Usare al meglio transizione ecologica e Pnrr per proteggere e sviluppare le imprese, e stabilire in fretta un tetto al prezzo del gas, in linea con quanto vuole fare il governo Draghi. “Dobbiamo sostenere famiglie, imprese e lavoratori nell’immediato e continuare il percorso di riforme e investimenti del Pnrr che oggi le destre stanno mettendo in discussione” dice Enrico Letta, segretario del Pd ed ex presidente del Consiglio. Poi i temi principali della campagna elettorale: fisco, immigrazione, scuola nuovi diritti.
Il Sussidiario ha invitato Letta e Salvini, leader della Lega, a confrontarsi su una griglia di domande molto simili. Ecco le risposte di Letta.
L’Europa impone sanzioni alla Russia e transizione energetica. Come facciamo a tenere aperte le nostre imprese?
Bisogna fare attenzione perché si tratta di questioni distinte. Nessuno sta imponendo la transizione ecologica; è il clima che si sta ribellando e questo richiede azioni importanti prima che sia troppo tardi. Le ondate di caldo estremo hanno prodotto roghi e incendi in tante parti d’Italia, per non parlare delle tempeste e delle alluvioni con tutti i danni alle nostre città. Quanti danni, poi, ha fatto la siccità a tutto il nostro comparto agroalimentare? Gli anni del Covid-19 ci hanno insegnato che nessuno si salva da solo e questo vale anche per la crisi climatica. Con il Green Deal e il Next Generation Eu l’Ue ci dà l’opportunità di proteggere il nostro tessuto produttivo e fare della transizione verde un’occasione per rilanciare la competitività di tutto il nostro sistema-Paese.
Nell’immediato?
Per l’immediato servono certamente misure per aiutare famiglie e imprese a fronteggiare la crisi energetica. A livello europeo vogliamo continuare il lavoro di Draghi per introdurre un tetto al prezzo del gas e arrivare a disaccoppiare il prezzo del gas da quello dell’elettricità prodotta con fonti rinnovabili. Anche Draghi al Meeting ha sottolineato questo punto. Noi continuiamo a insistere sulla necessità di agire in maniera rapida per bloccare il costo delle bollette proprio slegando il prezzo dell’elettricità prodotta da rinnovabili da quello del gas.
E per micro-imprese e famiglie a redditi medi e bassi?
Introdurremo un nuovo contratto “luce sociale”, che potrà garantire fino a 1350 KWh/anno (pari a metà del consumo medio di una famiglia) di energia rinnovabile e gratuita, mentre la parte eccedente avrà comunque prezzi calmierati.
Pensate anche di sostenere le imprese nei costi energetici già sostenuti?
Vogliamo raddoppiare il credito d’imposta per compensare gli extra-costi delle imprese per gas e elettricità a partire dal mese di giugno di quest’anno, da finanziare con la proroga e l’estensione del contributo straordinario sugli extra profitti delle imprese energetiche. Pensiamo che si possa agire subito: è un decreto legge che il governo in carica può già fare e sono convinto ci sia un largo consenso in Parlamento su questo. Infine, vogliamo un migliore accesso al credito, favorendo gli strumenti di finanziamento complementari al credito bancario, e riorganizzeremo gli incentivi fiscali, con particolare riferimento a quelli per gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione.
Il 2° semestre 2022 sarà di recessione e il 2023 la crescita italiana sarà la più bassa tra i paesi Ocse. Come uscire da questa situazione?
Dobbiamo sostenere famiglie, imprese e lavoratori nell’immediato e continuare il percorso di riforme e investimenti del Pnrr che oggi le destre stanno mettendo in discussione. Dobbiamo poi investire sul lavoro di qualità, alzando i salari e combattendo il precariato. Punteremo sulla transizione digitale e la transizione green che sono la chiave per rilanciare l’intero tessuto produttivo del Paese: posticipare queste transizioni o viverle in maniera difensiva significherebbe solo farci rimanere indietro. Il nostro obiettivo è costruire un’Italia dove giovani e donne siano protagonisti del rilancio.
Quali sono le riforme costituzionali che farete come coalizione quando sarete al governo?
Il nostro sistema istituzionale risente di alcune storture. Siamo in quella che tendo a chiamare una “democrazia malata”. In questa legislatura ci sono stati più di 400 cambi di casacca. Abbiamo avuto tre governi, con maggioranze e indirizzi politici differenti; un caso unico in tutta Europa che fa crescere disinteresse e astensionismo. La destra, però, sbaglia quando dice che servirebbe il presidenzialismo: non solo perché vorrebbe dire stravolgere la nostra Costituzione, ma anche perché non sarebbe garanzia di un sistema più efficiente.
Quindi?
Noi crediamo che si debbano inserire alcuni correttivi, nell’ottica di un sistema più chiaro, democratico, efficiente e dalla parte dei cittadini. Serve una legge elettorale che permetta agli elettori di scegliere i propri rappresentanti e una riforma dei regolamenti parlamentari per rendere meno conveniente il passaggio al gruppo misto. Vogliamo introdurre la sfiducia costruttiva, per garantire maggiore stabilità ai governi ed evitare crisi al buio. Bisogna poi dare piena attuazione all’articolo 49 della Costituzione garantendo la democrazia interna ai partiti, perché siano espressione della società e non solo gruppi di potere.
Secondo lei l’immigrazione è un problema?
Il vero problema è l’approccio esclusivamente emergenziale e securitario con cui il tema dell’immigrazione è stato affrontato nel nostro Paese. La destra lo strumentalizza, facendo credere che ci sia sempre un’emergenza per poi cavalcare le paure. Se poi guardiamo ai fatti, la politica dei “porti chiusi” si è dimostrata non solo disumana ma anche inefficace perché i decreti sicurezza di Salvini hanno aumentato l’irregolarità. La questione deve essere affrontata in modo serio e strutturale.
