La Cassazione ha confermato la condanna a due anni di reclusione per i genitori di Eleonora Bottaro. La coppia padovana, come riportato da Repubblica, è stata ritenuta colpevole di omicidio colposo per avere negato la chemioterapia alla diciassettenne, successivamente morta per una leucemia linfoblastica acuta. I medici hanno stabilito che la vittima, se fosse stata curata in modo adeguato, avrebbe avuto l’80% delle possibilità di sopravvivenza.



La famiglia, al contrario, decise di sottoporla al metodo Hamer, che prevede solamente la somministrazione di cicli di cortisone, agopuntura e vitamina C. Una terapia, sviluppata dall’omonimo medico tedesco radiato dall’albo professionale, che non ebbe alcun effetto, tanto che la giovane morì a distanza di pochi mesi dalla diagnosi, avvenuta a gennaio del 2016. Il Tribunale dei Minori, a febbraio, aveva tolto la podestà genitoriale alla coppia e aveva ordinato che la paziente si sottoponesse alla chemioterapia, ma ciò non avvenne. Anche nel momento in cui la diciassettenne venne ricoverata a Bellinzona, in Svizzera.



Eleonora Bottaro, Cassazione conferma condanna a genitori: le motivazioni

I giudici della Cassazione, che hanno confermato la condanna a due anni per omicidio colposo, hanno ritenuto che Eleonora Bottaro sia stata fortemente condizionata dai genitori nell’opporsi alla chemioterapia. La coppia infatti da tempo era sostenitrice del metodo Hamer e in generale delle terapie alternative alla medicina classica.

La diciassettenne, secondo la procuratrice aggiunta Valeria Sanzari, che è stata la prima a indagare sul caso, non avrebbe avuto modo di sviluppare un suo personale pensiero sulle cure né tantomeno avrebbe avuto la possibilità di scegliere a quali sottoporsi. È stata in quei mesi influenzata dai genitori, i quali credevano che il metodo Hamer avrebbe funzionato. Nonostante ciò non sia in alcun modo avvenuto, la coppia padovana non ha mai mostrato alcun segno di pentimento. “Non ho sbagliato nulla, rifarei tutto quello che ho fatto”, ha continuato a ripetere in aula la madre.