LE REAZIONI ALL’ACCORDO PD-AZIONE: DA RENZI A DI MAIO
«A Renzi non abbiamo mai chiuso le porte, non ci sono veti, le porte sono aperte. Per quanto mi riguarda il dialogo è aperto»: dopo aver siglato il patto per le Elezioni 2022 con Azione e +Europa, il Pd di Enrico Letta rilancia su Italia Viva (così come aveva fatto anche Calenda qualche ora prima, scrivendo su Twitter «Amici di Italia Viva io capisco la vostra scelta di andare da soli. Però la morale sul Pd da tutte persone che sono state nel Pd decenni e su Di Maio da persone che ci hanno fatto un governo politico, anche no. Detto questo davvero, questa volta, e di cuore, buona strada»). Le possibilità di non vedere un “polo renziano” in solitaria alle Elezioni 2022 è assai difficile, vedendo quanto affermato in tutta risposta dallo stesso Renzi oggi sui social e in tv: «Abbiamo voluto Draghi al governo, soli contro tutti. Oggi non ci alleiamo con chi ha votato CONTRO Draghi. Prima della convenienza viene la Politica. Quello che gli altri definiscono solitudine, noi lo chiamiamo coraggio. Pronti, ci siamo». Nell’intervista a La7 da Enrico Mentana, l’ex Premier dem ribadisce «Ci sono due strade possibili per il 25 settembre: la prima è quella di votare di pancia, l’altra è quella di fare affidamento su chi ha davvero a cuore le idee e non si interessa di poltrone». In serata poi la parola forse “tombale” alla possibilità di avere in coalizione Centrosinistra anche Italia Viva: «Nessun tipo di polemica, quasi a cuor leggero per fare una battaglia controcorrente con entusiasmo, pronti a dire che siamo il voto utile se gli italiani vorranno mandare in parlamento persone competenti votando queste persone direttamente. Siamo soli? No, siamo coraggiosi e controcorrente».
Il nodo con Italia Viva non è però l’unico in casa Centrosinistra: il patto con Calenda e Bonino infatti ha fatto irritare e non poco gli alleati “in potenza” come Sinistra Italiana e Verdi: «Prendiamo atto dell’accordo bilaterale siglato dal Pd e da Azione/Piu’ Europa. È un accordo che non ci riguarda e non ne condividiamo molte cose programmatiche, nel merito. Noi siamo impegnati a difendere la democrazia ma anche a dare una risposta all’emergenza climatica e poi va data una risposta molto forte sul piano sociale. Alla luce di tutto ciò chiediamo un incontro al Pd per verificare se ci sono le condizioni per andare avanti. La nostra proposta politica non è negoziabile», affermando fuori dalla Camera Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, e Nicola Fratoianni (SI). La risposta di Letta arriva a stretto giro e prova a “imbarcare” anche la sinistra radicale ambientalista sull’armata anti-Centrodestra: «Un incontro con i leader di Sinistra Italiana ed Europa Verde? Certamente. Propongo di vederci domani». A chiudere il cerchio il nuovo fronte elettorale Impegno Civico di Di Maio e Tabacci: secondo fonti dell’ANSA, Luigi Di Maio e Enrico Letta hanno avuto un incontro alla Farnesina nel pomeriggio di martedì. «Il faccia a faccia tra i due è terminato da pochi minuti. L’incontro tra i due sarebbe stato interlocutorio. Alle 20 Di Maio riunirà i gruppi di Impegno Civico», ribadiscono le fonti parlamentari. Fulcro del dialogo sarebbe la possibilità di candidare Di Maio direttamente nella lista Pd: l’intesa siglata con Azione e piùEuropa prevede infatti che non vi siano candidati leader di altri partiti nei collegi. Per questo motivo il Partito Democratico, scrive “Repubblica” citando fonti vicine al Nazareno, «nelle prossime liste elettorali offrirà diritto di tribuna in Parlamento ai leader dei diversi partiti e movimenti politici del centrosinistra che entreranno a far parte dell’alleanza elettorale». L’exit strategy trovata dal Pd sarebbe dunque quella di raccogliere i leader dei partiti minori (Fratoianni, Bonelli e per l’appunto Di Maio i primi nomi possibili) in posizioni eleggibili nella quota proporzionale.
