La finestra per la presentazione delle liste e candidature dei partiti, in vista delle Elezioni Politiche 2022, è aperta tra le 8.00 del 20 agosto e le 20.00 del 21 agosto: quali sono le regole e le scadenze? Tutte le informazioni necessarie sono illustrate online sul portale Eligendo del ministero dell’Interno in un dossier di 342 pagine dal titolo “Istruzioni per la presentazione e l’ammissione delle candidature”, che contiene anche i fac-simile dei moduli di deposito dei contrassegni, di raccolta delle sottoscrizioni e di presentazione delle liste, nonché quelli relativi agli altri documenti richiesti dalla normativa.



In merito al tema in questione, relativo alla presentazione delle liste, le disposizioni sono ben delineate. La lista dei candidati deve essere presentata con un’apposita dichiarazione scritta. Essa deve contenere le generalità di tutti i candidati nei collegi plurinominali e nei collegi uninominali; le firme degli elettori che sottoscrivono la dichiarazione medesima, salvo che la lista abbia diritto all’esonero (in tal caso deve essere sottoscritta dal presidente o segretario del partito); l’autenticazione delle firme dei sottoscrittori della lista, salvo che la lista abbia diritto all’esonero; la stampa e la descrizione del contrassegno della lista di candidati; l’indicazione dei delegati di lista. Entro il 14° giorno dalla data delle elezioni inoltre i partiti sono obbligati a pubblicare, sul proprio sito, il curriculum vitae fornito dai propri candidati e il relativo certificato rilasciato dal casellario giudiziale. 



ELEZIONI: PRESENTAZIONE LISTE ELETTORALI PARTITI, LE REGOLE SULLA PARITÀ DI GENERE E IL NUMERO DI FIRME

Le regole per la presentazione delle liste elettorali dei partiti per le Elezioni Politiche 2022, in programma il prossimo 25 settembre, includono anche la garanzia della rappresentanza di genere. I candidati infatti devono essere collocati nelle liste secondo un ordine alternato di genere, a pena di inammissibilità. Per la Camera è stato deciso che, nel complesso delle candidature presentate da ogni lista o coalizione di liste nei collegi uninominali a livello nazionale, nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60%. Al Senato le medesime previsioni sulle quote di genere per i candidati uninominali e per i capolista nei collegi plurinominali sono stabilite a livello regionale. Novità invece sul fronte numero delle firme da presentare: il “quantum” è legato ovviamente al numero di collegi plurinominali definiti nella legge elettorale e diminuiti dopo i tagli del numero dei parlamentari. Prima del 2020 servivano, sia ad un partito che ad una coalizione, per i 63 collegi plurinominali alla Camera e per i 33 del Senato «almeno 1500 e non più di 2000» sottoscrizioni da parte di elettori «iscritti nelle liste elettorali di comuni compresi nel medesimo collegio plurinominale o, in caso di collegio plurinominale compreso in un unico comune, iscritti nelle sezioni elettorali di tale collegio plurinominale».



Dopo il voto referendario invece i collegi plurinominali per la Camera sono scesi a 49 e quelli per il Senato a 26: servono dunque 73.500 firme in definitiva per una lista per potersi presentare alle urne. La legge italiana stabilisce però che «in caso di scioglimento della Camera dei deputati che ne anticipi la scadenza di oltre centoventi giorni, il numero delle sottoscrizioni è ridotto alla metà»: ergo, è necessario raccogliere 56.250 firme (36.750 per la Camera e 19.500 per il Senato), ma normalmente chi firma per la Camera firma anche per il Senato, con la soglia che si abbassa a 36.750. Ricordiamo che nel Decreto Elezioni sono previste anche delle esenzioni per alcuni partiti in merito alla raccolta firme: in particolare, non devono raccogliere per formare una lista «i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 31 dicembre 2021», ovvero Pd, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, M5s, Liberi e Uguali, Italia Viva (in alleanza con Azione) e Coraggio Italia. L’esonero è poi previsto anche per chi ha «presentato candidature con proprio contrassegno alle ultime elezioni della Camera dei deputati o alle ultime elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia in almeno due terzi delle circoscrizioni e abbiano ottenuto almeno un seggio assegnato in ragione proporzionale o abbiano concorso alla determinazione della cifra elettorale nazionale di coalizione avendo conseguito, sul piano nazionale, un numero di voti validi superiore all’1 per cento del totale»: si tratta dei casi PiùEuropa, Noi con l’Italia, Centro Democratico (Tabacci, che ha stretto alleanza con Di Maio in “Impegno Civico”)