Eleonora Chiavarelli, l’amore per Aldo Moro e i loro quattro figli Maria Fida, Anna, Agnese e Giovanni
Eleonora Chiavarelli, moglie di Aldo Moro, è scomparsa nel 2010 dopo una vita nel segno dell’amore per la famiglia in cui si spicca, indelebile, la tragedia del marito, lo statista democristiano rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978. Al momento della morte, avvenuta il 17 luglio a Roma, Eleonora Chiavarelli si stava avvicinando ai suoi 95 anni. “Noretta“, come il marito la chiamava dolcemente nelle sue lettere dai 55 giorni di prigionia, era originaria delle Marche. Aveva speso tutti i suoi sforzi per una trattativa che portasse Aldo Moro alla liberazione, in una battaglia condotta con coraggio per risolvere il sequestro purtroppo senza esito.
Le nozze tra Eleonora Chiavarelli e Aldo Moro furono celebrate nel 1945, e dalla loro unione, solida e profonda, sono nati quattro figli: Maria Fida (1946), Anna (1949), Agnese (1952) e Giovanni (1958). Poco prima di essere ucciso, spento anche l’ultimo fuocherello della speranza di riabbracciare i propri cari, Aldo Moro le scrisse un’ultima lettera intrisa di amore e rassegnazione, sigillo di un sentimento che da quel 16 marzo 1978, giorno della strage di via Fani e del rapimento, si sarebbe affacciato alle finestre del mondo, attraverso piccoli scorci di inchiostro, imprimendosi nella memoria dell’intero Paese.
Chi è Eleonora Chiavarelli, moglie di Aldo Moro e suo grande amore
Eleonora Chiavarelli è nata nel 1915 nella provincia di Ancona. Nel 1945, all’età di 30 anni, ha sposato Aldo Moro, presidente della Dc dal quale ha avuto quattro figli. Un matrimonio solido e felice, devastato dal sequestro dello statista concluso con la sua uccisione. Era il 16 marzo 1978 quando in via Fani, a Roma, Aldo Moro fu sequestrato da un commando di terroristi delle Brigate Rosse. I cinque uomini della sua scorta furono trucidati e lui cadde ostaggio per 55 interminabili giorni. Il 9 maggio seguente, il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro in via Caetani, all’interno del bagagliaio di una Renault 4 amaranto.
Per tutto il tempo della prigionia, sua moglie Eleonora Chiavarelli non ha mai smesso di lottare per la sua liberazione. Una battaglia durissima, incorniciata dalle parole del marito attraverso le lettere che scriveva dalla sua prigione. Una di queste, l’ultima prima di essere ucciso, Aldo Moro si era rivolto alla consorte con un tono misto di tenerezza e rassegnazione, affidandole alcune raccomandazioni sul futuro e sulla loro famiglia. Aldo Moro aveva capito che non avrebbe rivisto i propri cari. “Mia dolcissima Noretta – scrisse alla moglie Eleonora Chiavarelli –, dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo (…). Resta solo di riconoscere che tu avevi ragione. Si può solo dire che forse saremmo stati in altro modo puniti, noi e i nostri piccoli (…). Per il futuro c’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme (…). A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore“. Questo un passaggio in chiusura dell’ultima lettera per la sua amata Eleonora Chiavarelli: “Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienmi stretto“.