“La Meloni vive già da premier in pectore”, ma può farlo promettendo soltanto affidabilità, non novità, pensando di “tenere insieme il Forum Ambrosetti con le periferie di Roma”, dice al Sussidiario Fabrizio d’Esposito, notista politico del Fatto Quotidiano. Sarà un ideale passaggio di testimone da Draghi a Meloni, all’insegna della “mera gestione del potere”. Secondo d’Esposito all’equazione del 25 settembre manca solo un’incognita, ed è ancora imponderabile.
In settimana il governo varerà nuovi aiuti contro il caro energetico. Nessuno scostamento di bilancio. Perché a Draghi vanno bene solo misure palesemente insufficienti?
Patuanelli lo ha detto al Fatto: 10 miliardi non basterebbero, ne servirebbero molto di più.
Ma è proprio questo il punto. Draghi non può non saperlo.
Si fa finta di non vedere la crisi vera, che quando arriverà sarà una mazzata per tutti. Entrare nella testa di Draghi mi è impossibile, ma è chiaro che lui vive con insofferenza la sua permanenza Palazzo Chigi.
Forse sa benissimo che l’Italia, nelle nostre condizioni, si controlla meglio dall’esterno, stando a Bruxelles, non al governo.
Certo, è il sotto-testo di quello che stiamo dicendo: lo davo per scontato.
In questo modo tutti i problemi vengono scaricati sulle spalle del prossimo governo.
Anche questo è chiaro. Ritengo che Mattarella sia molto preoccupato. Siamo davanti a enormi contraddizioni. Come è contraddittoria la situazione di tutti quelli che stanno facendo campagna per Draghi, da Renzi a Calenda. Lo stesso Pd è ambiguo.
Spiegati meglio.
La Meloni dice un giorno sì e l’altro pure che farà il premier, Renzi e Calenda vogliono Draghi e nessun altro, neppure uno simile; Conte fa la sua campagna. L’unico che non dice come dev’essere il premier è il Pd.
Su giornali e tv si dà per scontato che la Meloni sarà presidente del Consiglio, e si fanno già i conti con la lista dei ministri. Perché?
Al momento non ci sono vincitori delle elezioni se non lei. Vincitori virtuali, è evidente. Ma questa narrazione mainstream è anche tranquillizzante. Infatti la Meloni ci sta già rassicurando che rispetterà i vincoli europei; “salveremo le cose buone di Draghi”, dice Lollobrigida. Se leggi il programma di FdI non hai per nulla l’idea di chi va al potere per cambiare.
Allora per fare cosa?
Ma la Meloni è questo. Lei stessa sta cercando di rassicurare tutti, di tenere insieme nazionalismo, clericalismo, populismo, diritti civili, il Forum Ambrosetti con le periferie di Roma.
Operazione impossibile.
Infatti non punta sulla novità, ma sull’affidabilità. Lo dicono anche alcune candidature di sistema, da Tremonti a Pera.
Vuol essere una riedizione aggiornata del vecchio centrodestra?
Al momento sì. Più Draghi.
Sarà una staffetta Draghi-Meloni?
Va tutto in questa direzione, quella del mantenimento della cosiddetta Agenda Draghi. Poi magari davanti alla crisi, tra un anno, un anno e mezzo, Fratelli d’Italia crollerà dal 25 al 9% in base a come governerà.
Se queste sono le premesse…
Tutto ciò che può fare la Meloni è “mantené ‘o carro p’a ‘a scesa”, come si dice a Napoli. L’impronta sarà molto visibile nel ministero chiave, quello dell’Economia.
Chi ci andrà?
Alla festa di compleanno di Rotondi (ex Dc, ex berlusconiano, ora in FdI, ndr) la Meloni ha parlato a lungo con Panetta. Al quale però non conviene andare al Mef, piuttosto sostituire Visco a Bankitalia.
Quindi?
Metodo Draghi: verrà concordato un nome tecnico caro a lui. Magari Giorgetti.
Tremonti no?
È troppo nemico di Draghi.
C’è un’altro problema che non si vuole dire. La Meloni rassicura tutti, ma cosa farà quando senza gas russo e grazie alle sanzioni di Draghi, le aziende chiuderanno e i lavoratori resteranno a casa? A Cernobbio ha schivato il problema.
Si dovranno prendere provvedimenti straordinari, rispettando i dettami dell’Ue. Che cosa e come, non saprei. Nel frattempo la Meloni sta facendo tutte le parti in commedia. Il resto ce lo diranno gli elettori il 25 settembre.
Ma c’è qualcosa o qualcuno che può cambiare la partita?
Solo gli astenuti.
(Federico Ferraù)
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