A Firenze è partita la corsa all’amministrazione post-Nardella. Ma il fronte della maggioranza progressista è tutt’altro che compatto. In questo clima di lotte intestine, il Bomba rignanese, che piaccia o non piaccia, è un ottimo politico, e ha cercato di dare una zampata delle sue. Avviando un risiko elettorale in due tempi con Cecilia Del Re (Pd) e con Stefania Saccardi. Attraverso Cecilia Del Re, già assessore all’Urbanistica a lui vicina, regina delle preferenze nel 2019, ha cercato le primarie. Ma il Pd fiorentino, ancora scosso dall’esito delle primarie vinte da Matteo Renzi contro l’establishment del partito, per non rischiare l’ulceroso bis, le ha negate. Per evitare che i renziani usciti dalla porta rientrassero dalla finestra. Infatti l’assemblea cittadina del Pd, retta da Andrea Ceccarelli, ha designato il suo candidato sindaco, Sara Funaro, assessore al Welfare della giunta uscente di Dario Nardella.
La designazione della Funaro è avvenuta con ampia maggioranza, 137 contro 32. Nell’occasione l’opposizione interna, capeggiata appunto da Cecilia Del Re, ha polemizzato per il mancato svolgimento delle primarie che, anche grazie al sostegno esterno dei renziani, l’avrebbero portata alla candidatura coram populo. A quel punto Stefania Saccardi, candidata sindaco per Italia viva, si sarebbe fatta da parte, nella corsa al Comune, e l’alleanza con Italia viva avrebbe proiettato Del Re a Palazzo Vecchio, garantendo anche a Renzi un’alleata solidale, scavalcando i notabili del Pd.
Stefania Saccardi è il vicepresidente in carica alla Regione Toscana e il prossimo anno potrebbe aspirare al mandato presidenziale regionale. Il comune di Firenze vale più o meno metà dell’elettorato regionale e a parti invertite il sostegno della Del Re le sarebbe stato prezioso per la presidenza. Per Renzi sarebbe stato un bel filotto piazzare due sue importanti figure nella roccaforte del Pd.
Ma l’attento Ceccarelli con la designazione della Funaro ha sbarrato la strada alla Del Re che, sospetta di intelligenza con i renziani, è stata riportata in un alveo politico più modesto. In prospettiva ha anche stoppato la Saccardi che da ora, se vorrà in futuro proseguire il suo cursus honorum, dovrà anche lei dimostrare la sua fedeltà all’establishment piddino.
Scansando le primarie il Pd ha ripreso in mano la gestione del consenso fiorentino e toscano e con esso lo sviluppo delle alleanze. Ha rafforzato la sua posizione ed ha messo Renzi in posizione subalterna. In queste condizioni è Renzi a dover pagare pegno per dire la sua. Renzi, Saccardi e Del Re dovranno accettare una condizione da comprimari o far saltare il banco e rischiare come minimo il ballottaggio o peggio la municipalità.
Matteo Renzi conferma la criticità del momento con ripetuti interventi sulla stampa. L’altro ieri sulla Nazione, dove a proposito dello stadio ha auspicato un seggio a Bruxelles per Nardella per poter ricominciare a fare politica a Firenze; oggi sull’agenzia Nova, dove pronostica ad Elly Schlein la perdita della segreteria il giorno dopo la sconfitta a Firenze. Vediamo se il cane che abbaia morde oppure no. La situazione odierna per i progressisti è paragonabile a chi, sbarcato su spiagge nemiche, brucia le navi con cui è arrivato perché a nessuno venga in mente di ritirarsi. Obbligati a restare uniti per non spianare la strada al centrodestra. Insieme per fermare il mai abbastanza paventato spauracchio del “laboratorio nero”. Ma d’altronde il potere è il maggior collante per ogni governo, alla fine quadreranno il cerchio.
Di là della barricata, invece, il centrodestra ha molte meno difficoltà a compattarsi. L’unico nome che circola per ora e quello di Eike Schmidt. Schmidt, già direttore degli Uffizi, per l’occasione ha preso anche la cittadinanza italiana. Tuttavia ha rimandato la decisione sulla candidatura a gennaio. Il mare dei conservatori appare molto meno burrascoso.
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