Io credo che in generale sia importante garantire la libertà di denuncia e di richiesta d’aiuto: nessun regime può impedire a una donna di dire “non ero d’accordo”. La violenza sessuale spesso viene raccontata coinvolgendo una responsabilità della donna: bisogna affermare che la violenza contro le donne non ha mai nessuna ragione e che non c’è mai una responsabilità che può scatenare questa violenza».