Eleonora Daniele ha scritto un libro davvero meritevole d’attenzione, in cui ha raccontato la sua vita, complicata ma speciale, a fianco del fratello Luigi, un ragazzo autistico morto improvvisamente tempo fa all’età di soli 44 anni. “Ho sentito il bisogno di raccontarlo – le parole della conduttrice, ospite negli studi de I Fatti Vostri – perchè avevo tutto dentro, non riuscivo ad elaborare questo lutto, non riuscivo ad accettarlo, forse nemmeno adesso riesco ad accettarlo in realtà, ma il fatto di scrivere, di comunicare alle persone che anima meravigliosa fosse mio fratello, mi ha permesso di farlo vivere un’altra volta, di renderlo noto a tante persone che soffrono e che a volte non hanno la forza di raccontare e di raccontarsi. Mi rivolgo in particolare a tante famiglie che vivono questi momenti nella solitudine della casa, un po’ abbandonati da tutto, anche dalle istituzioni, e che vivono tanti pregiudizi”.
Per Eleonora Daniele è stata una liberazione scrivere questo libro ma anche in un certo qual modo una sofferenza: “Quando scrivevo ci piangevo sopra, e poi l’ho chiuso e non riesco più a leggerlo, e quando prima hai letto quelle frasi (riferendosi ad alcuni passaggi del libro letti da Salvo Sottile ndr) mi sono emozionata e commossa. Ogni momento con lui era una scoperta – ha proseguito – guardarlo e capire che cosa avrebbe fatto un secondo dopo, poter ascoltare senza dover parlare per forza, noi siamo sempre tutti di corsa, si ascolta sempre poco, lui mi ha insegnato ad ascoltare e l’arte del silenzio. 40 anni fa c’era poco, ora fanno logopedia e ti aiutano, mio fratello forse è stato sfortunato perchè è nato in anni in cui non vi era nulla, quando si parlava di autismo non si sapeva nemmeno cosa fosse. Fortunatamente adesso ci sono tante associazioni, medici e ricercatori, e c’è anche molta meno vergogna”. Salvo Sottile chiede quindi che ricordo ha di suo fratello, e lei replica così: “Lui ballava saltellando e la nostra chiave di comunicazione era la musica. Lui stava sempre con me, ero piccolina, mi ricordo che la cosa più bella che potevamo fare era ballare insieme allora io ho imparato a saltellare come lui, noi volavamo insieme in quella stanza”.
ELEONORA DANIELE: “MIO FRATELLO LUIGI? LA COMUNITA’ DI SAONARA CI HA COCCOLATO”
Sui suoi genitori: “Sono molto orgogliosa di entrambi, mi hanno insegnato che non bisogna vergognarsi di niente, le persone con disabilità vanno apprezzate e vissute come una ricchezza per la società, la famiglia, i parenti e gli amici. Loro non si vergognavano di Luigi, vivevamo una vita abbastanza normale in un piccolo paese, Saonara, in provincia di Padova, ci hanno coccolato, e manca secondo me oggi questa rete nelle grandi città”. Ad un certo punto mamma e papà di Eleonora Daniele sono stati costretti a mettere Luigi in un istituto: “Hanno deciso di metterlo in un istituto, nessuno voleva prendere questa decisione ma lui era un autistico grave ed era diventato un uomo. Ci siamo accorti che aveva bisogno di un aiuto che noi non potevamo più dargli. E’ stato accolto in questo istituto per anni e seguito da socio operatori molto bravi, io dico che a volte dovrebbero pagare di più gli stipendi di queste persone rispetto ai medici, sono persone che accudiscono i ragazzi e che vivono la loro quotidianità”.
Un rapporto, quello fra Eleonora Daniele e Luigi, fatto di molti silenzi: “Nei suoi silenzi era in grado di comprendere tutto, era un grandissimo osservatore e io ho imparato da lui, tutto ciò che arrivava da fuori lui già lo conosceva”. E ancora: “Poteva essere che in un momento mi accarezzasse e il momento dopo mi tirasse i capelli o mi facesse del male. ho imparato a capire cosa faceva un secondo dopo e così ho imparato a schivare i meteoriti”. Poi Luigi è morto, praticamente da un momento all’altro: “Quando è morto aveva 44 anni, io ho scritto questo libro a 44 anni. Ho iniziato quando ero incinta a buttare fuori tutto ciò che avevo dentro perchè Luigi per me era come se fosse un figlio, dovevo capire me stessa, che cosa provavo dentro di me. E’ stata una morte bianca, un annuncio arrivato così, una mattina, io dovevo andare in onda, è arrivato con queste parole ‘Luigi è morto’. Accettare tutto questo è molto complicato e per questo ho dovuto scrivere un libro”.