CHIUSE (FORSE) LE LISTE PD PER LE ELEZIONI 2022: REAZIONI E POLEMICHE

A notte fonda la Direzione del Pd ha approvato – con 3 voti contrari e 5 astenuti (tra cui la corrente di Base Riformista del Ministro Guerini, ndr) – le liste dei candidati Dem alle Elezioni 2022, non senza polemiche e rivendicazioni per è rimasto inevitabilmente “tagliato” dallo schema dei collegi per Camera e Senato. Qui il focus completo con tutti i nomi emersi tra candidati e non, ma a pesare sono state soprattutto le alleanze da rispettare nella coalizione (trovano un seggio abbastanza “comodo” Speranza, Di Maio, Fratoianni) oltre che le parole usate dal Segretario Letta in chiusura di Direzione Nazionale. «Potevo imporre persone “mie’ ma non l’ho fatto perché il Partito è comunità […] Quattro anni fa il metodo di chi faceva le liste era: faccio tutto da solo. Io ho cercato di comporre un equilibrio. Il rispetto dei territori è tra i criteri fondanti delle scelte».



Il riferimento diretto di Letta è a Matteo Renzi, il fu Segretario Pd nelle precedenti Elezioni Politiche 2013: non si è fatta attendere la replica del leader di Italia Viva, affidata alla nuova Enews. «Oggi il mondo della politica commenta le scelte sui candidati del Pd. A me pare che – dalla scelta di come costruire la coalizione ai nomi delle liste – la guida di Enrico Letta si sia caratterizzata più dal rancore personale che dalla volontà di vincere. Vedremo i frutti il 26 settembre. Auguro ogni bene a tutti, candidati ed esclusi, ed evito con cura ogni dibattito sul tema: mi hanno insegnato che la politica si fa coi sentimenti, noi coi risentimenti. Noi staremo sui contenuti. Noi non abbiamo candidati che hanno votato contro la fiducia a Draghi». L’alleato Calenda nel Terzo Polo invece è più “guardingo” e si limita a commentare «Le liste del PD sono fatti del PD e degli elettori del PD. Noi saremo giudicati sui nostri candidati. Fine». Sono invece scattate stamane le Parlamentarie M5s con buon afflusso di iscritti 5Stelle per il voto online sui candidati, non senza però forti polemiche per il “listino bloccato” da 15 nominativi scelti da Conte, così come diversi casi di “parenti di…” inseriti nelle liste presentate tra le auto-candidature. Lato Centrodestra, mentre prosegue la definizione della squadra di candidati alle prossime Elezioni 2022, è Silvio Berlusconi a lanciare nuove accuse sullo scenario politico attuale ai partiti rivali Pd e M5s: «Il rischio di astensionismo è molto alto. Questa è una delle ragioni per cui avremmo preferito che il governo Draghi potesse continuare fino alla fine naturale della legislatura e di votasse a primavera», spiega il leader di Forza Italia a “Politico.eu”, «Non è stato possibile – ha chiarito l’ex Cav – per il comportamento irresponsabile dei Cinquestelle e per le manovre ambigue del Partito democratico. E quindi non è rimasta altra soluzione che ridare la parola al popolo sovrano, cosa che in un Paese libero costituisce l’essenza della democrazia e quindi non è mai un male».



SLITTA ANCORA LA DIREZIONE DEL PD: CAOS CANDIDATI ELEZIONI 2022

Doveva essere alle 11, poi spostata alle 15 e ora slittata definitivamente (forse) alle ore 20: la Direzione Pd manca ancora dell’accordo di massima per dare il via libera ai candidati per le Elezioni 2022. Secondo quanto riportano le fonti dem all’Adnkronos, «Nulla di certo ancora. Di sicuro c’è invece che il lavoro da fare sulle liste questa volta è particolarmente complesso. Il taglio dei parlamentari rende complicati sia la selezione dei candidati che l’incastro nei vari collegi». Tra collegi “paracadutati” e posti “a rischio”, le diverse correnti del Pd non trovano ancora la quadra sui nomi da presentare entro il prossimo 21 agosto nella lista definitiva di Camera e Senato.



«Non c’è alcuna tensione, ma solo fisiologiche discussioni. Siamo un partito», spiegano dal Partito Democratico ma resta evidente come la mancanza di accordo potrebbe far protrarre nuovamente l’appuntamento in Direzione con il Segretario Enrico Letta. I candidati rimarranno di fatto “appesi” probabilmente fino all’ultimo istante disponibile per definire le liste, con inevitabili scontenti che dovranno rimanere fuori dal progetto finale. Calenda intanto con Renzi prefigura uno scenario post-Elezioni in cui a vincere potrebbe essere o il Centrodestra a guida Meloni o un Governo di coalizione a guida Draghi, smentendo così le “velleitarie” speranze di vittoria per il Centrosinistra. Tutto pronto, ma con forte polemica, anche in casa M5s per le Parlamentarie di domani: qui tutte le informazioni e i possibili 18 candidati in “listino bloccato” che stanno facendo discutere la base grillina.

ELEZIONI 2022, L’ULTIMO MIGLIO PER I CANDIDATI: IL TOTONOMI

È partito l’ultimo miglio per i candidati verso le Elezioni 2022: con la presentazione dei 101 simboli di partito chiusasi ieri al Viminale, la nuova scadenza ora imminente resta quella del 20-21 agosto. Presso tutte le Corti d’Appello sarà possibile infatti presentare le liste per le Elezioni 2022, con tanto di candidati ufficiali a Camera e Senato, oltre che le firme (per i partiti che non sono stati esonerati dalla raccolta nell’ultimo Decreto Elezioni). Un caso curioso, tra gli ultimissimi partiti a presentare il simbolo v’è stato anche un misterioso “Italiani con Draghi”, sul quale Palazzo Chigi ha subito chiarito che il Premier era totalmente all’oscuro. Stamane è Matteo Renzi, leader “ombra” del Terzo Polo centrista con Calenda, a rimarcare: «Se volete Draghi premier, votate noi. Terzo polo è un progetto che va oltre il 25 settembre».

