LETTA ATTACCA CALENDA ED ESCLUDE CONTE. RENZI INTANTO…

«Il Pd sarà ancora più determinato rispetto a prima. E’ chiaro che gli italiani, con questa legge elettorale, dovranno scegliere se essere governati da Meloni, dalle destre, o da noi. Questa scelta è netta e Calenda ha deciso di aiutare la destra, facendo quello che ha fatto»: lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta intervistato dal Tg1 poche ore dopo lo strappo consumatosi con Carlo Calenda e Azione. «Lo schema delle alleanze è quello definito, è Calenda che ha deciso di andarsene e secondo me se ne andrà da solo. Dopodiché sui 5Stelle è stato Conte a far cadere il governo Draghi, si è assunto», ha poi ribadito il leader Dem escludendo nuovamente un potenziale “patto” riaperto con il Movimento 5Stelle.



Mentre Più Europa sembra decidere la linea Letta, rompendo con Calenda (annuncio ufficiale si avrà domani), dal M5s è lo stesso Conte ad escludere a sua volta un riavvicinamento con il Partito Democratico (continuamente richiamato però da Fratoianni): «Qualcuno mi chiede: e se ora Letta riaprisse al Movimento? Provo a dare una mano e a evitare ulteriori imbarazzi, dopo le dannose decisioni che sono già state prese. Noi non siamo professionisti della politica. Il balletto di questi giorni, tra giochi di potere e spartizioni di seggi, ci ha lasciati stupefatti. Noi condividiamo con i comuni cittadini una visione della politica diversa. Invito Enrico Letta a offrire i collegi che si sono liberati a Di Maio, Tabacci e agli altri alleati». Il lato centro ora si potrebbe arricchire di un nuovo patto, con Renzi alla finestra per poter accogliere “il figliol prodigo” Carlo Calenda: riunendo i suoi, l’ex Premier ha sottolineato «La giornata di oggi segna la Caporetto di Enrico Letta. Da un mese a questa parte il segretario del Pd sta sbagliando tutto quello che è possibile sbagliare. E la Meloni ringrazia. Italia Viva disponibile a dialogo con Azione», riportano le fonti renziane all’ANSA.



PD CONTRO CALENDA: “ALLEATO DI SE STESSO”. +EU VERSO ADDIO AD AZIONE?

Calenda abbandona il cartello per le Elezioni 2022 con il Pd che, come assai prevedibile, non la prende affatto bene: «Calenda parla di “onore”. Onore è rispettare la parola data. Un accordo, una firma, una stretta di mano tra persone leali e serie: questo è onore. Il resto, compreso l’attacco alla destra e sinistra tutte uguali, è populismo. Populismo d’élite, ma pur sempre populismo». Letta deluso da come si è sgonfiato il suo patto con Azione, scrive su Twitter al termine dell’intervista a “Mezz’ora in più” , «Ho ascoltato Calenda. Mi pare da tutto quel che ha detto che l’unico alleato possibile per Calenda sia Calenda. Noi andiamo avanti nell’interesse dell’Italia». Replica diretta dello stesso Calenda che ribatte, «no Enrico, in verità eri tu. Buon viaggio e grazie comunque per la disponibilità a discutere». Se dovessimo rivivere in “pillole” l’intervista (quella integrale la trovate embeddata qui sotto, ndr), Calenda ha di fatto rotto col Pd per l’apertura in coalizione a Sinistra Italiana, Verdi ed ex M5s: non solo, ha spiegato che il patto possibile con Renzi non è affatto detto che si possa costituire e in merito alla posizione di PiùEuropa ha criticato il fatto che a Emma Bonino possa andare bene un’alleanza con chi si è speso contro l’agenda Draghi. «Non intendo andare avanti con questa alleanza perché è contraria a tutto quello che ho promesso. Non mi sento più a mio agio, dentro questa alleanza non c’è coraggio», è la sintesi fatta dallo stesso Calenda nel pomeriggio che ha nuovamente “incendiato” il Centrosinistra. In conclusione alla sua intervista, il leader di Azione non teme la raccolta firme che dovrebbe iniziare laddove si rompesse il patto con PiùEuropa (qui spieghiamo il motivo): «Se non riusciremo a raccogliere le firme vuol dire che la nostra offerta politica era debole».



