E’ giunta oggi la sentenza a carico dei genitori di Eleonora Bottaro, la ragazza morta a 18 anni nel 2016 di leucemia dopo aver rifiutato la chemioterapia. Mamma Rita e papà Lino sono stati condannati a 2 anni di reclusione dal Tribunale di Padova con l’accusa di omicidio colposo aggravato dalla prevedibilità dell’evento. Eleonora si ammalò di Leucemia tre anni fa, quando era ancora minorenne ed i genitori decisero di curarla secondo i metodi della medicina alternativa e non con l’uso della chemio. Per curarla, furono impiegati essenzialmente cortisone e vitamine. Appena 14 giorno dopo il suo diciottesimo compleanno, il 29 agosto 2016 Eleonora morì. I genitori, secondo la procura Padovana, cercarono sempre di impedire alla figlia di poter essere liberamente informata circa la sua malattia e di poter quindi compiere delle scelte in modo libero e consapevole anche in riferimento alle cure. Secondo quanto spiegato dalla procuratrice aggiunta Valeria Sanzani – spiega Il Fatto Quotidiano – “Eleonora si sentiva nelle mani del padre, il quale decideva ogni terapia, precludendole l’unica che le avrebbe potuto salvare la vita”.
ELEONORA BOTTARO MORTA DI LEUCEMIA: GENITORI CONDANNATI
Secondo il pm intervenuto nel corso del processo sulla morte di Eleonora Bottaro, la giovane “fino a pochi giorni prima di morire, era convinta di guarire, di compiere i suoi 18 anni e di poter andare in vacanza al mare”. Purtroppo però non fu così. Oggi, dopo la sentenza di condanna, Rita Bottaro, madre di Eleonora, ha commentato: “Credo nella giustizia divina, non ho sbagliato nulla, rifarei tutto quello che ho fatto, solo Dio sa quanto ha sofferto mia figlia”. I genitori, fedeli sostenitori della teoria portata avanti dall’ex medico tedesco (poi radiato nel 1986 e morto lo scorso luglio), Hamer, erano fortemente opposti all’uso della tradizionale medicina per la cura della leucemia della figlia, presso il reparto di Oncoematologia dell’ospedale di Padova. Qui la giovane era stata ricoverata in un primo momento per poi essere trasferita all’ospedale di Schiavonia, dove però la linea dei genitori non mutò. Secondo i medici, la ragazza aveva buone possibilità di sopravvivere e guarire se solo avesse fatto la chemio che da loro consigliato.