Si è creato un caso attorno all’assessore del Veneto, Elena Donazzan, dopo che quest’ultima ha cantato in radio “Faccetta nera”, famoso inno fascista che inneggia al colonialismo in Etiopia durante il periodo del ventennio. E’ accaduto tutto durante il programma “La Zanzara”, condotto da Cruciani e Parenzo, che hanno punto chiesto alla Donazzan di cantare “Faccetta nera” o “Bella ciao”, con l’assessore all’istruzione che ha optato per la prima. L’esponente della Regione Veneto ha spiegato che da piccola cantava quella canzone e in trasmissione ha quindi intonato le prime strofe, senza però ricordare il testo con esattezza.



Ovviamente le reazioni non si sono fatte attendere e nel giro di poche ore alcuni consiglieri regionali dell’opposizione hanno chiesto le dimissioni e l’intervenuto della magistratura per l’ipotesi di reato di apologia del fascismo. La lista civica “Il Veneto che vogliamo”, ha affidato ad una nota il proprio pensiero, domandandosi: “Che tipo di scuola ha in mente Donazzan, sempre che fra una canzonetta fascista e l’altra possa avere spazio per occuparsi di scuola, forse ha in mente quella del ventennio quando gli insegnanti che non erano fascisti venivano licenziati?”.



ELENA DONAZZAN: “LA LIBERTA’ NON SI PREDICA, SI DIFENDE”

Così invece Gabriele Scaramuzza, segretario regionale del partito Articolo Uno: “Invochiamo le dimissioni immediate dell’Assessore Donazzan, perché una persona investita di cariche pubbliche è doppiamente colpevole quando compie apologia del fascismo”. In seguito è giunta la risposta dello stesso assessore all’istruzione, che attraverso Facebook ha replicato ad un post sui social titolato “Qualcuno abbiamo dimenticato di appenderlo“. «Eccoli i benpensanti della sinistra italiana: ora mi vogliono ‘appesa’, anzi peggio – scrive – da un profilo falso, ovviamente: mica hanno il coraggio di farlo con il loro, col rischio di dover rispondere delle loro azioni. Ed ora? Qualcuno – magari qualche Consigliere regionale d’opposizione che in queste ore sta chiedendo le mie dimissioni – solidarizzerà per quanto accaduto, o diranno solamente che me la sono cercata? Siamo alle solite: in Italia il politicamente corretto, l’accettabile, viaggia in un’unica direzione». Quindi la Donazzan aggiunge e conclude: “La libertà non si predica, si difende: la libertà di pensiero deve sempre essere legata alla libertà delle persone, e mai scadere in offesa o violenza. Sono dispiaciuta per le recenti dichiarazioni di alcuni colleghi Consiglieri regionali di opposizione, che vanno esattamente nella direzione opposta: sono dispiaciuta più dai toni che dai contenuti, che trovo privi di senso della verità. A questi ultimi ricordo che abbiamo cose importanti da fare, e le priorità sono a me molto chiare: non perderò tempo nel rincorrere un tentativo ulteriore di alimentare l’odio”.

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