ACCORDO TROVATO TRA LETTA E CALENDA PER LE ELEZIONI 2022
Quando tutto sembrava dire il contrario, al termine di un incontro di oltre tre ore, Carlo Calenda ed Enrico Letta si presentano insieme per una conferenza stampa alla Camera e da lì si capisce che dunque l’accordo per il Centrosinistra alle Elezioni 2022 è stato alla fine trovato. «Un momento per annunciare che a seguito di un incontro con delegazioni dei due partiti abbiamo siglato una intesa, che riteniamo molto importante, un patto elettorale, all’interno di un accordo più largo con altre componenti a nostro avviso fondamentali per essere vincenti nei confronti della destra», è l’annuncio fatto da Enrico Letta (Pd) al termine del patto siglato con Azione (Calenda) e Più Europa (Della Vedova). «Non sono due partiti che si mettono d’accordo, ma una cosa in cui crediamo.», sottolinea Calenda nella conferenza stampa congiunta alla Camera con Letta, Della Vedova, Serracchiani e Malpezzi (le capogruppo Dem in Parlamento).
Calenda riconosce la leadership di questa nuova alleanza in Letta e nel Partito Democratico ma sottolinea anche di aver ottenuto garanzie tanto sul fronte collegi quanto soprattutto su programmi e impegni, da rigassificatori a termovalorizzatori passando per revisione Superbonus e Reddito di Cittadinanza. Nessun ex m5s e Forza Italia nei collegi uninominali e almeno 16 “sicuri” per Azione garantiti: il 70% dei collegi uninominali andrà al PD, 30% ad Azione/+Europa fanno sapere le rispettive compagini elettorali. «Il 70-30 è il rapporto tra noi e Azione, bisogna scomputare i collegi dati alle altre liste. Il rapporto con le altre liste è prioritario e fondamentale», commenta Letta in conferenza stampa. Anche il tempo di campagna elettorale in tv sarà diviso con quel 70/30 di rapporti di forza. Non ci saranno in generale nomi di leader negli uninominali, in modo da non scontentare nessuno anche delle altre liste che potranno presenziare nel Centrosinistra. Secondo Della Vedova in linea con quanto detto già oggi da Emma Bonino, «Servono due frontrunner: uno che copre i liberali, Calenda, e uno che copre i progressisti, Letta». A domanda finale secca sulla possibilità di avere anche Matteo Renzi in coalizione, Calenda non chiude la porta: «Le porte sono aperte a tutti nella coalizione».
ELEZIONI 2022, L’INCONTRO DECISIVO TRA CALENDA E LETTA (E L’ODORE DI “STRAPPO”)
È in corso alla Camera dei Deputati l’incontro, forse decisivo per le sorti del Centrosinistra alle prossime Elezioni 2022, tra Carlo Calenda (con Benedetto Della Vedova) ed Enrico Letta: sul tavolo le rispettive proposte formulate sia dall’area Azione-+Europa, sia dall’ultima Direzione Pd. Il “campo largo” che intende costruire il segretario Dem vede sempre più ostacoli: prima il M5s auto-escluso con la mancata fiducia al Governo Draghi, poi lo strappo da Renzi che – attaccato da quasi tutto il Pd (con in mano un sondaggio che dava l’ex Premier ai minimi di fiducia) – va verso un Terzo Polo centrista, e ora con la “grana” Calenda che sembra più vicino allo strappo che non all’accordo. La rincorsa al Centrodestra parte tutta in salita per Letta che non intende sottostare a veti su nomi e alleanze, come invece propone Calenda: «I patti sono chiarissimi. No Bonelli e Fratoianni, che sono contro Draghi, negli uninominali. No Di Maio negli uninominali. Già accettarli in coalizione per noi è problematico, ma ti siamo venuti incontro. D’altro canto ci impegniamo a non candidare negli uninominali personalità divisive per il centrosinistra. Sui temi: agenda Draghi, non tasse e bonus. Risposte nette su rigassificatori e modifica reddito di cittadinanza. Queste cose le hai sul tavolo da giorni. Legittimo dire ‘non riesco’, ma chiudiamo questa partita».
