Elena Gioia, la 18enne di Avellino, continua a sostenere di essere stata convinta dal fidanzato Giovanni Limata, 23enne, a compiere una strage familiare dopo che i genitori e la sorella continuavano a osteggiare la loro storia. Il ragazzo, di contro, scarica tutte le responsabilità sulla fidanzata. Del caso si è occupata oggi la trasmissione Ore 14 con le ultime novità. Dalla parte di Giovanni ci sarebbero le cosiddette chat dell’orrore, una serie di messaggi scambiati prima dell’omicidio del padre di Elena: “Lo faccio perchè me lo chiedi tu, io non li odio”, avrebbe scritto Giovanni alla ragazza. Lei però poco prima del delitto avrebbe scritto a Giovanni: “Non deve rimanere nessuno, mia sorella non deve rimanere”. Da qui si evincerebbe la chiara volontà della giovane di sterminare l’intera famiglia. Ci sarebbe tuttavia qualcuno, secondo gli investigatori, a conoscenza del piano dei due ragazzi o che potrebbe averli poi aiutati nella possibile fuga, stando sempre allo scambio dei messaggi. Elena a tal fine aveva addirittura preparato quattro borse mentre lui aveva intenzione di allontanarsi da Avellino, ma come avrebbero potuto farlo?
Ad intervenire in collegamento con la trasmissione di Rai2 è stato l’avvocato Vanni Cerino, difensore di Elena Gioia, che ha ammesso: “Noi ci troviamo in un momento molto particolare delle indagini perchè tutto quello che oggi esce fuori è frutto di estrapolazioni, dai messaggi che sicuramente sono stati mandati dai ragazzi, ma non mi sento in questo momento di poter avallare quello che sta venendo fuori da queste fughe di notizie”.
ELENA GIOIA, OMICIDIO AVELLINO: C’ENTRA LA DROGA?
L’intento della difesa di Elena Gioia, in questo momento, è quello di conoscere in maniera totale gli atti investigativi. L’avvocato Cerino ha svelato di aver avuto la possibilità di parlare con la sua assistita ma solo per pochissimi minuti: “L’ho vista nel corso della convalida del fermo”. Ma cosa gli ha detto la 18enne? “Non abbiamo avuto la possibilità di parlare”, ha ribadito il legale, “mi ha semplicemente detto che condivideva la mia idea di avvalersi della facoltà di non rispondere”. Le ultime indiscrezioni sul caso avevano svelato l’intenzione della difesa di Elena Gioia di chiedere la perizia psichiatrica e la scarcerazione per la giovane ma per il legale sarebbe ancora prematuro: “L’istanza di riesame non è necessariamente finalizzata a chiedere la scarcerazione perchè vengono fatte delle valutazioni in base agli atti d’indagine”.
Ad intervenire alla trasmissione anche l’avvocato Bernardini De Pace che senza mezzi termini ha commentato: “Comincio a pensare che erano fortemente drogati perchè non posso credere che dei ragazzi giovani pensino di fare una strage e andarsene con tanta leggerezza”. A suo dire da alcuni anni si starebbe sottovalutando il problema della droga che impedisce di ragionare lucidamente. “Penso che ci sia dietro un fatto di droga che noi non conosciamo”, ha aggiunto, sebbene abbia sottolineato che ciò non deve necessariamente essere inteso come attenuante.
ELENA GIOIA, IL COMMENTO DI ROBERTA BRUZZONE
Il dubbio sull’uso di droghe è stato rivolto direttamente all’avvocato della giovane Elena Gioia. “Non so assolutamente se la ragazza sia o meno una consumatrice di droga”, ha replicato il legale. Ad intervenire sul caso è stata la criminologa Roberta Bruzzone che ha commentato: “Credo che il problema droga, se presente, riguardi solo lui, e la modalità con cui l’omicidio è stato commesso non mi fa ipotizzare l’intervento di sostanze stupefacenti”, ribadendo soprattutto la lucidità della 18enne durante l’intero piano. A suo dire un aspetto che l’inchiesta dovrà chiarire è proprio la presenza di presunti complici. Tuttavia, spiega ancora, “non c’è un dopo, il problema è questo. E questo la dice lunga su quanto sia impulsiva anche se premeditata”. E sulla presenza di un presunto complice, è emerso che questo sarebbe l’aspetto sul quale si stanno concentrando le ultime indagini dal momento che nessuno dei due avrebbe la patente.