Per la settimana già cominciata con il Ferragosto elettorale, è il totonomi sui candidati a tenere banco tra i vari partiti e le 4 maxi coalizioni che si sfideranno al voto il 25 settembre 2022: Centrodestra con Lega, FdI, Forza Italia e Noi Moderati (NcI-Lupi, CI-Brugnaro, IaC-Toti, Udc-Cesa); Centrosinistra con Italia Democratica e Progressista (Pd, Art1, Demos, Volt, Psi), Più Europa, Impegno Civico e SinistraItaliana-Verdi; M5s in solitaria; Terzo Polo con Azione, Italia Viva e lista Pizzarotti. Tra i candidati “vip” si vocifera di uno scontro testa a testa tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio nella circoscrizione di Napoli; in Lazio vi sarà Gina Lollobrigida per Italia Sovrana e Popolare, mentre confermati sono Cottarelli per il Pd e la coppia Ilaria Cucchi-Aboubakar Soumahoro per la lista SinistraItaliana-Verdi. In Toscana emergono dettagli che fanno già discutere nel Centrosinistra: fuori la parte più riformista, dovrebbero essere candidati Roberto Speranza, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, ma anche Benedetto Della Vedova (PiùEuropa). Scontro a Roma tra Zingaretti e Calenda, che sono però alleati in Regione: FdI fa incetta di collegi nel Sud, provando a convincere più società civile possibile per allargare i cordoni politici della coalizione (l’ex Campione di F1 Emerson Fittipaldi convinto da Meloni a candidarsi in circoscrizione estero per il Centrodestra). È l’ultimo miglio, quello in cui si definiscono i candidati e dunque le forze dei singoli partiti/coalizioni nella campagna elettorale pronta a decollare a 40 giorni dal voto.

CENTROSINISTRA E M5S, DISSIDI E FRIZIONI SUI CANDIDATI ELEZIONI 2022

Mentre nel Centrodestra il clima è dato migliore rispetto all’inizio della campagna elettorale, complice il raggiungimento del programma condiviso senza grossi strappi all’interno delle singole formazioni, è nel Centrosinistra che si agita lo spettro dei “tagliati” dalle liste pronte ad essere presentate entro il 21 agosto. Oggi alle ore 11 era stata fissata la Direzione Nazionale del Pd per decidere le candidature delle Elezioni 2022: le fuoriuscite di Dario Stefano (che ha deciso di abbandonare la tessera accusando il partito di Letta di aver commesso troppi errori sul fronte alleanze e programma) e soprattutto del costituzionalista Stefano Ceccanti, che ha deciso di non candidarsi dopo che al suo posto è stato candidato nel collegio uninominale di Pisa il leader di SI Nicola Fratoianni. Le frizioni sono diverse, con la base riformista del partito che non gradisce l’allargamento eccessivo a sinistra con la “concessione” agli alleati sul fronte collegi: per questo motivo la Direzione è stata rinviata alle ore 15 con le fonti interne Dem che danno “alta tensione” tra le diverse correnti.

Il Segretario Enrico Letta viene dato vicino al collegio di Vicenza come capolista nel proporzionale alla Camera, provando a sfidare la Lega nel campo forte del Veneto: secondo il “Corriere della Sera” pesano però, oltre al nodo Ceccanti, anche la rinuncia al senatore Tommaso Nannicini, anima socialista del Pd, per far posto a candidati dei Verdi. Roberto Speranza dovrebbe essere capolista del proporzionale in Toscana, con lui anche Angelo Bonelli (Europa verde): a rischio “taglio” Luca Lotti e forse anche il Ministro Lorenzo Guerini. Fratture e frizioni si contano all’ordine del giorno ormai in casa Dem e così sarà finché non saranno chiuse le liste con i candidati fissati: «La legge elettorale attuale è pessima: io non l’ho votata e la considero un errore gravissimo. Ma è in vigore e va quindi usata, nel bene o nel male», ha detto Letta a “Repubblica” confermando un’altra candidatura piuttosto divisiva, questa volta nell’anima più a sinistra della coalizione, «La candidatura di Casini nel collegio uninominale di Bologna per la coalizione di centrosinistra rappresenta una voce a difesa della Carta Costituzionale che il centrodestra potrebbe volere cambiare». Capitolo M5s, dato in ripresa nei sondaggi ma alla vigilia di un passaggio molto delicato come il voto delle Parlamentarie online: Conte ha pubblicato la lista completa di tutti gli “auto-candidati”, dove spunta anche il suo nome per il collegio Lazio1 alla Camera. Candidati in tutto 41 senatori “uscenti” ma anche alcuni volti noti alla Camera, come Vittoria Baldino (Calabria)o il presidente della commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni (Sardegna). Il voto avverrà domani 16 agosto con gli iscritti M5s che potranno decidere quali candidati mandare nelle liste ufficiali del 21 agosto: in “bilico” la lista di 18 “fedelissimi” a cui il leader Conte vorrebbe poi concedere il ruolo di capilista, scatenando in queste ore non poche polemiche nella base, tra cui un commento di un volto grillino della prima ora «questa è la democrazia diretta… da Conte».