Non si fanno certo attendere le reazioni degli altri partiti, a cominciare dai “diretti interessati” delle critiche di Carlo Calenda: «in politica contano le relazioni tra persone e il reciproco rispetto. Vicinanza e solidarietà a Letta. Continuiamo a lavorare con responsabilità per la democrazia, la giustizia sociale e ambientale confermando la nostra alleanza», dichiara Angelo Bonelli (Verdi), a cui fa eco Nicola Fratoianni di SI, «Noi andiamo avanti. Per un paese più giusto, più verde e più libero». Dalla neo-entrata in Azione Mara Carfagna, il caustico commento è un semplice «finalmente!» dopo la rottura con il Pd (Calenda ha poi fatto sapere su Twitter, «Chiederei per cortesia a tutti i sostenitori di Azione di non rispondere agli attacchi. Adesso c’è solo lavoro da fare. Non ho alcuna acredine nei confronti del Pd. Solo il dispiacere per un’occasione mancata. Forza e onore»). Riccardo Magi, Presidente di PiùEuropa, si dice sorpreso «per la decisione unilaterale di Calenda. Per noi c’è la valutazione positiva del patto col PD», mentre Benedetto Della Vedova (segretario +Eu) afferma «A Più Europa il patto col PD va bene. Ci prenderemo 48 ore per decidere». Domani è convocata la riunione del comitato direttivo di +Eu, mentre stasera quello di Azione: dal Centrodestra, la prima a commentare le difficoltà del campo avverso è Giorgia Meloni in una nota, «Nuovo colpo di scena nella telenovela del centrosinistra. Calenda ci ha ripensato e non si sposa più con Letta, forse scappa con Renzi. Letta mollato sull’altare pensa ora al suo vecchio amore, mai dimenticato, Conte. Il gran finale di stagione tra 7 giorni, quando scadrà il termine per la presentazione delle alleanze. Nel frattempo, nel mondo reale famiglie e imprese lottano contro crisi economica e caro vita».

CALENDA ROMPE IL PATTO CON IL PD: DA PIÙ EUROPA INTANTO…

«Non intendo andare avanti con l’alleanza col Pd»: Carlo Calenda annuncia a “Mezz’ora in più” l’incredibile e clamoroso strappo con il patto costruito solo qualche giorno fa: «Sono stato ingenuo, ho creduto al PD. Letta ha detto no ai 5 Stelle che hanno votato la sfiducia a Draghi e hanno il 10% e dice si a chi ha un terzo del loro consenso e ha sempre votato contro». La politica – non solo nel Centrosinistra – guardava all’intervista di Carlo Calenda da Lucia Annunziata questo primo pomeriggio: si rincorrevano sempre più potentemente le voci di un possibile addio di Azione dall’accordo siglato con il Pd, temendo il fallimento del “campo largo” con la sinistra radicale, ma soprattutto quanto “sibilato” dal leader di Verde Popolare, Gianfranco Rotondi «Calenda fugge perché il PD ha l’accordo in tasca col M5S e lo tirerà fuori all’ultimo momento». Ebbene, il leader di Azione annuncia clamorosamente l’addio al patto con il Pd: «Ho fatto un negoziato con Letta avendo l’idea di costruire una alternativa di governo. Si sono aggiunti pezzi che stonavano nella consultazione»: dal M5s fino alla sinistra, «Mi trovo a fianco delle persone che hanno votato 54 volte no la sfiducia a Draghi». Calenda spiega a “Mezz’ora in più” di aver proposto a Letta di rinunciare ai collegi uninominali ma gli accordi poi trovati da Letta hanno fatto cambiare idea a Carlo Calenda: «eri avevo avvertito Letta, oggi Franceschini. Ero d’accordo ad una adesione di Sinistra Italiana-Europa Verde, ma senza un patto. Dal secondo dopo Bonelli e Fratoianni hanno bombardato non tanto me ma l’Agenda Draghi».