Alla posizione di Azione e +Europa ha replicato un Letta piuttosto irritato ieri sera, «Io e Calenda tre giorni fa ci siamo stretti la mano e ci siamo messi d’accordo su una strada, ma se tutto salta tre giorni dopo, vuol dire che non serve a niente. Incontriamoci: patti chiari e amicizia lunga. Abbiamo la responsabilità di fare un accordo per un’alternativa alla destra». Stamane, prima dell’incontro alla Camera, una dichiarazione del leader Pd aveva scatenato non poche polemiche nell’area centrista: «Io e Calenda ci eravamo accordati per le candidature di Fratoianni, Bonelli, Di Maio, Gelmini e Carfagna sull’uninominale. Poi non ho capito che cosa sia successo, non so perché abbia fatto saltare quell’intesa», ha detto letta trovando però la smentita secca di Calenda, «mai trovato accordo sugli uninominali», filtra da fonti vicine ad Azione. Secondo Emma Bonino, leader di +Europa (senza il cui simbolo Azione di Calenda dovrebbe raccogliere le firme per presentarsi alle Elezioni 2022, ndr) l’accordo con il Pd è ancora possibile, «mentre con Renzi non c’è assolutamente questa possibilità». Di contro, l’ex leader radicale contesta a Letta di aver inseguito il campo largo sbagliato per anni: «Un’alleanza è “ancora possibile – dice Bonino – perché hanno deciso di rivedersi. E poi le nostre richieste mi sembrano super ragionevoli. Letta per più di tre anni non ci ha filato, era preso da un’attrazione totalizzante per i cinque stelle. Non ha mai voluto avere rapporti con noi, ci ha dato per scontati». Il nodo, emerge dall’incontro alla Camera, sarebbe la posizione e il ruolo che avrebbe Luigi Di Maio (da ieri nel cartello elettorale “Impegno Civico” con Bruno Tabacci) all’interno della coalizione di Centrosinistra.
RENZI, CENTRODESTRA E CONTE: LA CORSA ALLE ELEZIONI 2022
Mentre intanto nel Centrosinistra prosegue la “sfida” a colpi di veti tra Letta, Calenda, Fratoianni, Bonelli e Bonino, è l’escluso “di lusso” Matteo Renzi a lanciare un suo appello in vista delle Elezioni 2022 al suo ex sottosegretario quando era a Palazzo Chigi: «Se Calenda e Letta si accordano, Forza Italia e Lega brindano». L’invito al Terzo Polo centrista vede Italia Viva in prima fila, con Italia al Centro di Toti come possibile “scudiero”. Senza però l’area Calenda-Bonino resta difficile puntare ad una fascia di voti vicino al 10%: «Il discorso del voto utile, mettersi tutti insieme con il Pd, non è credibile. Se non ci sono i 5 Stelle la partita è monca di un pezzo – ha affermato – nonostante io non li voglia. Capirei la grande alleanza di tutti se ci fossero tutti, ma così, per attutire la vittoria della destra, serve un centro forte». Secondo Renzi, in ultima analisi, «Un’area di centro, il terzo polo che fa il 10%, è decisivo per attutire l’impatto del governo di destra, e sarebbe fantastico per dopo, per crescere. Se voglio contrastare la destra – conclude l’ex presidente del Consiglio – non posso partire chiedendo la tassa di successione e imbarcando quelli che non vogliono Draghi. L’appello all’unità lo può fare chi toglie i voti alla destra, non chi glieli regala».
Già, il Centrodestra: ieri sono stati trovati accordi sul programma (specie su federalismo e presidenzialismo, oltre ai temi fiscali come la Flat Tax), oggi invece si proseguirà sulla stesura dei punti comuni ai programmi di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Noi con l’Italia e Coraggio Italia ma si aggiungerà anche il tema spinoso dei collegi uninominali. Intanto Berlusconi su Facebook annuncia l’accordo sulla coalizione unica all’estero: «Un messaggio per i 6 milioni di italiani che vivono all’estero. Siamo stati noi a istituire il ministero per gli Italiani nel mondo, abbiamo consentito loro di votare per eleggere i loro rappresentanti nel Parlamento italiano. Anche a queste elezioni politiche potete votare – già nei prossimi giorni – la lista unitaria del centrodestra che porta i nomi mio, di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini». Chiosa finale sulla situazione interna al M5s: dopo le continue uscite – stamane anche Dieni ha abbandonato per andare nel Gruppo Misto – e dopo l’ira degli eletti per la regola del doppio mandato rimasta intatta, Conte rilancia la campagna elettorale attaccando tanto la sinistra quanto gli avversari di destra. «Chi di arroganza ferisce di arroganza perisce. Il campo largo è diventato un campo di battaglia, basta vedere come Calenda stia trattando il Pd. Lasciamoli litigare, noi siamo da soli, coerenti..», stuzzica l’ex Premier a “Radio Anch’io” su Rai Radio1, «Il Pd non può mancare di rispetto ai suoi alleati e poi pensare di ritornare da noi e fare un cartello elettorale. Il Pd deve assumersi di fronte ai propri elettori la responsabilità delle scelte fatte, spiegare perché ha deciso di comportarsi come la Lega o Fi, spingendo fuori il M5S. Deve spiegare perché accetta Sinistra Italiana e Fratoianni che non hanno mai votato la fiducia al governo».