Come?
Noi proponiamo un modello che tenga insieme rispetto della vita, accoglienza, integrazione e sicurezza. Serve una strategia di lungo periodo, che guardi oltre le emergenze: per questo vogliamo istituire un’Agenzia di coordinamento delle politiche migratorie. Vogliamo attivare nuovi corridoi umanitari, investire su un modello di accoglienza fondato su piccoli centri diffusi sul territorio, abolire la Bossi-Fini e approvare una nuova legge sull’immigrazione che permetta l’ingresso legale per ragioni di lavoro. L’immigrazione, però, è un fenomeno così complesso che non può essere affrontato solo dal nostro Paese.
Che cosa intendete fare?
Dobbiamo anche continuare la battaglia in sede europea per superare il regolamento di Dublino. Se la riforma verrà bloccata – di nuovo – dai veti di Orbán, lavoreremo su un patto di solidarietà tra Paesi Ue, per una “Schengen delle migrazioni”.
Il centrodestra propone flat tax e taglio del cuneo fiscale. Il Pd quale riforma dell’Irpef propone, in sintesi?
La flat tax, oltre ad aprire una voragine nelle casse dello Stato, è una misura profondamente ingiusta che nella sostanza farebbe pagare di più alla classe media e ai redditi più bassi, per far pagare molto di meno ai più ricchi, aumentando il vantaggio con il crescere del reddito. La nostra visione, invece, si ispira al principio costituzionale della progressività: ognuno contribuisce in base alle proprie possibilità, per cui chi ha di meno dovrà pagare meno tasse. Per questo vogliamo ridurre le aliquote Irpef a cominciare dai redditi medi e bassi.
E la mensilità aggiuntiva?
È la nostra proposta principale per il fisco: dare strutturalmente ai lavoratori una mensilità in più attraverso un taglio importante del cuneo fiscale, intervenendo sui contributi previdenziali a carico dei lavoratori che finanzieremo con i target di recupero dell’evasione fiscale previsti dal Pnrr. Sempre sulla lotta all’evasione, vogliamo dare una svolta al sistema con l’utilizzo delle nuove tecnologie, controlli più mirati e puntuali e il rafforzamento delle premialità per i contribuenti leali.
Le detrazioni fiscali?
Vogliamo razionalizzarle, trasformando quelle a più rilevante valenza sociale, come ad esempio le spese mediche, in erogazioni dirette ai contribuenti. Ma non basta: anche la tassazione deve venire incontro all’emergenza climatica. Per questo abbiamo preparato un piano per il “fisco green”, che prevede incentivi e premialità per aziende e famiglie che puntano sulla sostenibilità.
Il governo Draghi intendeva fare la riforma del catasto: voi che cosa farete?
Il sistema che regola il catasto è complicato, datato e iniquo, favorisce disparità territoriali ed economiche. Una sua riforma è importante per costruire un fisco più giusto e combattere l’abusivismo. È una misura che non ha niente a che vedere con l’aumento delle tasse, come la destra ha cercato di far credere agli italiani alcuni mesi fa.
Lei al Meeting di Rimini ha proposto di estendere l’obbligo scolastico dall’infanzia ai 18 anni ma è stato contestato. Vuole spiegarci meglio la sua proposta? Da quale idea nasce e come realizzarla?
In Italia 1 bambino su 10 non frequenta la scuola dell’infanzia, anche per motivi legati alle difficoltà economiche della famiglia. I dati Ocse mostrano chiaramente che i bambini che non accedono ad un sistema formativo prima della scuola elementare avranno un impatto negativo sul loro percorso scolastico futuro e, quindi, sulla propria capacità di costruirsi un futuro. Questo significa che in queste condizioni le disuguaglianze, che la scuola dovrebbe contrastare, invece aumentano. Per questo abbiamo proposto di rendere l’accesso alla scuola dell’infanzia per i bambini da 3 a 6 anni universale e gratuito, perché vogliamo costruire un’Italia in cui nessun destino sia scritto in un luogo, una data di nascita o nel mestiere dei genitori. E se vogliamo garantire l’universalità e la gratuità, di conseguenza serve anche l’obbligatorietà.
Lei come segretario del Pd ha abbandonato o no l’ipotesi di un’alleanza con M5s?
Le nostre alleanze sono chiuse e definite. La decisione di aprire la crisi di governo che ha portato alla sua caduta ha rappresentato per noi uno spartiacque. È accaduto proprio nel momento in cui stavamo approvando alcune misure chiave per i cittadini a partire dall’agenda sociale.
Molti moderati indecisi se votare Pd sono perplessi di fronte al ruolo riservato ai “nuovi diritti” rispetto ai temi economici come fisco e lavoro, storicamente forti per la sinistra. Cosa risponde?
È una falsa contrapposizione. La persona è unica e indivisibile e così lo sono i suoi diritti. Non c’è nessuna contrapposizione tra diritti civili e diritti sociali. Perché una nuova legge sulla cittadinanza dovrebbe indebolire le nostre battaglie contro il lavoro povero e la precarietà? Perché l’approvazione di una legge contro l’omolesbobitransfobia dovrebbe danneggiare il nostro impegno per abbassare le tasse e sostenere le imprese? Portiamo avanti le nostre idee, con coraggio e determinazione, perché diritti civili e diritti sociali stanno nella stessa visione di Paese: un’Italia più democratica e giusta, dove tutte e tutti si sentono a casa.
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