A rompere il silenzio era però stata Più Europa, che con Calenda avevano siglato il patto di Governo con il Pd di Letta: «La Segreteria di +Europa ribadisce il forte apprezzamento per il patto sottoscritto martedì scorso dalla Federazione +Europa/Azione con il Partito Democratico. In particolare – informa una nota che lancia una sorta di “avvertimento” al partner Azione – la Segreteria apprezza le parole usate ieri dal Segretario del PD Enrico Letta, che ha ribadito come il patto tra PD e Federazione +Europa/Azione sia un accordo di governo fondato sull’agenda Draghi e sulla collocazione europea e atlantica del nostro Paese, mentre gli accordi con altre liste siano accordi elettorali, finalizzati a non consegnare la vittoria a tavolino dell’alleanza guidata da Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Enrico Letta inoltre ha escluso qualsiasi tentazione di riapertura al M5S di Conte. Se dovessero emergere nuovi elementi di valutazione sul patto, la Direzione di +Europa si riunirà per discuterne e assumere decisioni». Il Pd subito aveva seguito a ruota: «Il Partito Democratico esprime forte apprezzamento per la nota diramata poco fa dalla Segreteria di +Europa, che ribadisce il proprio sostegno al Patto sottoscritto martedì scorso tra lo stesso Pd e la Federazione +Europa/Azione». Ora però il “campo largo” è tutto da rifare e a meno di 2 mesi dalle Elezioni 2022.

REBUS NEL CENTROSINISTRA: OK PATTO ANTI-DX PER ELEZIONI 2022, MA CALENDA…

Una settimana esatta fa si pensava che il patto imminente tra Calenda e Pd avrebbe spianato la strada alla larga coalizione di Centrosinistra, con magari anche Renzi e con un Centrodestra non più così certo di vincere le Elezioni 2022: fino alla giornata di ieri, dopo un’incredibile girandola di “emozioni” politiche, l’assunto iniziale sembrava realmente viaggiare verso la sua realizzazione. Letta infatti ieri ha incontro e siglato, in distinti momenti, nella sede del Pd i “patti elettorali” (dunque senza al momento coinvolgere incarichi di Governo eventuali dopo il voto) con Sinistra Italiana-Verdi e Impegno Civico (Di Maio-Tabacci). Oggi però, filtra da fonti di Azione, Carlo Calenda potrebbe clamorosamente strappare il patto conseguito solo qualche giorno fa, deluso dall’apertura del Partito Democratico alla sinistra radicale e agli ex M5s. Riavvolgiamo però il nastro e torniamo alle 24 ore precedenti di campagna elettorale: ieri il leader Pd dichiara «Sono molto contento di poter annunciare l’intesa con Impegno civico, per andare insieme negli uninominali della legge elettorale. Abbiamo convenuto una relazione fra noi che è stata identificata nel rapporto 92% a 8% nei collegi uninominali». Poco prima lo stesso Letta aveva ribadito come con questi accordi «chiudiamo la partita più complicata, con la costruzioni di alcune liste che potessero collegarsi tra di loro per competere con la destra. Un lavoro difficile e complicato. Ringrazio Azione e più Europa, con cui abbiamo siglato un patto di governo lungimirante. Da oggi si chiude un capitolo, da domani si corre per convincere gli italiani e le italiane, ci si rimboccano le maniche».

