“La scelta del 25 settembre è fra noi e la Meloni”. Nelle parole di Enrico Letta c’è tutta la semplificazione di questo inizio di campagna elettorale. Le cose, in realtà sono assai più complesse. E i confini delle aree di gioco sono tutti da definire. Del resto, il precipitare della situazione verso il voto ha sorpreso tutti o quasi. E a Camere sciolte si sono avviati processi di scomposizione e ricomposizione degli schieramenti che di regola impiegano mesi per svolgersi.
In teoria il centrodestra appare avvantaggiato, e non solo nei sondaggi. Nel momento della rottura della maggioranza dì unità nazionale che per 17 mesi ha sorretto Draghi, i due tronconi, quello “di governo” e quello “di opposizione”, si sono finalmente ritrovati uniti. Ora il problema maggiore rischia di essere quello di evitare di sprecare un rigore a porta vuota. Mancare una vittoria più che probabile, oppure non riuscire a governare, all’indomani del voto, anche per condizionamenti internazionali.
Berlusconi, Meloni e Salvini s’incontreranno mercoledì a Montecitorio, abbandonando le tavolate nella villa romana del Cavaliere sulla via Appia. La leader di Fratelli d’Italia scalpita: vuole che sia confermata la regola che il partito più votato esprime il premier, vuole la fetta più grande della torta dei collegi uninominali. Lo chiede imperiosamente, sentendo il vento del consenso gonfiare le vele del suo partito. Un accordo non sarà facile da trovare, ma nessuno dubita che alla fine ci sarà, anche a costo di litigi e mal di pancia.
Molto più complicata la situazione sulla barricata opposta, dove bisogna ripartire da un’alleanza uccisa nella culla, quella fra Pd e M5s, partito quest’ultimo che ancora si lecca le ferite della scissione di Di Maio. Letta definisce irreversibile la separazione che si è registrata con la mancata fiducia a Draghi. Ma Conte non ci sta e usa l’argomento delle primarie del campo progressista in Sicilia, che nessuno ha avuto il coraggio di frenare in corsa: quel che vale a Roma, vale a Palermo. Quindi, se salta l’alleanza a livello nazionale, salta anche in Sicilia. Il che vuol dire servire su un piatto d’argento al centrodestra la vittoria nell’isola, dove comunque si voterà dopo il parlamento nazionale. Il tutto condito dalla polemica su chi sia il partito più progressista.
Il “campo largo” appare come un campo bombardato, dove ciascuno la vede in modo differente, pone veti e condizioni. Letta vorrebbe escludere soltanto i grillini, Sinistra italiana invece sogna un’alleanza che vada da Europa Verde al Pd, ai 5 Stelle, tagliando fuori Calenda, Renzi e centristi vari. Il leader di Azione e quello di Italia viva ricambiano con un anatema speculare: no a Conte e alla sinistra estrema, sì ai rigassificatori e ai termovalorizzatori. Agenda Draghi contro agenda sociale, con i democratici che annunciano l’emergenza ambientale come priorità programmatica numero uno.
Al centro, per di più, siamo in una fase di confusione estrema, con troppi galli a cantare. Troppi colonnelli, pochi generali, pochissima truppa. Calenda, Renzi, Bonino, Toti, Brugnaro, i tre ministri fuoriusciti da Forza Italia, oltre a Di Maio e ai suoi transfughi dalla navicella pentastellata. Il primo step è saldare sensibilità tanto differenti fra di loro, il secondo è collocarle, in tutto o in parte, nell’ambito di un’alleanza più ampia, in grado di competere con il centrodestra nei collegi uninominali. Esiste anche l’ipotesi di corsa solitaria, ma è rischiosa per almeno due ragioni. La prima è che agevolerebbe l’affermazione del centrodestra. La seconda che comunque andrebbe creato un listone unitario centrista, dal momento che il Rosatellum pone lo sbarramento al 3% per le singole liste, ma questo sbarramento sale complessivamente al 10% se più liste si presentano in coalizione. E un centro autonomo non è affatto detto che possa raggiungere la doppia cifra.
Davanti ai partiti c’è meno di un mese: i simboli vanno depositati al Viminale fra il 12 e il 14 agosto. Le candidature nelle cancellerie delle Corti d’appello e dei tribunali fra il 21 e il 22 agosto. La sabbia nella clessidra scorre inesorabile, infuocata come quella delle nostre spiagge in questa estate canicolare. Per tessere la tela delle alleanze il tempo stringe.
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