A “Quarto Grado”, trasmissione di Rete 4 condotta da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero, è stata mandata in onda la confessione choc di Martina Patti, madre di Elena Del Pozzo, bimba di soli 5 anni uccisa dalla donna. Queste le sue parole agli inquirenti: “Non ricordo cosa sia passato nella mia mente quando ho colpito mia figlia. Anzi, posso dire che non mi è passato nessun pensiero. Era come se in quel momento fossi stata una persona diversa. Quando l’ho colpita, avevo una forza che non avevo mai percepito prima. Non ricordo la reazione della bambina mentre la colpivo, forse era ferma”.
Il giorno dell’omicidio, Elena Del Pozzo e Martina Patti sono uscite per andare a casa della nonna materna, ma “sulla strada, la bambina si è accorta che non aveva un giocattolo, allora siamo tornate indietro – ha proseguito Patti –. Poi ho rimosso tutto, ricordo solo che siamo scese per le scale e null’altro. Non ricordo se ho portato con me qualche oggetto da casa. Erano le 14.30 circa quando siamo uscite. Non ricordo se prima ho preso una pala da giardinaggio di mio zio, ma credo di sì. Ricordo solo di essere andata in quel campo. Era la prima volta che ci portavo la bambina, qualche tempo fa c’ero stata da sola per piantare gli asparagi. Ho l’immagine del coltello, ma non ricordo assolutamente dove l’ho preso. Non ricordo di avere fatto del male alla bambina, ricordo solo di avere pianto tanto. Forse ho capito che la bambina era morta e non sapevo cosa fare”.
ELENA DEL POZZO, LA CONFESSIONE DELLA MADRE MARTINA PATTI
Il racconto di Martina Patti alle forze dell’ordine si fa sempre più intriso di dettagli: “Non ricordo dove ho messo il coltello, ma ricordo di essermi cambiata a casa. I vestiti indossati quando ero con la bambina non erano sporchi di sangue. Ero macchiata solo nelle braccia. Ricordo che piangevo forte. Subito dopo ho chiamato il padre di Elena, ero così agitata che non capivo cosa dicessi. Quindi sono andata a casa dei miei genitori, ero molto confusa e quello che era successo non mi sembrava reale. Quando ho incontrato i miei genitori e Alessandro, ho inventato la bugia che ci avevano fermato e che avevano rapito la bambina, sfruttando la storia delle minacce ad Alessandro. Poi, all’uscita dalla caserma, mentre salivamo a casa, ho cominciato a raccontare la verità a mio padre, anche se con difficoltà e con il timore che potesse sentirsi male. Non ricordo di avere sotterrato la bambina, ma sicuramente sono stata io. La bambina soffriva di attacchi di tosse, però la tosse non mi infastidiva. Anzi, cercavo di aiutarla. L’ho uccisa nel campo, ero sola”.
In un verbale successivo, Martina Patti ha ripercorso il momento dell’omicidio della figlia: “Alle 14.30 sono uscita di casa con Elena. Le ho detto che saremmo andate a giocare nel campo. Avevo portato con me un coltello, la zappa e dei sacchi. Entrate nel campo, ho preso uno dei sacchi neri e l’ho messo in testa a Elena e ho cominciato a colpirla con il coltello mentre lei mi dava le spalle. L’ho finita con la zappa. Poi ho scavato la buca e l’ho seppellita”.