ANCORA FUMATA NERA IN PARLAMENTO PER I GIUDICI DELLA CORTE COSTITUZIONALE: COSA SI RISCHIA
Ancora una volta, l’ennesima, non si ha l’elezione dei giudici per la Corte Costituzionale: solo che questa volta il tempo “pressa” dato che lunedì la Consulta è chiamata a dirimere la decisione sull’ammissibilità o meno dei referendum tra cui quello chiave abrogativo contro l’Autonomia Differenziata. Si pensava così ad un via libera in giornata, ma ciò non è avvenuto con 377 schede bianche e 15 nulle, dopo la decisione delle opposizioni (così come del Centrodestra) di non esprimere un parere mandando nuovamente in “stand by” la decisione.
Servirà così un nuovo scrutinio, quanto il Quirinale con vari richiami nelle ultime settimane aveva cercato di evitare: stando a quanto ha spiegato l’ex vice presidente della Consulta, Giulio Prosperetti, basterebbe una voto positivo entro la giornata di giovedì 16 gennaio per poter consentire la nomina dei 4 giudici “mancanti” e la possibilità (con giuramento venerdì 17 gennaio) di poter votare tranquillamente sui referendum lunedì prossimo. Il problema è che da fonti parlamentari dirette della maggioranza all’Adnkronos, la prossima votazione potrebbe slittare alla settimana successiva.
Secondo quanto filtra da ambienti del “campo largo progressista”, il problema al momento sarebbe tutto interno al Centrodestra, in particolar modo sulle decisioni interne a Forza Italia: al momento l’unica cosa certa è che domani mercoledì 15 gennaio alle ore 9 ci sarà la conferenza dei capigruppo della Camera per trovare un ultimo accordo in extremis. Se però non ci fosse alcuna fumata bianca tra stasera e domani mattina, ecco che lo slittamento sarebbe inevitabile. Il prossimo 20 gennaio è atteso per l’appunto il plenum della Consulta per dirimere la camera di consiglio sull’ammissibilità dei referendum: sarebbe però un vero problema l’arrivare senza 4 membri ufficiali (tutti decaduti per raggiunti limiti di età, ndr), ma la lunga partita a “scacchi” tra Centrodestra e l’Aventino delle opposizioni negli scorsi mesi ha di fatto portato all’esito cui assistiamo in queste ore.
IL “NODO FORZA ITALIA” E LE DISCUSSIONI SUI NOMI: TUTTO SULL’ELEZIONE DEI GIUDICI DELLA CONSULTA
Servono sempre 363 voti minimi – ovvero i tre quinti dei parlamentari – per poter far passare una rosa di 4 nomi per i nuovi giudici della Consulta: non è bastato l’ultimo vertice del Centrodestra tra la Premier Meloni e gli altri leader Salvini, Tajani e Lupi. Fonti dalla Camera parlano per l’appunto di un problema di “resistenza” interna a Forza Italia, mentre dal capogruppo Paolo Barelli viene ributtata la problematica sul campo del Centrosinistra: «Il tema è il quarto nome, che deve essere concordato con l’opposizione», la quale però ha più componenti e questo avrebbe portato ad ulteriore riflessioni.
Al netto di capire se l’intesa interna al Centrodestra verrà trovata o meno nelle prossime ore, sono diversi i nomi dei “papabili” che ormai circolano da ben 13 fumate nere consecutive (la maggior parte sul nome del sostituto del Presidente Consulta uscente Augusto Barbera, ndr): due i nomi “rivendicati” dalla maggioranza con FdI e Forza Italia, uno dall’opposizione in quota Pd e un quarto che deve essere condiviso con tutti gli schieramenti e che dunque possa avere un profilo più tecnico. Resta in sella Francesco Saverio Marini per la scelta gradita a Palazzo Chigi, così come quasi del tutto accettato anche il nome in quota Pd, con il costituzionalista Massimo Luciani. Lo scontro è sul nome in quota “azzurri”, con lo scontro tra i vari papabili nel totonomi aggiornato ad oggi: secondo la RAI in campo rimarrebbero solo il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto e il senatore Pier Antonio Zanettin.
Se però alla fine si dovesse arrivare ad un nome meno “politico” per superare l’impasse, ecco che i possibili nuovi giudici della Consulta potrebbero essere l’avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli, oppure il docente Andrea Di Porto. Infine sul profilo “tecnico” nelle ultime ore sarebbe rimasto in auge il nome di Roberto Garofoli, già sottosegretario del Premier Mario Draghi e con ruoli già presenti nei Governi di centrosinistra. L’impasse al momento rimane e occorre un cambio di registro nelle prossime ore che al momento non sembra profilarsi: raggiunto dai cronisti fuori dal Quirinale, il vicepremier Antonio Tajani garantisce su Forza Italia, «noi siamo pronti, dobbiamo vedere con le opposizioni per trovare un nome di alto profilo».