Da Bonelli a Fratoianni, fino allo stesso Di Maio, il patto sembra reggere convintamente: «Dobbiamo concentrare le nostre energie per battere la destra estrema, si apre una fase nuova», ha detto il Segretario di Europa Verde, seguito a ruota da quello di Sinistra Italiana, «ogni giorno ha la sua pena – ha però frenato Fratoianni dopo essersi detto soddisfatosi dell’accordo con Letta – per ora è un accordo elettorale per battere la destra, mancano 50 giorni al voto, poi vedremo». Per Di Maio con Tabacci, raggiunto a Rai News24, «Oggi inizia un lungo cammino che ci divide dalle elezioni politiche che sono un punto di partenza per una nuova Italia. Le coalizioni sono definite e chiare». In realtà quella stessa “certezza” potrebbe già oggi essere minata dal leader di Azione: il silenzio dopo il sabato di accordi in casa Pd, raccontano, suggerirebbe il pensiero di un possibile strappo e sarà forse oggi l’intervista a “Mezz’ora in più” su Rai 3 a sciogliere le ultime riserve.

ELEZIONI 2022: DA M5S A RENZI FINO AL CENTRODESTRA, LA SITUAZIONE

Secondo la Ministra ex Forza Italia Mariastella Gelmini, «Calenda non cerca la rottura dell’alleanza appena siglata con il segretario dem Letta, ma ha posto un problema di coerenza»: intervistata da La Stampa, la titolare degli Affari Regionali chiarisce, «Il Pd doveva fare chiarezza e assicurare il rispetto del patto sottoscritto con noi. L’alleanza si basa su due distinte aree: quella liberale, popolare e riformista rappresentata da Calenda e quella di sinistra, rappresentata da Letta». In vista delle Elezioni 2022, il “borsino” della campagna elettorale vede al momento l’area di Centro occupata “solo” da Italia Viva di Matteo Renzi, con il possibile affrancamento con “Lista Civica-Italia al Centro” di Pizzarotti. È proprio però dalla scelta che prenderà Calenda nelle prossime ore che potrebbe designarsi un potenziale “Terzo Polo” o se invece prevarrà la volontà anti-Centrodestra di formare una larga coalizione variegata e, al momento, ancora molto litigiosa.

Ieri intanto i rancori passati tra Pd e Renzi sono tornati ad emergere, con l’intento di convincere Italia Viva a rientrare nel “campo largo” sempre meno realizzabile: Renzi ha accusato i Dem di consegnare, con questa coalizione con la sinistra radicale, Palazzo Chigi «a Giorgia Meloni». Replica durissima dal Largo del Nazareno: «Renzi trova il tempo e l’audacia di dare lezioni al Pd. Quello stesso partito che da segretario ha tentato di affondare. Non stupisce che praticamente la totalità degli elettori e dei militanti del Pd abbia maturato un giudizio durissimo, senza appello, su di lui e sulla sua parabola politica». Contro-replica altrettanto netta di Italia Viva che sostiene, «Noi facciamo politica e non viviamo di rancori personali: pensiamo che la strategia di Letta sia un regalo alla Meloni. Ma ne parleremo il 26 settembre. Per adesso buona campagna elettorale. Anche a chi ha gli Occhi Di Tigre», sfottendo così l’autodefinizione datasi da Enrico Letta. E il M5s? In questi giorni è una sorta di continua corsa solitaria in attesa di vedere se da sinistra qualcuno si “stacca” per fondare un polo-progressista in grado di superare il 10% di cui attualmente “gode” Giuseppe Conte nei sondaggi: «Noi – scrive l’ex premier su Facebook – vogliamo difendere la dignità del lavoro, tutelare l’ambiente e la biodiversità, investire nella sanità e nell’istruzione, proteggere i cittadini non garantiti, il ceto medio che si impoverisce, le piccole imprese, le partite Iva. Sono tutte cose che la coalizione di destra non vuole fare. Sono tutte cose che le ammucchiate che si prospettano da Calenda a Letta a Gelmini non possono fare». In tutto questo, la corsa alle Elezioni 2022 vede mediatamente in secondo piano chi questo voto, ad oggi, potrebbe vincerlo con netto scarto: il Centrodestra è impegnato in stesura programma e nodo candidature, ma nel frattempo gode appieno del consenso manifestato da tutti gli ultimi sondaggi. Una stima attorno al 50% circa consegnerebbe il prossimo Governo, al netto del “campo largo” lettiano, alla coalizione di Meloni, Salvini e Berlusconi.